Nuda Veritas, analisi dell’opera di Gustav Klimt

La “Nuda Veritas” “con i suoi riccioli selvaggi e la bocca cattiva e fanatica” è un’opera di Gustav Klimt realizzata nel 1899. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 252 x 56,2, conservato a Vienna presso l’Österreichisches Theatermuseum.

Nuda Veritas - Klimt - dettaglio
Nuda Veritas: il dettaglio del volto

Nuda Veritas: analisi del quadro

Dell’opera si hanno due versioni. Quella dipinta, infatti, era stata preceduta da una grafica, realizzata nel 1898, pubblicata su “Ver Sacrum”, rivista della Secessione viennese. Le due opere hanno due importanti differenze: la prima è la scritta che riporta nella parte alta del quadro, proprio sopra la testa della donna, dove il pittore viennese decise di riportare una citazione dello scrittore tedesco Leopold Schefer: “La verità è fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare“. Nella seconda opera, Klimt aveva accentuato la carica sensuale, sostituendo la citazione di Schefer con un’altra, incisa su oro, del filosofo Friederick Canning Scott Schiller: “Non puoi piacere a tutti con la tua azione e la tua arte. Rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male“. Altra differenza riguarda il serpente inserito nella seconda versione, ai piedi della donna, cosa che non c’è nella prima versione.

Nuda Veritas - Klimt
Nuda Veritas (Gustav Klimt, 1899)

Ritorniamo alla descrizione del quadro. La citazione del filosofo Schiller ha la funzione di cartello introduttivo dell’opera. Al centro del dipinto, c’è una donna che si mostra senza veli allo spettatore. La Veritas non presenta un atteggiamento provocatorio, ma la presenza del serpente ai suoi piedi, i fiori tra i capelli e lo sfondo acquatico, conferiscono alla figura una carica pericolosa e inquietante. La donna è resa inaccessibile dall’incarnato pallido, i capelli rossi, lo sguardo pietrificato. La Veritas tiene nella sua mano destra uno specchio, che è rivolto verso lo spettatore. Sotto i suoi piedi c’è la scritta “Nuda Veritas”, titolo dell’opera, mentre tra i piedi e le gambe ci sono due fiori dallo stelo sottile e lungo. Il disegno rimane bidimensionale, attraverso l’uso del colore, l’uso dell’oro della cornice, caratteristiche principali dell’arte del pittore.

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Non è un caso che sia stata scelta come citazione quella di Schiller, proprio per rispondere alle numerose polemiche che l’opera suscitò. A sostenere il dipinto fu Hermann Bahr, primo proprietario del quadro. Quadro che urtò il perbenismo dei viennesi, proprio per il marcato realismo di questo nudo, lontano dai nudi idealizzati a cui era abituato il pubblico. Molte letture sono state fatte dell’opera: la donna incarna la verità, con il serpente ai suoi piedi che mette in pericolo la sua integrità e che simboleggia la verità insidiata dalla menzogna e dall’invidia. Altre letture riguardano invece il significato dello specchio: la donna, rivolgendolo verso lo spettatore, lo sta esortando a fuggire dalla menzogna rappresentata dal serpente.

In quest’opera, Klimt proclama la necessità dell’arte di esprimersi senza veli: aspirava infatti a realizzare una pittura vera, dove non si doveva temere di esaltare l’eros. La sua arte non si lascia intimidire dal pensiero puritano europeo. In tutti i ritratti di donne di Klimt, si riscontrano fascino, delicatezza e avvenenza. Caratteristiche che si riscontrano già dalle sue prime opere, dalle quali emerge la predilezione per il soggetto femminile. L’artista diceva: “Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio”.

I suoi disegni e dipinti sono raffinati, allusivi, sensuali, opere evocative, che riflettono l’atmosfera della Vienna di Freud, Gustav Mahler e Schönberg. La Vienna degli ultimi anni dell’Ottocento, una città decadente, che risentiva della repressione vittoriana. Alcuni artisti, tra questi Gustav Klimt, proprio per questo motivo, sentirono la necessità di un cambiamento che portò alla Secessione viennese, associazione composta da 19 artisti, tra pittori e architetti, che formò un gruppo autonomo, indipendente, che cercava non di staccarsi dall’arte del passato ma di creare una nuova arte austriaca che si adeguasse alle esigenze culturali, politiche e sociali di quel tempo.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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