Annunciazione, uno dei dipinti più famosi di Antonello da Messina
Ci siamo già occupati in diversi articoli di molte opere di Antonello da Messina. Quella che analizziamo qui è del 1474 ed è una delle sue più straordinarie: l’Annunciazione. Si tratta, probabilmente, del dipinto più importante che il maestro messinese Antonello da Messina dipinge prima della sua partenza per Venezia.
Approfondimento
Annunciazione, storia dell’opera
L’opera gli fu commissionata da Giuliano Maniuni, rettore della chiesa della SS. Annunziata di Palazzolo Acreide, collocata nel libero consorzio comunale di Siracusa.
Grazie al ritrovamento del contratto di allogagione sappiamo che l’opera fu commissionata il 23 agosto del 1474 e che impegnava Antonello a finirla entro il mese di dicembre dello stesso anno.
Il documento fu ritrovato nel 1903, confermando l’ipotesi che in anni precedenti molti studiosi avevano avanzato: che l’opera fosse del maestro messinese.
Dove si trova oggi
Attualmente l’Annunciazione di Antonello da Messina è esposta nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa.
Descrizione, simboli e analisi dell’opera
Come si può notare dall’immagine proposta, le condizioni in cui l’Annunciazione di Antonello da Messina è giunta sino a noi, non sono ottimali. Già nell’Ottocento, quando si cominciò a supporre che fosse di Antonello da Messina, l’opera si trovava in condizioni disastrose; è possibile comunque ammirare e intuire le qualità incredibili di Antonello nel tradurre in un simbolismo italiano lo schema analitico dei fiamminghi.
Innanzitutto la presenza di colonne e capitelli per rappresentare in modo classico l’innovazione, appunto dei fiamminghi, nella gestione della profondità. L’utilizzo di elementi architettonici è necessario al pittore per permettere allo spettatore di comprendere meglio la scena, così come per seguire l’artista in modo più partecipato nella realizzazione dei passaggi evocativi.
La colonna centrale, ad esempio, separa l’angelo, entità celestiale, dalla Vergine. Maria è un personaggio ancora terreno e riceve attraverso l’emissario divino il compito che l’attende.
Oltre ai personaggi si possono apprezzare gli spazi multipli che Antonello da Messina ha incasellato uno dentro l’altro per dare ancora più profondità al dipinto. Si tratta di un abile gioco prospettico realizzato grazie ad un uso sapiente della luce; essa si sposta dalla colonna centrale alle aureole, dell’angelo e della vergine – che sembrano scolpite.
La luce si sofferma sui loro volti e prosegue fino agli infissi delle finestre, per poi andare oltre, dove possiamo scorgere spazi aperti. Gli stessi personaggi sembrano assumere, nella posizione compita, una vitalità trascendente, contenuta ma palese.
Lo sguardo e la piega delle labbra dell’angelo in una posizione impassibile, accentuano ancora di più il sorriso emozionato, devoto e rassegnato della Vergine.
Simboli e curiosità nascoste
Vicino al volto della Madonna possiamo vedere due colombe: esse rappresentano la discesa dello spirito santo.
In basso si intravede anche la figura di un devoto: si tratta del sacerdote citato all’inizio, Giuliano Maniuni, con il quale Antonello firmò il contratto di lavoro dinnanzi al notaio Antonio Mangianti.
In anni recenti (2018) lo studioso messinese Carmelo Micalizzi ha individuato nell’Annunciazione di Antonella da Messina, dei particolari nascosti. Li elenchiamo di seguito:
- nel libro sullo scrittoio c’è un cristogramma (combinazione di lettere che formano un’ abbreviazione del nome di Gesù);
- sul capitello corinzio, c’è lo stemma araldico della famiglia Maniuni;
- sulla pediera del letto compaiono la data 1474 e gli acronimi VM e IM;
- sul mantello dell’angelo c’è un garofano che celerebbe una firma, probabilmente quella dell’autore.