L’offensiva delle Ardenne
L’offensiva delle Ardenne fu l’ultimo tentativo da parte di Hitler e del suo Stato Maggiore per fermare l’attacco degli Alleati. La guerra, infatti, stava volgendo al termine e la Germania era quasi al collasso sia il suo esercito che il sistema industriale di produzione degli armamenti e di sostegno alla popolazione non erano più ad un livello sufficiente per permettere allo Stato tedesco e al suo esercito di continuare la guerra. Per Hitler, che ormai era oltre la pazzia, il sogno di portare il suo popolo al governo dell’Europa si era trasformato in un incubo di morte.
Dal suo bunker il Fuhrer vagheggiava il crollo del Reich e la distruzione di tutta la Germania nell’atto finale della guerra. Pertanto era necessario tentare il tutto per tutto. Uno dei fenomeni più incredibili dell’ascesa al potere del Fuhrer fu la sua capacità di convincimento fino alla fine anche quando era chiaro ai più che non c’era più speranza e che il loro leader politico era completamente finito. Pertanto il suo ultimo piano di attacco trovò ancora alcuni ufficiali d’accordo con il loro capo supremo.
Dopo lo sbarco in Normandia, chiamato anche D-Day e avvenuto il 6 giugno 1944, gli Alleati stavano travolgendo la Wehrmacht con un’avanzata quasi inarrestabile. Le Forze armate tedesche nella loro globalità: aviazione, esercito e marina erano in condizioni molto difficili, scarseggiavano i beni di prima necessità e le perdite umane erano state moltissime. Inoltre le difese, compresa la contraerei, erano quasi del tutto compromesse e Berlino rischiava di essere conquistata dai russi e dagli anglo-americani nel giro di pochi mesi come di fatto poi avvenne.
Quindi i tedeschi erano circondati da sud, est e ovest e nei territori che ancora controllavano subivano ripetuti attacchi da parte delle forze di resistenza partigiane che acquisivano sempre più aiuti e sostegni anche dalle popolazioni civile. L’opinione pubblica tedesca era cosciente della disfatta e anche molti elementi dell’esercito ritenevano ormai necessari una resa per poter salvare l’identità dello Stato.
In questo contesto il 20 luglio 1944 Hitler subì un attentato ad opera di alti ufficiali dell’esercito, ma l’operazione denominata Valchiria non riuscì e il Fuhrer si salvò per miracolo. Giustiziati i complottisti (tra i quali ricordiamo Claus von Stauffenberg), Hitler seguì la strada della sua folle corsa contro la distruzione totale e diede ordine di organizzare una grande offensiva contro gli Alleati nelle Ardenne, in una zona difficilmente accessibile fra il Belgio e il Lussemburgo.
Ma qual’era il piano di Hitler?
Il Fuhrer voleva ricostruire la sua fulminante vittoria, la stessa che nel 1940 gli aveva fatto credere di essere già il padrone d’Europa. Per questo scelse le Ardenne, in Belgio, dove all’inizio della guerra aveva realizzato la sua vittoria più fulminante. Hitler voleva spezzare il fronte alleato, penetrarvi, aggirarlo e sconfiggere l’esercito Alleato grazie all’artiglieria pesante e ai carri armati. L’obiettivo sarebbe stato completamente raggiunto se l’esercito tedesco fosse riuscito a riconquistare Anversa dove il porto era un luogo strategico per gli sbarchi degli anglo-americani che rifornivano gran parte delle truppe.
Se il suo esercito avesse vinto Hitler avrebbe diretto i suoi sforzi contro l’Armata Rossa. Naturalmente il piano era al di là della logica e alcuni generali, che presenziavano alle riunioni dello Stato Maggiore, ne erano ben consapevoli. Tuttavia nessuno aveva il coraggio e la forza morale per contrastare il Führer per cui fu dato inizio all’operazione con la riorganizzazione delle truppe. Furono dispiegati 350.000 soldati, 1.500 carri armati e 1.500 aerei.
Malgrado la sua debilità fisica Hitler comandò l’operazione dall’inizio alla fine, riuscendo ad infondere in alcuni ufficiali ancora ottimismo e determinazione per questo ultimo scontro. Il 16 dicembre 1944 fu ordinato l’attacco e le truppe tedesche si mossero protette dalla nebbia e su un territorio impervio. Mentre gli Alleati rispondevano all’attacco un gruppo formato da 2.000 soldati delle SS si infiltrò fra le linee degli anglo-americani creando problemi con le comunicazioni. In seguito vennero scoperti, arrestati e fucilati tutti i sabotatori.
Il 21 dicembre la risposta alleata crebbe di intensità raggiungendo il suo apice nella battaglia di Bastogne, la città belga era infatti una delle chiavi di accesso per la conquista del Belgio. I tedeschi attaccarono ripetutamente ma gli americani, anche grazie ad un continuo afflusso di rinforzi, riuscirono a tenere. Inoltre le truppe che erano penetrate in Belgio e che erano state bloccate dalla difese di Bastogne subirono pesanti attacchi dagli eserciti alleati.
Il 28 dicembre era chiaro che l’esercito tedesco era già sconfitto. Lo Stato Maggiore, su indicazione di Hitler, inviò altre truppe che non cambiarono la situazione. L’invasione era fallita, i tedeschi avevano combattuto bene ma le loro perdite erano state ingenti, 120.000 uomini, ma anche gli Alleati subirono molte perdite. Dopo quest’ultimo attacco il fronte orientale e il fronte occidentale non tennero più: la Germania capitolò in pochi mesi.
La pazzia di Hitler era al suo apice e nessuno era nelle condizioni di fermarlo perche' il terrore , la morte , la distruzione fisica degli avversari erano le sue armi letali.