Papa Francesco: “Adoro il cinema italiano”. Tra i preferiti Fellini e Magnani.
In una recente intervista che sarà inserita in un volume riguardante il cinema neorealista, Papa Francesco ha rivelato la sua passione per il cinema italiano, nata durante la sua infanzia in Argentina. Sono stati infatti i genitori a fargli conoscere pellicole e opere liriche, che lui poi con il tempo ha imparato ad apprezzare.
In particolare, Bergoglio e il fratello sono attratti dal cinema neorealista, che in quegli anni rappresentava la rinascita culturale nel nostro Paese dopo la Guerra. “Tra i dieci e i dodici anni credo di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, tra cui “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, che ho amato molto. Per noi bambini in Argentina, quei film sono stati molto importanti, perché ci hanno fatto capire in profondità la grande tragedia della guerra mondiale“, ha detto il Pontefice.
“I bambini ci guardano è un film del 1943 di Vittorio De Sica che amo citare spesso perché è molto bello e ricco di significati. In tanti film lo sguardo neorealista è stato lo sguardo dei bambini sul mondo: uno sguardo puro, capace di captare tutto, uno sguardo limpido attraverso il quale possiamo individuare subito e con nitidezza il bene e il male”.
Ma il film preferito da Papa Francesco è un altro: si intitola “La strada” (1954), ed è diretto da Federico Fellini. Nel cast ci sono anche Anthony Quinn e Giulietta Masina.
“M’identifico molto in quel film, in cui troviamo un implicito riferimento a san Francesco. Fellini ha saputo donare una luce inedita allo sguardo sugli ultimi. In quel film il racconto sugli ultimi è esemplare ed è un invito a preservare il loro prezioso sguardo sulla realtà. Penso alle parole che il Matto rivolge a Gelsomina: «Tu sassolino, hai un senso in questa vita». È un discorso profondamente intriso di richiami evangelici. Ma penso a tutto il percorso di Gelsomina: con la sua umiltà, con il suo sguardo pienamente limpido, riesce ad ammorbidire il cuore duro di un uomo che aveva dimenticato come si piange. Questo sguardo puro degli ultimi è capace di seminare vita nei terreni più aridi. È uno sguardo di speranza, che sa intuire la luce nel buio: per questo va custodito”, ha spiegato Bergoglio nell’intervista.