Dare il 5: perché si fa e dove nasce

Bravissimo: dammi il cinque!” Quante volte ci è capitato di condividere con questo semplice gesto la riuscita in qualcosa di un figlio o di un amico? Sicuramente tantissime. Il gesto del dare il 5 è molto naturale e diffuso oggi, ma ha una storia curiosa alle spalle. Possiamo affermare che abbia anche una sua origine.

Sì, il primo “batti il cinque” in assoluto è stato dato molti anni fa.

Dare il 5 - dare il cinque

Dare il 5 e la sua meccanica: come si dà il cinque

Le istruzioni sono poche e facili. L’occorrente:

  1. una delle due persone deve aver fatto qualcosa di buono
  2. l’altra deve essere disponibile a congratularsi con lei.

Come si fa è molto semplice:

  • si alza il braccio, entrambi destro o entrambi sinistro… e via!
  • si battono in aria i palmi, producendo una specie di schiaffo a due.

Palmo a palmo, cinque dita contro cinque dita.

High five: il primo batticinque

Non è facile pensare ad una data precisa in cui sia nato il gesto del dare il 5. Appare un po’ bizzarro, vista l’ampia diffusione di questo gesto oggi, pensare che c’è stato un tempo in cui non esisteva, e poi un giorno da cui invece ha iniziato a prendere piede. Ma è così.

La data identificata è il 2 ottobre del 1977. Ad eseguire il gesto per primo fu il il giocatore di baseball dei Los Angeles Dodgers Glenn Burke, durante una partita contro gli Huston Astros. Quando il compagno di squadra Dustin Baker tornò in banchina dopo un’azione vincente, alzò il braccio. Baker rispose colpendolo: palmo a palmo.

High five - Dare il cinque - baseball
Glenn Burke (1952-1995) dei Los Angeles Dodgers, è ricordato anche come il primo giocatore di baseball ad aver fatto coming out come omosessuale.

Da quel momento divenne una mossa identificativa dei Dodgers. Divenne un must della squadra che lo ribattezzò, nella lingua nativa, high five (cinque alto):

  • high (alto), per il braccio teso;
  • five (cinque), per via della cinque dita in azione.
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Dagli USA all’Italia: i favolosi anni ’80

Nella lunga lista dei prodotti importati dagli USA negli anni Ottanta c’è anche l’high five.

Con lo stile, il cibo, le primissime serie tv, la musica e il cinema… anche i ragazzi italiani del tempo iniziarono a salutarsi con il palmo alzato.

A dare un forte contributo alla diffusione popolare fu l’hit di Jovanotti Gimme Five. Fu un brano di grandissimo successo: fu il primo estratto dal primo album in studio di Lorenzo Cherubini pubblicato nel 1988, dal titolo “Jovanotti for President”.

Variazioni sul tema

L’immaginario statunitense attraverso le serie tv degli anni Ottanta e Novanta ci ha abituato a ben più che il semplice high five.

Per chi all’epoca faceva già uso del tubo catodico non sarà difficile ricordare il saluto nei corridoi della Beverly High fra Steve, Dylan e Brandon paladini della serie tv Beverly Hills 90210.

Dare il cinque - High five - due ragazze battono il 5
Due ragazze battono il cinque

Allo stesso modo resta memorabile la variazione di Willy e Jazz nella fortunatissima serie Willy, il principe di Bel-Air che ha lanciato la star holliwoodiana Will Smith.

Una delle varianti più famose è chiamata windmill (mulino a vento): inizia come il gesto normale del dare il cinque, ma una volta che le mani si sono incontrate in cima, le due persone continuano a far girare il braccio fino a fare battere le mani una seconda volta, in basso (“cinque basso”). Lo si vede più volte nel film Top Gun, quando ad esempio i piloti si sfidano a beach volley.

Top Gun (1986): Maverick (Tom Cruise) e Goose battono il cinque in modalità “windmill” durante una partita di Beach Volley

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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