Madonna dei Fusi: storia e significato del quadro di Leonardo
La Madonna dei Fusi è un’opera di Leonardo da Vinci delle dimensioni di 50,2 x 36,4 cm realizzata a Firenze nel 1501, dopo un’assenza di quasi vent’anni, passati alla corte di Ludovico il Moro a Milano. Il quadro è conservato in una collezione privata a New York. Si tratta in assoluto di una delle immagini sacre più contemplate e autorevoli del pieno Rinascimento.
Questo “quadretto” si attribuisce appunto a Leonardo, grazie ad una lettera scritta da un frate ed inviata a Isabella d’Este. In essa si comunicava che lo stesso Leonardo stava realizzando un “quadrettino” per il segretario del re di Francia Florimond Robertret. Nel dipinto veniva raffigurata la Vergine e il Bambino mentre afferra l’aspo come se fosse una croce, a simboleggiare il suo martirio.
Madonna dei Fusi: analisi del quadro
Nell’opera possiamo notare, in primo piano, la Madonna seduta su una roccia in posizione con le gambe rivolte verso sinistra. Mentre il busto e la testa sono girati verso destra. Ed il Bambino, semi-sdraiato lungo la diagonale, si diverte giocoso e sorridente, tenendo fra le sue manine un aspo (un bastone con due assicelle perpendicolari alle estremità per avvolgervi le matasse di lana filata).
Il gesto fatto dalla Vergine nei confronti del Bambino è a metà tra la sorpresa e la iperprotettività. E’ raffigurato dalla mano della donna che è proiettata in avanti, quasi a voler uscire dall’opera. Il Bambino è intento a guardare e fissare l’aspo con forte intensità quasi come se fosse una croce.
Sullo sfondo, possiamo ammirare l’amplissimo paesaggio, in cui si intravedono un fiume ed una serie di picchi rocciosi in sequenza. Essi coinciderebbero con i Calanchi del Basso Valdarno, vicino alla zona di origine dello stesso artista.
Anche nella Madonna dei Fusi Leonardo da Vinci utilizza come sempre la tecnica dello sfumato per i trapassi di luci e ombre, tipici del suo stile. Esprime così gli stati d’animo e le espressioni spirituali dei soggetti del dipinto.
Anni recenti
Nel 2003 l’opera fu trafugata da un castello scozzese.
Per quattro anni non se ne ebbe più notizia.
Solo nel 2007 venne fortunatamente ritrovata per rendere al panorama artistico rinascimentale una delle testimonianze artistiche sacre più affascinanti dell’opera leonardesca.