Operazione Barbarossa

Operazione Barbarossa è il nome in codice della strategia militare con la quale l’esercito tedesco invase l’Unione Sovietica nel giugno del 1941. L’Operazione Barbarossa fu fortemente voluta da Hitler, che ordinò il più grande impiego di uomini e mezzi della storia militare. Perché?
Perché la sua visione dell’espansione tedesca prevedeva una guerra senza fine nella quale l’acquisizione di nuovi territori e la sottomissione delle popolazioni che li abitavano, dovevano portare ad una crescita e ad un arricchimento della Germania.

Operazione Barbarossa
Operazione Barbarossa: l’attacco tedesco all’Unione Sovietica iniziò il 22 giugno 1941

Il nome in codice fu ispirato dalle gesta dell’imperatore germanico Federico Barbarossa.

Il contesto storico

I tedeschi uscivano da anni di crisi economica e frustrazione sociale, che li aveva resi terribilmente pericolosi. Winston Churchill, dopo la Seconda Guerra Mondiale, disse che una grande sofferenza può liberare forze spirituali invincibili. La vendetta della Germania contro le potenze che decretarono il suo triste destino fra le due guerre mondiali, a causa dei trattati i pace, fu insaziabile. Inoltre, il conflitto con l’Urss avrebbe permesso a Hitler di accumulare più risorse per sferrare un attacco decisivo contro l’Inghilterra, unica potenza che ancora gli resisteva in Europa.

Un’altra ipotesi è che Hitler volesse abbattere il comunismo, ritenuto un male quasi al pari dell’ebraismo, e pertanto volesse intraprendere una guerra contro l’Unione Sovietica al fine di cercare, in seguito, un’alleanza con gli Stati Uniti e l’Inghilterra.

Hitler però si sbagliava: l’Inghilterra, infatti, grazie all’ostinazione di Churchill, creò un’alleanza con Stalin che costò la guerra ai tedeschi. E’ comunque complesso e difficile sintetizzare tutti i motivi per i quali una nazione come la Germania è stata trascinata in una guerra folle contro un colosso come l’Urss. Tuttavia, un elemento in più che aiuta a ragionare su quegli anni, riguarda la necessità del governo bolscevico di espandersi verso occidente per esportare la rivoluzione comunista e, più concretamente, per conquistare zone di influenza come la Danimarca, la Finlandia, la Polonia e la Jugoslavia, minacciando di fatto l’esistenza stessa del nazismo.

A Hitler questo aspetto non era sfuggito e, dopo il patto Ribentropp-Molotov che creava un’apparente alleanza fra i due Stati, era diventato palese ai tedeschi quanto i russi in realtà mirassero ad un espansione molto aggressiva in Europa. Da qui, la necessità, peraltro sempre espressa da Hitler, di annientare il comunismo.

Le forze in campo

Erano preparati i due eserciti al conflitto che avrebbe concluso la Seconda Guerra Mondiale?

Sicuramente fra le due forze in campo, i tedeschi erano quelli più preparati e meglio organizzati, benché numericamente inferiori. Tuttavia il loro punto debole era il doppio fronte, l’impossibilità di affrontare la sfida sia sul fronte occidentale che su quello orientale per un tempo troppo lungo. Per questo era necessario, per l’Alto Comando tedesco, organizzare una guerra lampo che sfruttasse a proprio favore l’estate russa per piegare il nemico, sconfiggerlo, derubarlo degli approvvigionamenti e concentrare le truppe sul fronte occidentale, in vista dell’inevitabile attacco degli Stati Uniti.

Operazione Barbarossa: l’attacco

All’interno dello Stato Maggiore tedesco vi erano non poche perplessità sulla scelta di attaccare l’Unione Sovietica e di farlo in tempi così ristretti. Molte opinioni non furono espresse, altre furono soffocate dalla sicurezza che ostentava Hitler, il quale, galvanizzato dalle vittorie ottenute durante i primi mesi di guerra, considerava lo scontro con Stalin del tutto fattibile, se solo si fosse usata la tecnica della guerra lampo. Una strategia questa che avrebbe sorpreso, secondo Hitler, Stalin e il suo Stato Maggiore che non era riuscito ancora ad organizzare l’Armata Rossa, per poter affrontare un fronte così ampio e per poter respingere gli attacchi delle truppe tedesche.

