Ho sceso dandoti il braccio, parafrasi e commento alla poesia

Molti autori e poeti hanno scritto e scrivono poesie d’amore: il sentimento amoroso è sicuramente uno dei più decantati sia in poesia che in prosa, naturalmente a variare sono lo stile e la profondità dei versi. La lirica di Eugenio Montale intitolata “Ho sceso dandoti il braccio” dedicata alla moglie, è un elogio dell’amata sottolineando l’importanza della sua presenza nella quotidianità della vita.

Testo della poesia “Ho sceso dandoti il braccio

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale con la moglie: la poesia "Ho sceso dandoti il braccio" è dedicata a lei
Drusilla Tanzi (Milano, 5 aprile 1885 – Milano, 20 ottobre 1963) con il marito Eugenio Montale

Analisi e commento

L’immagine principale della poesia è quella del poeta che aiuta la donna a scendere le scale  offrendole il braccio, un gesto delicato e cavalleresco che evoca profondo amore e rispetto.

Montale ricorda con nostalgia l’abitudine di scendere dando il braccio a sua moglie, una metafora delle “scale della vita” (le vicissitudini, le difficoltà) che era solito condividere quotidianamente con lei. Rimasto solo, sente la mancanza di questo gesto di affetto che li aveva sempre uniti.

Il poeta descrive con spiccata tenerezza la figura della moglie, della quale ricorda il buon senso, la saggezza ed anche una miopia piuttosto accentuata che non le permetteva di vedere bene.

Nonostante tale difetto agli occhi, Mosca (questo il soprannome datole dal marito) faceva da guida a lui, e le sue pupille riuscivano a guardare oltre le apparenze, cogliendo il senso profondo di ogni cosa. La vita insieme a sua moglie, seppure lunga e felice, ora che lei non c’è più sembra che non sia durata abbastanza. Montale soffre la solitudine, è affranto per la mancanza della moglie e nei versi sottolinea la sua stanchezza esistenziale.

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Attraverso la metafora del viaggio, si riesce a cogliere la concezione montaliana dell’esistenza: la realtà non è fatta di coincidenze di treni, prenotazioni di alberghi e viaggi (che simboleggiano gli impegni e la casualità): la vita va aldilà delle trappole e delle continue delusioni, è piuttosto un mistero insondabile per l’uomo. “Ho sceso dandoti il braccio” fa parte della raccolta di Montale intitolata “Xenia“, divisa in due gruppi di liriche e pubblicata nell’anno 1971.

La moglie del poeta, Drusilla Tanzi, morì poco dopo il matrimonio, a causa delle conseguenze di una brutta caduta. Solo in apparenza “Mosca” appariva più debole del marito: in realtà era lei la più saggia poiché sapeva cogliere la profondità delle cose. Tale capacità la rendeva una donna forte e sicura nell’affrontare le difficoltà della vita, e Montale gliene rende merito nella lirica che le dedica.

Nella poesia “Ho sceso dandoti il braccio” si ritrova un tema caro al poeta, che è quello del reciproco sostegno e dell’inconsistenza della realtà così come la vediamo (l’argomento compare anche nella lirica intitolata “Non ho mai capito se io fossi“).

E’ molto netta l’antitesi tra la posizione del poeta dinanzi alla realtà e quella di sua moglie, che in maniera più intelligente ed acuta riesce a penetrare in essa. I versi della poesia sono liberi, il linguaggio è diretto e colloquiale, i termini scelti evocano lo stato di profonda malinconia e tristezza in cui si trova il poeta che è rimasto senza la sua dolce metà.

Una foto di Eugenio Montale
Il poeta Eugenio Montale

Si tratta di una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti della donna amata, triste e nostalgica, ma molto sentita. Il viaggio fatto insieme, quando ci si ama, sembra sempre troppo breve: è questo il messaggio principale che si coglie attraverso le strofe di questa bellissima lirica, una delle più riuscite di Eugenio Montale.

A detta di alcuni critici letterari, nella poesia “Ho sceso dandoti il braccio” si coglie un profondo senso di rispetto e “venerazione” per la donna, vista come uno strumento per raggiungere la salvezza e cogliere l’autenticità dell’esistenza (stesso principio che ritroviamo nei poeti trecenteschi come Dante Alighieri).

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Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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