La sera fiesolana: testo e parafrasi della poesia di D’Annunzio

La lirica La sera fiesolana fu scritta nel giugno del 1899 da Gabriele D’Annunzio: appartiene alla raccolta Alcyone. Si tratta di una delle sue liriche più famose; insieme a La pioggia nel pineto, fa parte di un’unica raccolta che racchiude le sensazioni e le descrizioni di un’ideale vacanza estiva, vissuta tra Marina di Pisa e la Versilia.

L’autore 

Gabriele D’Annunzio è stato uno dei più grandi autori del primo Novecento italiano. La sua stessa vita può considerarsi una vera e propria opera d’arte, vissuta seguendo le passioni e i principi dell’Estetismo e del Decadentismo, movimenti a cui l’autore si avvicina.

Egli nacque a Pescara nel 1863; sin da ragazzo scrisse poesie e a 18 anni si trasferì a Roma dove iniziò a frequentare tutti i salotti mondani.

In quegli anni aderì all’Estetismo e al concetto dì superuomo: mirava a creare un’immagine di uomo eccezionale anche nella vita reale oltre che nelle sue opere.

Scrisse molti romanzi, tra cui Il piacere (1889), opere teatrali come La figlia di Iorio (1904), sette libri di liriche intitolate Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi (rimasti incompiuti) e Notturno, appartenente all’ultima fase della sua vita.

Gabriele D'Annunzio
Gabriele D’Annunzio

La sera fiesolana: la lirica 

La poesia appartiene alla raccolta Alcyone; venne pubblicata del novembre del 1899 sulla rivista Nuova Antologia e poi inserita nel terzo libro delle Laudi.

Il tema dominante della raccolta è la fusione con la natura e una sensazione di evasione: il poeta descrive infatti le sensazioni e i panorami dell’estate trascorsa nella sua amata Versilia.

I versi sono stati scritti nella residenza dannunziana chiamata La capponcina, una villa situata nel comune di Settignano, vicinissimo a Fiesole. Fiesole oggi è un comune toscano, parte della città metropolitana di Firenze.

Le poesie seguono l’ordine della stagione estiva, da giugno fino al declino di settembre.

Da un punto di vista formale le poesie sono ricche di musicalità e di analogie; il tema centrale è il rapporto con la natura e l’immedesimazione in essa (panismo). 

La poesia in esame, La sera fiesolana, è composta da tre lunghe strofe di 14 versi ciascuna, intervallate da riprese di tre versi ciascuna.

Non c’è uno schema fisso delle rime e del tipo di versi utilizzati. 

Alcyone
Alcyone – Una copertina dell’opera di Gabriele D’Annunzio

Il testo completo

Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta
su l’alta scala che s’annera
contro il fusto che s’inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a sé distenda un velo
ove il nostro sogno si giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.

Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l’acqua del cielo!

Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,

su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l’aura che si perde,
e su ’l grano che non è biondo ancóra
e non è verde,
e su ’l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.

Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!

Io ti dirò verso quali reami
d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne a l’ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s’incùrvino come labbra che un divieto
chiuda, e perché la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire

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e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l’anima le possa amare
d’amor più forte.

Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!

La sera fiesolana: rami di un albero di gelso, pianta evocata nel testo
La sera fiesolana: rami di un albero di gelso, pianta evocata nel testo

Parafrasi

Le mie parole siano per te come il fruscio delle foglie del gelso, che un contadino coglie silenzioso a sera, e ancora si rallenta sulla scala che si staglia contro il fusto dell’albero con i rami spogli, mentre la luna sta per emergere dalle soglie azzurre del cielo, il cui chiarore si distende come un velo nella compagna dove giace anche il nostro sogno e sembra che la campagna si senta già sommersa dal gelo notturno e assorba come una bevanda la pace senza però vederla. 

O sera, tu sia lodata per il tuo viso del colore della perla, e per i tuoi occhi dove si nasconde l’acqua del cielo. 

In questa serata le mie parole ti siano dolci come il ticchettio della pioggia, calda e rapida, pianto della primavera che si accomiata, sui gelsi, sugli olmi, sulle viti, sulle pigne novelle che sembrano dita che giocano con vento, e sul grano che non è ancora maturo ma non è più verde, e sul fieno già tagliato che sta scolorendo, e sugli ulivi, fratelli, che rendono le colline pallide come santi e sorridenti. O sera, sia lodata per le tue vesti profumate, e per la cintura che ti cinge come il ramo del salice cinge il fieno che profuma. 

Io ti racconterò verso quali regni d’amore ci invita il fiume, le cui fonti perenni si stagliano all’ombra dei rami e raccontano il mistero dei monti sacri e ti racconterò per quale segreto le colline si curvano verso gli orizzonti come delle labbra chiuse da un divieto, e perché la volontà di rivelare il loro segreto le renda belle oltre ogni desiderio umano e nel loro silenzio saranno comunque consolatrici così che sembri che ogni sera l’anima le possa amare di un amore più forte. 

O sera, sia lodata per la tua morte pura e per l’attesa che in te fa luccicare le prime stelle. 

Spiegazione e commento

Questa poesia descrive una sera di giugno, quando la primavera ha ormai lasciato il posto all’estate.

Le tre strofe rappresentano tre momenti diversi della sera:

  1. il tardo pomeriggio;
  2. la sera vera e propria;
  3. l’arrivo della notte.

Il poeta si rivolge ad un tu indefinito, probabilmente la donna amata.

Ogni strofa è indipendente dalle altre.

  • Nella prima il poeta evoca il sorgere della luna, si inizia a diffondere il gelo notturno come un liquido fresco;
  • nella seconda le parole si trasformano in un suono grazie agli accenti e alle rime; si chiude con la figura religiosa dell’ulivo;
  • nella terza il tema centrale è la sensualità, perfino le colline diventano una figura femminile.

Ricorre l’anafora “laudata sii” ripresa dal Cantico delle creature di San Francesco d’Asssisi, qui rivisto in chiave laica (come l’appellativo attribuito agli ulivi che vengono definiti fratelli).

Molte sono le metafore e le similitudini (v.18, v. 15) i francesismi (bruiva v. 19), le personificazioni (la sera, le colline).

La sera fiesolana è una poesia complessa e molto suggestiva che rappresenta pienamente l’estetismo dannunziano e l’immedesimazione nella natura.

Essa termina proprio con un’immagine di sensualità che mette al centro della poesia proprio l’amore, nella sua forma di bellezza sublime.

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Anna D'Agostino

Anna D'Agostino, napoletana di nascita portodanzese d'adozione, laureata in Filologia Moderna e appassionata di scrittura. Ha collaborato con varie testate come giornalista pubblicista, attualmente insegna Lettere in una scuola secondaria di primo grado.

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