La casa dei doganieri, testo e analisi della poesia di Montale

La casa dei doganieri è una delle poesie più note scritte dal poeta ligure Eugenio Montale. È inoltre la maggiormente rappresentativa delle tematiche della sua poetica. La lirica fu composta tra il 1928 e il 1939 e fa parte della raccolta di poesie “Le occasioni“.

La casa dei doganieri - Monterosso - Montale
La casa dei doganieri • ll luogo evocato da Montale si trova a Monterosso, il paese più grande delle Cinque Terre (La Spezia, Liguria)

Le tematiche

I temi principali sono:

  • la memoria,
  • lo scorrere del tempo,
  • i ricordi.

Il poeta sente che non riesce più ad affrontare le sfide della vita e che ha perso l’innocenza dell’infanzia.

Montale non riesce più ad orientarsi nel contesto del presente, come se avesse perso la bussola, come se non trovasse più il senso della realtà.

Questo si evince bene nell’ultimo verso:

“ed io non so chi va e chi resta”.

La casa dei doganieri testo completo

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura.
e il calcolo dei dadi più non torna
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende …)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

La raccolta poetica: Le occasioni

Questa raccolta poetica venne pubblicata per la prima volta nel 1939 dall’editore Einaudi e comprende 50 poesie. È divisa in quattro sezioni ed è molto più compatta rispetto alla sua prima raccolta, la celeberrima Ossi di seppia.

Qui il poeta cambia sia l’aspetto delle sue liriche che il contenuto: non sono più poesie scarne e suggestive (si veda e.g. Spesso il male di vivere ho incontrato) ma sono poesie che contengono ricordi istantanei.

Eugenio Montale descrive oggetti, occasioni, cose, animali, momenti che però sono per lui un simbolo o un emblema della sua emozione; queste cose lasciano quindi trasparire le sue sensazioni più intime.

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La raccolta Le occasioni è dedicata ad Irma Brandeis, detta Clizia – critica letteraria e accademica statunitense.

La presenza di una donna è una novità rispetto ad Ossi di seppia e rappresenta comunque una forma di speranza.

La casa dei doganieri parafrasi

Tu non ricordi la casa dei doganieri
che si trova sulla cresta a strapiombo della scogliera:
la casa ti attende solitaria da quella sera
in cui i tuoi pensieri entrarono ronzando come uno sciame
e lì si fermarono irrequieti.

Il Libeccio colpisce da anni le vecchie mura
e il suono della tua risata non è più gioioso come una volta:
l’ago della bussola gira all’impazzata
e le combinazioni dei dadi non tornano più.
Tu non ricordi più, un altro avvenimento della tua vita ti distrae,
il filo della memoria si intreccia.

Ho ancora tra le mani un capo del filo
ma la casa si allontana e in cima al tetto la banderuola del vento,
nera per il fumo, gira senza sosta.
Ho in mano un capo del filo, ma tu resti sola
e non si sente più il tuo respiro nell’oscurità.

Oh, l’orizzonte fugge sempre di più,
dove ogni tanto si vede la luce di una petroliera!
Il varco è qui? (l’onda ribatte contro il frangente
sul fianco ripido).
Tu non ricordi la casa di questa fine
della mia vita ed io non so chi resta e chi se ne va.

Analisi, spiegazione e commento

Il poeta si rivolge ad un tu femminile, identificabile con Annetta, una ragazza morta giovane che il poeta conobbe in una delle estati trascorse a Monterosso.

Egli riporta alla mente i loro primi incontri avvenuti in questa casa dei doganieri – la stazione della Guardia di Finanza di Monterosso.

Montale è sicuro che lei non ricordi quegli incontri, infatti li rappresenta come uno sciame, un’immagine ormai dimenticata.

Solo il poeta ha tra le mani il filo del ricordo (come Teseo e Arianna – fonte: Squarotti).

Tutto è irrequieto: la banderuola che gira, i dadi che causano disorientamento, la bussola impazzita.

Il poeta cerca di conservare questi attimi ormai perduti, ma anche la casa stessa sta ormai diventando un ricordo sbiadito.

Come figure retoriche troviamo delle anafore:

  • “tu non ricordi” v. 1-10-21
  • “ne tengo ancora un capo” v. 12-15.

Il tema centrale resta quindi lo scorrere del tempo, problema che il poeta affronta spesso e al quale non riesce a dare una risposta.

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Anna D'Agostino

Anna D'Agostino, napoletana di nascita portodanzese d'adozione, laureata in Filologia Moderna e appassionata di scrittura. Ha collaborato con varie testate come giornalista pubblicista, attualmente insegna Lettere in una scuola secondaria di primo grado.

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