Lucciola: da dove deriva l’uso del termine come sinonimo di prostituta
Approfondimento
Qual è il modo e il contesto corretto per utilizzare il termine lucciola con il significato di prostituta
Il termine più utilizzato per indicare nel lessico giornalistico e nel linguaggio quotidiano una lavoratrice del sesso è prostituta. Immediatamente dopo, tra le parole utilizzate c’è lucciola. In Italia infatti questo termine è di uso popolare per ricollegarsi a fenomeni connessi al mercato del sesso.
Lucciola: la metafora della luce
Il modo di dire Lucciole ha dunque ha che fare con l’insetto notturno che emette luce intermittente in volo. Ed è da qui che deriva questo nome: dalla luce che proviene lungo le strade con fuochi e lumi che accendono le donne per illuminare nella notte i luoghi bui in cui stazionano. Tale termine è d’uso frequente nel giornalismo di cronaca, sociale e di costume.
Lucciole vagabonde
C’è una canzone degli anni Venti dal titolo “Lucciole vagabonde” che così recita:
Quando più fitta l’oscurità
scende sulla città,
lucciole ansiose di libertà
noi lasciamo i bassifondi.Senza una meta c’incamminiam
e sotto ad un lampion,
quando la ronda non incontriam,
cantiamo la canzon:Noi siam come le lucciole,
brilliamo nelle tenebre,
schiave d’un mondo brutal
noi siamo i fiori del mal.Se il nostro cuor vuol piangere,
noi pur dobbiam sorridere
danzando sui marciapiè
finché la luna c’è.
Celebre anche la canzone Roxanne, The Police (1978) che recita
Roxanne
Roxanne / Non devi accendere la luce rossa / Quei giorni sono finiti / Non devi vendere il tuo corpo per la notte
You don’t have to put on the red light
Those days are over
You don’t have to sell your body to the night
Una visione pittoresca e anche romantica
L’uso del termine lucciola per identificare le prostitute, al contrario di altri sinonimi popolari che sono dispregiativi, non viene utilizzato a fini denigratori. E’ invece un modo eufemistico, romantico e pittoresco per definire questo tipo di lavoro.
Si chiama “Lucciola” anche la rivista del Comitato per i diritti civili delle prostitute, che ha scelto come logo l’animaletto luminoso. Proprio perché è una parola meno stigmatizzata.
Tuttavia a seconda del contesto in cui viene utilizzato il termine “lucciola”, può essere inadeguato oppure adeguato. Per esempio, quando è utilizzato in un testo narrativo, di costume non procura problemi di correttezza comunicativa.
Lucciole in epoche e culture differenti
Aldilà delle intenzioni, non si può accantonare la secolare condizione di discriminazione, emarginazione sociale e di condanna morale di cui sono vittime queste donne. È quella del commercio sessuale femminile, l’attività che in assoluto viene più stigmatizzata nelle società occidentali.
Le etère della Grecia antica, le geishe giapponesi, le cortigiane rinascimentali, le mantenute ottocentesche: sono figure assimilabili, esistite nei secoli, presso diverse culture.
Quale termine usare, in quale contesto
C’è ancora da precisare che nel testo della legge Merlin del 1958, che rappresenta il riferimento normativo principale in Italia che regolamenta l’esercizio della prostituzione e il contrasto di ogni forma di sfruttamento, la parola prostituta non compar. Essa viene sostituita – nel lessico giuridico e politico – da perifrasi come “persone dedite alla prostituzione” o “persone che praticano/esercitano la prostituzione”.
Con queste espressioni si intendono anche gli uomini e i transessuali che esercitano nel mercato del sesso.
Ne deriva che esistono parole e espressioni più adeguate all’utilizzo di lucciole o prostitute in determinati contesti. È meglio utilizzare diciture come lavoratrice o lavoratore del sesso oppure l’equivalente inglese sex worker.