Congresso di Parigi e Trattato di Parigi del 1856

All’indomani della Guerra di Crimea, i massimi rappresentanti di Turchia, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna, da una parte, e Russia, dall’altra, si riunirono per discutere gli equilibri politici ed egemonici dell’Est Europa. Il Congresso di Parigi che si prolungò dal 25 febbraio al 16 aprile del 1856 fu presieduto dal Ministro degli esteri francese Alexandre Colonna Walewski.

Congresso di Parigi - Trattato di Parigi 1856
Tra i partecipanti al congresso di Parigi del 1856 ci fu anche Cavour, primo a sinistra.

I 4 punti del Congresso di Parigi: le richieste degli Alleati

Tutte le questioni territoriali che conseguirono alla guerra di Crimea si riassunsero, almeno per gli alleati, in 4 punti. Questi stessi erano stati già portati al tavolo della Conferenza di Vienna che si svolse durante le ultime battute del conflitto sul Mar Nero.

Questo quanto richiesero le potenze del fronte capeggiato dalla Francia:

  1. Abolire il protettorato russo sui principati turchi di Moldavia e Valacchia per farli passare all’egida europea;
  2. abolire il controllo russo sulla foce del Danubio;
  3. revisionare la Convenzione di Londra del 1841 in merito a Stretto dei Dardanelli e sul Bosforo per limitare la potenza navale russa sul Mar Nero;
  4. abolire la protezione russa sui cristiani dell’Impero ottomano a favore invece di una copertura di tipo “collettiva” di Francia, Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia insieme.

Il Trattato di Parigi

I principati di Moldavia e Valacchia, nell’impero ottomano ma sotto il protettorato russo dal 1829, furono uno snodo del tavolo internazionale di Parigi. Diverse le posizioni.

Cavour rifiutò la possibilità di annessione di questi territori all’Austria che, in quel modo, sarebbe divenuta una superpotenza con un territorio esteso da Ticino a Danubio. Propose quindi di insediarvi i duchi di Modena e Parma.

Il Congresso pensò allora di mandare il Duca di Modena nei due principati e la Duchessa di Parma a Modena, annettendo poi il Ducato di Parma al Piemonte. Tuonò così il no dell’Austria che si sarebbe visto sottrarre un duca per lui filogoverantivo, quello di Modena, in Italia.

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Si aggiunsero anche i no di Turchia, contraria a cedere territori, e Gran Bretagna più convinta a mantenere integro l’Impero ottomano. Alla fine, fu istituita una commissione per verificare la volontà delle popolazioni danubiane interessate.

Quanto al punto due, si susseguirono una serie di discussioni e accordi che videro protagoniste prima la Russia e poi la Turchia. Si aggiunse poi il particolare interesse della Gran Bretagna, visto l’accesso a Oriente che questi territori rappresentarono. Infine, i territori in questione ovvero la Bessarabia meridionale furono ceduti alla Moldavia.

Per il terzo punto, furono accolte le modifiche alla convenzione del 1841. Lo zar venne lasciato scoperto dal punto di vista navale e strategico.

Quanto, infine, al quarto punto il Sultano dichiarò che da lì in poi avrebbe migliorato le condizioni dei sudditi, di tutti i sudditi, a prescindere dal credo. In questo novero, quindi, anche i cristiani residenti nell’impero.

Tutte le decisioni prese durante il Congresso di Parigi sono raccolte nel Trattato di Parigi firmato il 30 marzo del 1856.

Il “primato italiano”: la questione della Penisola in prima linea

Uno dei temi del Congresso di Parigi fu la questione italiana. Cavour giunse a congresso con alte aspettative, visto lo sforzo bellico. In particolare, a parte l’interesse pari a quello degli altri protagonisti del tavolo sui principati di Moldavia e Valacchia, ci si aspettava di ottenere il Lombardo Veneto e di risolvere la questione della presenza austriaca nelle Legazioni pontifice.

Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna invece erano sotto l’assedio dell’Austria.

La richiesta di Cavour fu di trasmutare i territori in aree laiche e solo debolmente legate a Roma. Ma la Francia, issatasi ancora a difesa della cristianità, non fece passare la mozione.

Restò però il primato, in questo evento, della messa a verbale della (nascente) “questione italiana”. In particolare, sui registri del Congresso di Vienna venne vergata la necessità di risolvere l’occupazione straniera degli Stati pontifici e il malgoverno del Regno delle Due Sicilie. Anche l’Europa ufficialmente riconobbe questo legittimo problema del popolo italiano.

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Stefano Moraschini

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