Buonanotte al secchio

Buonanotte al secchio è un’espressione comune che nasce nel dialetto romanesco per poi diffondersi ed essere utilizzata anche a nord e a sud della capitale. Questo modo di dire, infatti, è a pieno titolo fra i più utilizzati oggi.

buonanotte al secchio
Un secchio nel pozzo

Perché si dice buonanotte al secchio?

L’espressione Buonanotte al secchio indica l’atto di arrendersi, fallire, dare la partita per vinta. Tale espressione prende piede da un classico imprevisto dell’epoca contadina. Molti infatti erano i mal capitati che vedevano spezzarsi la corda del pozzo e precipitare il secchio nell’abisso.

A quel punto, nessuna soluzione era considerabile se non quella di lasciare tutto com’era e dichiarare il fallimento dell’intenzione di prender l’acqua. La corda si spezza, il secchio cade sul fondo del pozzo e lì finisce per trascorrere il resto del suo tempo: buonanotte.

Le possibili origini: storie contadine a confronto

L’origine dell’espressione “buonanotte al secchio” si riconduce alla semplice vicenda di un contadino che, perso il secchio nel pozzo, si rivolse alla moglie elencando le ultime faccende da compiere.

Concluse, poi, dicendo:

buonanotte al secchio: penserò domattina a recuperarlo!

Indicando così che l’annosa questione del recupero del recipiente si sarebbe risolta il giorno successivo, passata la notte.

La connotazione che oggi diamo a questa espressione si sposa benissimo con il colore di questa situazione. Come dire, è chiaro che il recupero del secchio non avverrà mai: la missione resterà incompiuta.

Un’altra ipotesi

C’è poi una seconda linea a proposito dell’origine di questo modo di dire. In quest’altra versione il secchio non è il recipiente deputato alla raccolta dell’acqua dal pozzo, ma il vaso da notte.

Quando i wc non esistevano, prima, e quando, in seguito, erano appannaggio delle classi più abbienti, la notte sotto il letto riposava un grande vaso, pronto all’uso.

Ovviamente, utilizzare il secchio per i bisogni nella poca luce o nel totale buio della notte era una faccenda alquanto scomoda. Per cui, si narra, che, a mo’ di scongiuro, prima di addormentarsi si augurasse buonanotte anche al secchio nella speranza di rivederlo solo al risveglio.

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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