Canale di Panama

La storia del Canale di Panama

Quando Cristoforo Colombo partì con le sue tre caravelle per raggiungere le Indie via mare, non immaginava che in mezzo al suo cammino avrebbe trovato un altro continente. E men che meno poteva pensare che non troppo distante rispetto al punto nel quale toccò terra, quello stesso continente offriva l’insperata possibilità di proseguire la sua navigazione, attraversando un varco naturale: l’istmo di Panama.

Canale di Panama
Geografia: il Canale di Panama

Quel varco fu scoperto, quasi per caso, nel 1513 (quindi pochissimo dopo l’arrivo di Colombo in America) da un navigatore ed esploratore spagnolo. Vasco Nunez de Balboa fu il primo ad “affacciarsi” sulla più vasta distesa di mare del pianeta, l’Oceano Pacifico.

Oggi l’istmo naturale che attraversa lo stato di Panama è diventato uno dei canali navigabili più importanti della Terra assieme al Canale di Suez. Lungo 81,1 km (quello di Suez è invece il doppio, 164 km), il Canale di Panama è un’ardita opera ingegneristica. Grazie ad un complesso sistema di chiuse e camere d’acqua consente ogni anno a quasi 15.000 imbarcazioni mercantili di evitare la circumnavigazione dell’America Meridionale e il pericoloso doppiaggio di Capo Horn.

Canale di Panama - sistema di chiuse

Ma la corta distanza tra le sponde dei due oceani non deve ingannare. Attraversare il canale non è una “passeggiata di salute”. Tra passaggi e attraversamenti di chiuse e bacini, gli 80 km vengono percorsi in un tempo che va dalle 8 alle 12 ore. Altra curiosità è che durante l’attraversamento del canale di Panama, il comando della nave passa nelle mani di un “pilota” scelto dalle autorità di Panama. Il capitano non può in alcun modo intervenire, pur restando il responsabile dell’imbarcazione.

La ricerca di un passaggio tra Atlantico e Pacifico

La storia della costruzione del canale di Panama nasce proprio dalla scoperta fatta da Vasco Núñez de Balboa. L’allora sovrano di Spagna Carlo V d’Asburgo ordinò al Governatore di Panama, con un decreto del 1534, una ricognizione dell’istmo per trovare una via navigabile tra una costa e l’altra. Ma il lavoro si rivelò molto più difficile del previsto. L’area dell’istmo è una delle zone geograficamente più complesse e selvagge del pianeta, e il povero Governatore riferì al suo Re che tra fiumi, dislivelli e vegetazione fittissima, mai uomo avrebbe potuto costruire un passaggio sicuro per le navi in quella zona. Raramente previsione fu più azzardata.

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Ci vollero però tre secoli per riprendere in mano il sogno di creare un passaggio tra i due oceani. A tentare l’impresa stavolta fu la Francia, che nel 1879 incaricò del progetto Ferdinand de Lesseps, che aveva appena costruito proprio il Canale di Suez. Ma la giungla selvaggia e infida dell’America centrale non era semplice da domare come il deserto. Il progetto (che non prevedeva l’uso delle chiuse) fallì. Stesso destino pochi anni dopo per un altro famoso transalpino, Gustave Eiffel.

Era destino che a risolvere la questione dovessero essere gli Stati Uniti. Nel 1901 ottennero il permesso dal governo della Grande Colombia (l’antico stato che nell’800 comprendeva Colombia, Ecuador, Venezuela e appunto Panama) per la costruzione dell’opera. Ma quando il governo colombiano – che forse pensava che gli statunitensi avrebbero fatto la stessa fine dei francesi – vide che il progetto procedeva a gonfie vele, due anni dopo si rimangiò l’accordo, reclamando la proprietà dell’opera. Gli Stati Uniti reagirono immediatamente, prima sobillando una sommossa popolare e poi minacciando un intervento militare. L’effetto fu quello sperato: Panama divenne un protettorato degli Usa, che poterono continuare a costruire il canale.

L’inizio dei lavori

I lavori iniziarono ufficialmente nel 1907, intrapresi dal genio militare statunitense, e si conclusero il 3 agosto 1914 seguendo i progetti del colonnello Gothal. L’inaugurazione ufficiale, tuttavia, fu rinviata al 12 luglio 1920, perché fu subordinata alla stipula di due accordi internazionali. Il più importante era il cosiddetto trattato di neutralità, con il quale gli Stati Uniti si sono arrogati il diritto permanente di difendere il canale da ogni minaccia che impedisca l’accesso continuato e neutrale alle navi di tutte le nazioni.

Nel 1999 gli USA hanno restituito ufficialmente il canale allo stato di Panama, con l’obbligo però di sorvegliarlo militarmente.

Navi nel Canale di Panama
Passaggio di navi nel Canale di Panama

Storia recente

Nel 2016 ulteriori lavori hanno portato al raddoppio della capacità del canale, permettendo il passaggio di navi più grandi. L’inaugurazione del nuovo canale si è svolta il 26 giugno del 2016.

Ma di tutti gli aspetti sorprendenti di questa ciclopica opera dell’ingegno dell’uomo, ce n’è uno davvero curioso: a causa della conformazione dell’istmo e della particolare articolazione del canale, quando si passa dall’Oceano Atlantico al Pacifico, l'”uscita” si trova incredibilmente più a est dell’entrata. Stessa “anomalia” ovviamente capita alle navi che fanno il percorso inverso. Come avrebbe mai potuto immaginarlo, il povero Governatore di Panama durante i suoi affannosi sopralluoghi.

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Giuseppe D'Agostino

Giuseppe D’Agostino, classe 1966, svolge parallelamente da quasi vent’anni le attività di docente e di giornalista sportivo. Nel 2000 diventa giornalista pubblicista e radiocronista delle partite del Palermo per il gruppo editoriale del Giornale di Sicilia. Dal 2016 passa a Radio Action. Nel 2013 ha scritto il libro “La mia voce rosanero” e nel 2015 ha tagliato il traguardo delle 600 radiocronache in carriera.

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