Un volta decisa la data precisa dell’attacco, 22 giugno 1941, anniversario della marcia dell’esercito napoleonico per invadere la Russia dello zar Alessandro I, l’Alto Comando tedesco iniziò a riunire uomini e mezzi verso i confini orientali e a ridosso dei territori sovietici. Siccome era ancora in vigore il patto Ribentropp-Molotov, che prevedeva, fra le altre cose, anche la reciproca non belligeranza fra i due Stati, l’esercito tedesco dovette comunicare ai suoi omologhi sovietici che il movimento delle truppe serviva solo ad ingannare gli inglesi. L’esercito tedesco, che comprendeva circa tre milioni e mezzo di uomini ed era composto da centosettanta divisioni, era stato suddiviso in tre diversi gruppi di armate. Il primo aveva il compito di conquistare i territori situati a nord, compresa la città di Leningrado, il secondo gruppo doveva conquistare i territori della Russia centrale e impadronirsi di Mosca, mentre la terza ondata, avrebbe dovuto attraversare la Russia meridionale.

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Operazione Barbarossa - 1941
Il feldmaresciallo Fedor von Bock, comandante dell’Heeresgruppe Mitte (1° a sinistra) a colloquio con il gen. Hermann Hoth, comandante del III gruppo corazzato ed il generale Wolfram von Richthofen (di spalle) • [Fonte: Wikipedia]
L’attacco iniziò la mattina del 22 giugno, quando lo Stato Maggiore ordinò l’avanzata contemporaneamente di tutte le divisioni. I russi schierarono centocinquanta divisioni, composte da un numero maggiore di uomini rispetto all’esercito germanico, circa quattro milioni e mezzo. Mentre i mezzi corazzati e le truppe terrestri si muovevano sul territorio russo, metà dell’aviazione sovietica veniva annientata dalla Luftwaffe. La tattica della guerra lampo e della velocità nell’accerchiamento del nemico, permise subito ai tedeschi di ottenere una serie di vittorie che sembrarono, al mondo, definitive. Infatti, l’Armata Rossa ebbe enormi perdite e non riuscì a contenere l’iniziale sfondamento delle truppe terrestri tedesche. In dicembre, i tedeschi erano già a Mosca. L’idea iniziale dello Stato Maggiore e di Hitler di poter sconfiggere la Russia grazie alla velocità della loro strategia, sembrò essere vincente. In questo modo si sopperiva all’unico ostacolo che aveva impedito a Napoleone dei vincere: la velocità prima che arrivasse l’inverno.

Non fu, però, sufficiente: l’esercito tedesco non riuscì a sconfiggere l’Unione Sovietica. Anche in questo caso il generale inverno ebbe la meglio sugli avversari.

Perché?

Da una parte perché, malgrado le prime intenzioni del Führer, le truppe tedesche partirono in ritardo. Sarebbe stato meglio, infatti, partire a maggio ma il fronte italiano, che in Grecia stava mostrando poche capacità offensive, costrinse Hitler a rivedere il suo piano e a ritardare l’attacco. Inoltre, durante l’avanzata ci furono molti ritardi, dovuti al ripiegamento delle truppe tedesche che dovevano reprimere le sacche di resistenza dell’esercito russo, che non erano state colpite dal primo attacco. Questo ritardo, che rallentò soprattutto l’avanzata verso Mosca, fu una delle cause della sconfitta. L’inverno russo bloccò i tedeschi, com’era accaduto nel 1812 a Napoleone.

Conclusioni

E così la Russia riuscì a sconfiggere sia Hitler che Napoleone. Le conseguenze della sua vittoria furono però assai diverse. Quando nel 1812 lo zar Alessandro I sconfisse Napoleone, la Russia aumentò la sua influenza sull’Europa. La vittoria di Stalin, invece, trasformò l’Unione Sovietica in una super potenza mondiale, la cui influenza si distese su tutta l’Europa orientale, dando avvio a quel meccanismo competitivo che portò in pochi anni alla folle corsa agli armamenti nucleari e alla contrapposizione dei due poli. Fu una conseguenza naturale, dovuta al fatto che senza l’Unione Sovietica non sarebbe stato possibile per gli Alleati vincere la Seconda Guerra Mondiale.

Stati Uniti e Inghilterra, infatti, malgrado le loro capacità belliche e le risorse di cui disponevano, non sarebbero mai riuscite a sconfiggere l’esercito tedesco e i suoi alleati se Stalin non avesse aperto un secondo fronte. L’Operazione Barbarossa, comunque, si concluse con un fallimento, malgrado in seguito, dopo un inverno devastante per le truppe tedesche, venne decisa l’Operazione Blu che aveva lo scopo di raggiungere il Mar Caspio. La controffensiva sovietica costrinse i tedeschi a ripiegare, permettendo ai russi di invadere mezza Europa. Iniziava così un nuovo capitolo che avrebbe avuto come apice la Guerra Fredda.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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