Seconda guerra d’indipendenza italiana

Ci eravamo lasciati nel 1849 con la sconfitta del Piemonte subita dagli austriaci seguita dall’inevitabile abdicazione di Carlo Alberto, al quale subentrò il figlio Vittorio Emanuele II. In questo periodo possiamo notare l’ ascesa di un nuovo personaggio, Camillo Cavour. Cavour, aveva un sogno, quello di fare l’Italia, renderla finalmente uno stato unitario sotto la monarchia dei Savoia, perciò, serviva un’altra guerra contro l’Austria: la Seconda Guerra d’indipendenza italiana.

Seconda guerra d'indipendenza italiana: Cavour e Napoleone III nella satira dell'epoca
Una vignetta satirica dell’epoca che si rifà ai Promessi Sposi di Manzoni – La satira piemontese vedeva nella Francia un’antagonista del Piemonte nel controllo della penisola: nella rappresentazione Don Abbondio è dipinto con le fattezze di Cavour, Renzo e Lucia rappresentano rispettivamente Piemonte e Italia, e Don Rodrigo è dipinto con il volto di Napoleone III.

Cavour era ben conscio che il solo esercito piemontese non poteva bastare allo scopo, decise così di rivolgersi al Re di Francia Napoleone III.

Nel 1858 l’Italia si presentava divisa in diversi staterelli: Regno Sardo, il Lombardo-Veneto degli austriaci e tre stati indipendenti ma sotto la tutela dell’Austria ossia i Ducati di Parma, Modena e Toscana; al centro c’era lo Stato della Chiesa e al sud il Regno delle Due Sicilie, sotto i Borboni.

L’antefatto principale alla Seconda guerra d’indipendenza italiana è sicuramente l’incontro che avvenne nell’estate del 1858 a Plombiers tra Cavour e Napoleone III, che, avevano in mente di cambiare la carta d’Europa e neutralizzare l’impero austriaco; da non sottovalutare che questo era un accordo difensivo, cioè, sarebbe scattato solo in caso di aggressioni dell’Austria al Piemonte, inoltre in caso di vittoria, Cavour si impegnava a cedere Nizza e Savoia alla Francia; possiamo tranquillamente definirlo un matrimonio di convenienza fra i due.

Napoleone III
Napoleone III fu uno dei protagonisti della Seconda guerra d’indipendenza italiana

Nel Frattempo, l’Austria, era a conoscenza dell’accordo di Plombiers, anche perché il 1° gennaio 1859 ci furono le enigmatiche parole di Napoleone III all’ambasciatore austriaco:

A me duole che le nostre relazioni non siano più’ cosi’ buone come io desideri che fossero…

A ciò seguì un discorso di Vittorio Emanuele II in parlamento:

Noi non possiamo restare insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi.

La Seconda Guerra d’indipendenza italiana

Indubbiamente l’Austria si sentiva minacciata, ma il piano di Cavour rischiò di saltare perché nella primavera del 1859 le grandi potenze europee lavorarono per un congresso di pace (Francia e Austria erano presenti). Per la gioia del conte non fu cosi’, perché tra il 23 e il 24 aprile 1859 l’Austria inviò l’ultimatum al Piemonte accusandolo di continue provocazioni.

L’Austria dichiarò guerra al Regno di Sardegna il 26 aprile. Il giorno seguente iniziò quindi la Seconda Guerra d’Indipendenza che vedeva alleati la Francia con 200.000 soldati e il Regno Sabaudo, in una serie di battaglie terribili e violentissime. Vi furono già da principio alcune battaglie importanti, come quella di Magenta, nei pressi di Milano, dove l’ esercito franco-sabaudo risultò vincitore costringendo gli austriaci alla ritirata.

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La conquista della Lombardia fu sancita dalle vittorie importantissime, ma anche sanguinosissime per via della perdita di innumerevoli francesi, di Solferino e San Martino, del 24 giugno 1859. Queste battaglie fecero vacillare sia l’opinione dei francesi, sia Napoleone III che, chiese la tregua, inizialmente in segreto, con l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe a Villafranca, dove era presente anche Vittorio Emanuele II, il quale sembrò accettare l’armistizio e quindi la fine della guerra.

Cavour fu indispettito, credendo che non ci si dovesse fermare proprio in quel momento: litigò aspramente con il Re dimettendosi dal ruolo di primo ministro.

Nel frattempo gli stati del centro chiesero l’annessione al Piemonte e Vittorio Emanuele non sapendo come comportarsi, decise di richiamare Cavour, perché in fondo tutti sapevano che senza di lui il processo unitario non poteva avere futuro; il conte tornò al governo nel 1860 (dopo che Alfonso La Marmora non riuscì a risolvere la situazione di stallo internazionale), periodo in cui, anche nel sud Italia vi furono numerose rivolte; così un migliaio di volontari, capitanati da Garibaldi, partì nel maggio 1860 da Quarto, territorio Sabaudo, alla volta di Marsala, in Sicilia.

Dopo diversi giorni furono conquistati dalle camice rosse garibaldine Palermo, Milazzo e Messina, che furono seguite dall’insurrezione lucana. Si arrivò dunque in Campania, ove l’ingresso a Napoli fu dei più trionfali; il Re Francesco II di Borbone fu costretto alla ritirata e abbandonò la città, le sue truppe si arresero dopo poco.

La Seconda Guerra di Indipendenza italiana durò dal 27 aprile 1859 al 12 luglio 1859.

Garibaldi incontra Vittorio Emanuele II
Un’immagine che ritrae lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e il Re Vittorio Emanuele II – L’episodio sancisce la fine della Seconda guerra d’indipendenza italiana

Con la Battaglia del Volturno, nel mese di ottobre 1860, Cavour ottenne finalmente ciò che più desiderava: Garibaldi si fece da parte e consegnò di persona al Re Vittorio Emanuele i territori appena conquistati nel famoso incontro a cavallo, a Teano il 26 ottobre 1860.

Il Re decise di intervenire personalmente con il proprio esercito per annettere l’Umbria e le Marche unendo così il Nord con il Sud; con i Plebisciti autunnali del 1860, dopo il successo della Spedizione dei Mille, i territori conquistati diventarono parte integrante del Regno d’Italia che venne dunque proclamato il 17 marzo 1861 con Re Vittorio Emanuele II.

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Alessio Bellè

Alessio Bellè, 24 anni, vive per il momento a Lecce, studia ed è appassionato di storia, arte e letteratura; affascinato dalle interpretazioni di Indro Montanelli, Mario Cervi e Piero Melograni. S'affaccia sui portali online per la prima volta.

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