Sant’Agata, biografia e vita
Celebrata il 5 febbraio, Sant’Agata è la protettrice dei fonditori di campane (che venivano suonate quando si verificavano gravi avvenimenti, cioè nel momento in cui la santa veniva invocata), dei tessitori (secondo la leggenda per cui Agata, una specie di Penelope cristiana, avrebbe convinto un uomo insopportabile che voleva prenderla in matrimonio ad aspettare che venisse conclusa una tela che stava realizzando, che lei tesseva di giorno e scuciva di notte), dei vigili del fuoco (poiché in epoca medievale veniva invocata per la protezione dagli incendi) e delle donne colpite da malattie al seno (poiché ella venne uccisa dopo aver subìto l’amputazione delle mammelle).
Inoltre, Sant’Agata è patrona di numerose località italiane, tra cui Martinengo, Basiglio, Monticello Brianza, Catania, Capua, Asciano, Radicofani, Gallipoli, Palermo, Santhià, Sant’Agata sul Santerno, Bulgarograsso, Faedo, Ornago, Montiano e Guarda Bosone, ma anche di località estere come Mdina (a Malta), Alsasua (in Spagna), Le Fournet (in Francia) e Agathaberg (in Germania).
Vita di Sant’Agata
Sant’Agata nasce a Palermo o a Catania nell’anno 238. Consacratasi a Dio come diaconessa intorno ai ventuno anni, esercita un ruolo attivo all’interno della comunità cristiana, impegnata nella catechesi (istruendo alla fede cristiana i nuovi adepti) e preparando i giovani a essere battezzati, comunicati e cresimati. Tra il 250 e il 251 deve fare i conti con le molestie subite dal proconsole Quinziano, arrivato a Catania allo scopo di far abiurare pubblicamente i cristiani, secondo l’editto dell’imperatore Decio.
Invaghitosi della ragazza, Quinziano, dopo aver saputo della sua consacrazione, le impone di ripudiare la propria fede: Agata, però, rifiuta di adorare gli dei pagani, e per questo motivo viene affidata per alcune settimane alla custodia rieducativa di Afrodisia, cortigiana corrotta, e delle sue figlie. Lo scopo dell’affidamento a Afrodisia, dedita alla prostituzione sacra in quanto sacerdotessa di Cerere, è quello di corrompere moralmente la giovane siciliana, tra minacce e allettamenti, pressandola psicologicamente al fine di sottometterla alla volontà del proconsole. Portata spesso in orge e ritrovi dionisiaci, però, Agata resiste strenuamente agli attacchi perversi che è costretta a subire, trovando forza nella fede in Dio: al punto che le sue tentatrici, scoraggiate dai continui insuccessi, rinunciano all’impegno di corromperla e la riconsegnano a Quinziano.
Questi, non riuscendo a scalfire i principi della ragazza, la processa. Convocata al palazzo pretorio, Agata viene quindi portata in carcere, dove subisce numerose violenze che hanno lo scopo di farle cambiare idea. Dapprima viene fustigata e, tramite delle tenaglie, sottoposta a un crudele strappo delle mammelle (quella notte riceve la visita di San Pietro, che le risana le ferite rassicurandola), poi è obbligata a camminare sui carboni ardenti. Agata muore nella sua cella la notte del 5 febbraio 251.
Le reliquie di Sant’Agata si trovano attualmente nel duomo di Catania, dove sono giunte il 17 agosto 1126 dopo essere state trafugate da Giorgio Maniace, generale bizantino, un secolo prima a Costantinopoli: i resti si trovano nel busto argenteo e in uno scrigno argenteo dell’edificio.
Altre città italiane ed estere, in ogni caso, possono vantare il possesso di alcune reliquie, come capelli o frammenti di ossa. Leggenda vuole che la mammella di Sant’Agata si trovi, invece, a Galatina, in Puglia, all’interno di un convento di frati francescani.