Due vite, libro di Emanuele Trevi: recensione e commento
Emanuele Trevi è uno di quegli autori che vorresti incontrare per parlare un po’ di tutto, per ricostruire i fili che lo hanno portato a scrivere i suoi libri. Non è facile comunque collocare le sue opere, perché sono narrazioni autobiografiche in cui si mischiano ricordi personali e intuizioni liriche, intelligenti e ironiche. Ne avevamo parlato con lui in un’intervista del 2012. Due vite, il suo ultimo libro che ha vinto il premio Strega 2021 ed è pubblicato da Neri Pozza, è appassionante come un romanzo e tremendo quanto può essere tremenda la realtà.
Approfondimento
Due vite: recensione e commento
Il fulcro del racconto sono le vite di due suoi cari amici scrittori: Rocco Carbone e Pia Pera, che sono scomparsi alcuni anni fa ancora giovani e che Emanuele Trevi ha deciso di raccontare, forse per farli rivivere nel suo profondo e sentito ricordo. Ma i due scrittori scomparsi non sono solo rinati attraverso i ricordi di Trevi: sono diventati loro malgrado due personaggi letterari.
La trama del libro è indubbiamente un filo conduttore che permette all’autore romano di raccontarci la sua verità su questi due personaggi che ha amato e forse a volte ha anche odiato.
Rocco Carbone e Pia Pera
In effetti leggendo il libro troviamo qualcosa di speciale su Rocco e Pia; qualcosa che ha a che fare con il modo in cui l’autore li osserva, li guarda e li protegge, in parte anche da se stessi, proprio narrando le loro peculiarità che a loro sono costate sofferenza. Ad esempio il carattere maniacale di Carbone o il masochismo di Pera: Trevi è riuscito a valorizzare senza retorica e senza sforzo questi lati, vedendo la bellezza della loro amicizia anche nei momenti più difficili.
Un altro aspetto importante del libro è il linguaggio, grazie al quale Trevi riesce a rendere interessanti due persone che non conosciamo e che sono lo stimolo – loro malgrado – per intessere una narrazione profonda sul male di vivere e sulla difficoltà di adattarsi ad un mondo per il quale, come dice Trevi, non siamo fatti.
La nuova stagione di un’amicizia
L’amicizia è anche raccontarsi, ricordare pezzi di vita condivisi e rivedere insieme quei ricordi che perdono senso nel tempo.
In fondo raccontare gli amici, per Emanuele Trevi è anche concedergli e concedersi la possibilità di vivere attraverso il ricordo, una nuova stagione del loro rapporto. Una stagione intellettuale, elitaria, letteraria ma comunque un modo per rivederli; e in effetti è vero che scrivere di persone scomparse sembra quasi un potere aggiunto al ricordo per evocarli e rivederli da un punto di vista diverso, rinnovato, inedito ma pieno di amore.