Ok: acronimo, significato, come si scrive e perché si dice

La parola “Ok” è sicuramente un delle più diffuse e conosciute nel nostro vocabolario e nel linguaggio comune. Anche se non è un termine coniato dagli italiani, OK viene utilizzato più spesso della locuzione affermativa “Sì”; essa significa appunto “Va bene, sono d’accordo”.

Il simbolo OK con le dita
Il simbolo OK con le dita

OK: da dove deriva il significato

Da dove deriva l’abitudine di rispondere “Ok” ad una domanda o per indicare un’affermazione?

 

Secondo alcuni la consuetudine deriva dalla Guerra di Secessione americana. I soldati americani perlustravano i campi di battaglia per individuare e raccogliere i caduti, e quando li identificavano tutti, scrivevano il numero dei combattenti morti su una bandiera, seguito dalla lettera “K” , iniziale di Killed (morti). Quando non c’era alcun caduto in battaglia, la bandiera sventolava con la scritta “OK”, che significava “nessun soldato è morto”.

Una foto di Martin Van Buren
Martin Van Buren: 8° Presidente degli Stati Uniti d’America

L’acronimo O.K.

Secondo altri l’origine della parola “Ok” (Okay) deriva dalle elezioni presidenziali americane del 1840, quando i candidati in carica per il ruolo di Presidente Usa erano il democratico Martin Van Buren (Presidente uscente) e il repubblicano Henry William Harrison. Per vincere e mantenere la nomina, van Buren coinvolse nella campagna elettorale alcune associazioni, come la Old Kinderhook Club (O.K. Club). Nelle riunioni associative, i partecipanti usavano dire “Ok” per indicare che se Van Buren avesse vinto le elezioni per loro sarebbe andato tutto bene.

La sigla, facilmente pronunciabile, diventò il grido di battaglia del comitato elettorale per augurare la vittoria del candidato. Ben presto dal linguaggio politico il termine si diffuse come forma di consenso e approvazione nella vita di tutti i giorni. Possiamo ben dire che dall’America la parola “Ok” è arrivata anche in Europa con il significato che tutti conosciamo.

La sigla, interpretata come iniziali di oll korrect per all correct «tutto esatto», ebbe rapidissima fortuna, passando dal gergo politico alla lingua d’uso. (Treccani)

Altri OK

  • In Russia gli scaricatori di porto di Odessa urlavano la parola “ochenʹ korosho” per avvisare l’equipaggio delle navi che le merci erano state caricate senza alcun problema. “Ok” è la parola che deriva dall’unione di “o” e “k”, e molti ritengono che si tratti dell’acronimo di Otis Kendall, una persona incaricata di controllare che non mancasse nulla nelle scatole depositate nel porto. Quando era tutto a posto, l’uomo scriveva firmava con le sue iniziali le scatole che erano state passate in rassegna.
  • Per altri “Ok” deriva da “Oke”, un termine utilizzato dagli Indiani d’America per indicare “d’accordo”.
LEGGI ANCHE  Differenza tra confine e frontiera

La prima apparizione certa, nella forma “o.k.”, risale al 23 marzo 1839, comparso nelle pagine del Boston Morning Post come acronimo di “oll korrect” (all correct, tutto corretto).

ok - oll correct
o.k. – All correct

Nel 1932 la Conferenza delle Telecomunicazioni di Madrid adottò la sigla “Ok” nell’accezione di “sta bene” come un segnale internazionale.

Ok è una paroletta utilizzata soprattutto dagli adolescenti, soprattutto quando scrivono sms o sui social network. L’influenza dei mezzi di comunicazione di massa ha contribuito a diffondere sempre più questa locuzione affermativa.

Per indicare invece che le cose non vanno affatto bene, si utilizza spesso il termine “KO”, che deriva dal linguaggio sportivo del pugilato. KO è l’abbreviazione della parola inglese “Knock out”, e significa “Fuori”. Il pugile che va KO è fuori gioco, viene eliminato dalla gara.

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Avatar photo

Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: