Ecce Homo, analisi dell’opera di Antonello da Messina
Approfondimento
Cristo incoronato con le spine
Realizzato nel 1470 Ecce Homo – o Cristo incoronato con le spine – è un celebre quadro dell’artista italiano Antonello da Messina. Si tratta di una tempera e olio su tavola che misura 42,5 x 30,5 cm. Attualmente è esposto al Metropolitan Museum of Art di New York.
La serie Ecce Homo
Il quadro qui analizzato fa parte di una serie di quattro dipinti raffiguranti lo stesso soggetto; la serie viene indicata come Ecce Homo. Questo quadro viene indicato anche come Cristo incoronato con le spine. Le altre tre opere rappresentano la variazione della stessa base pittorica, mentre quella del quadro qui preso in esame è totalmente differente.
Ecce Homo di Antonello da Messina, descrizione del quadro
In quest’opera straordinaria di Antonello da Messina e che l’artista realizzò nel 1470, il Cristo appare con uno sguardo di sofferenza. Il capo è cinto da una corona di spine, la bocca è piegata e un po’ aperta in una smorfia di dolore. Gli occhi sono stupiti e addolorati per la sofferenza patita e per l’odio cieco della folla. Le ciocche dei capelli sono incollate sulla fronte.
Tutto rievoca la sofferenza che Gesù patì durante il processo imbastito da Ponzio Pilato – governatore romano della Giudea – contro il “re dei giudei”. L’espressione latina “Ecce homo” è proprio la frase che nel Vangelo secondo Giovanni (18:38), Pilato pronunciò allora mostrando alla folla Gesù flagellato.
Il vuoto nero alle spalle del soggetto serve a concentrare lo sguardo sulla sua figura. Gli spettatori del quadro sono, idealmente, la folla che lo ha ingiuriato dopo il processo, mentre da un balcone appariva provato dalle accuse, dai maltrattamenti e dal processo imbastito in poco tempo per determinare chi avrebbe dovuto giudicarlo. Ma noi non siamo una folla ingiuriosa, siamo invece spettatori attoniti di fronte a tale violenza e al suo assurdo dolore.
Il dipinto Ecce Homo serve a questo: a suscitare in noi pietà e compassione; l’obiettivo dell’artista è di metterci in contatto con il dolore del Cristo, attraverso la preghiera, la meditazione e la riflessione.
Immagini di devozione
L’opera apparteneva al genere delle “immagini di devozione”, le quali furono introdotte in Italia dai pittori fiamminghi e vennero di fatto rinnovate e migliorate da Antonello da Messina e da Giovanni Bellini.
Le immagini di devozione hanno lo scopo di istituire un contatto diretto fra il credente e il soggetto ritratto, il quale generalmente è un personaggio importante della storia Cristiana.
Osservando il dipinto il credente si deve emozionare ma deve anche riflettere sul messaggio narrativo riportato sulla tela che rappresenta una storia narrata dalla Bibbia o dai Vangeli.
Di fatto il dipinto nasce a supporto della preghiera e aiuta il fedele a raggiungere un più elevato livello di concentrazione e di ricerca spirituale.
Ecce Homo, analisi dell’opera
Tornando a Ecce Homo, titolo di questo capolavoro, possiamo osservare che il nero dello sfondo ci spinge a concentrare lo sguardo sul volto, il torso, la postura e la posizione di Gesù. Egli sembra affacciarsi da una balaustra dipinta ai piedi del quadro: ciò serve a dare prospettiva.
Non fermiamoci a registrare la storia dell’evento ma domandiamoci perché Antonello da Messina ha voluto rappresentare in questo modo Gesù.
Il volto del Cristo ha assunto diverse forme e tratti nella storia dell’arte, in questo caso la sofferenza lo deforma, lo rende più impattante, più forte nella sua richiesta di pentimento e nel suo dolore, smarrito ma anche accusatorio.
Nel suo sguardo non ci sono odio, rancore o distacco; Gesù non subisce ma crea uno stato d’animo che il fedele e lo spettatore devono sentire propri per poter provare una qualsiasi forma di emozione.
Al centro della balaustra possiamo osservare un cartellino dipinto con la firma dell’autore e la data quasi cancellata.