Musica rinascimentale: breve storia e riassunto

L’arte musicale attraversò un periodo felice nell’epoca del Rinascimento (che si colloca tra la fine del XIV e la prima metà del XV secolo). Nel Cinquecento, le arti e le scienze ebbero un periodo di rifioritura e di rinnovamento. Con questo articolo andremo a fare un breve approfondimento sulla musica rinascimentale.

Musica rinascimentale - Liuto
Musica rinascimentale: uno degli strumenti più diffusi era il liuto. Nella foto: “Giovane suonatore di liuto girato a destra” (1625, Frans Hals – Museo del Louvre, Parigi)

La musica profana, che con l’ars nova aveva raggiunto una dignità propria liberandosi da uno stato di lunga soggezione, diventò importante grazie allo sviluppo della polifonia vocale. Nel Rinascimento, l’Italia fu al centro di grandi rinnovamenti, stimolati da una libera fantasia e dai frequenti scambi di musicisti che passavano con disinvoltura da una corte all’altra, da una chiesa o da una cappella all’altra. In diverse città sorsero centri di attività musicale. In questo periodo si svilupparono due forme musicali: il madrigale e la frottola, che venivano rappresentate nelle corti.

Il madrigale

Il madrigale vedeva insieme dalle quattro alle sei voci, il tema principale era l’amore e i testi che venivano adottati dai madrigalisti erano quelli dei grandi poeti del passato, tra i quali Dante, Petrarca e Boccaccio o quelli contemporanei: Ludovico Ariosto e Torquato Tasso. Famosi madrigali furono Luca Marenzio e Carlo Gesualdo.

La frottola

Altra forma musicale tipicamente italiana fu la frottola, che nacque presso la corte di Mantova, di contenuto popolare e di forma poetico-musicale. Questa ebbe grande diffusione tra la fine del Quattrocento ed il 1520 e di solito era a quattro voci.

Musica rinascimentale: le scuole musicali in Italia e all’estero

Intanto all’estero si andavano affermando grandi scuole musicali, quella spagnola, francese, fiamminga e austriaca, mentre in Italia i centri musicali del Cinquecento erano principalmente due: Venezia e Roma. La scuola veneziana attinse gli insegnamenti da quella dei compositori fiamminghi; quella romana invece si sviluppò successivamente nella seconda parte del Cinquecento e vide come maestro Giovanni Pierluigi da Palestrina. La scuola veneziana nacque in una Venezia spensierata, libera e mondana, che diede vita a polifonie che furono arricchite di sonorità nuove. Insieme alla musica sacra, fiorì l’elegante madrigale cinquecentesco, si diffusero frottole, villanelle, scherzi, mascherate, in un intreccio di voci.

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La scuola veneziana

La scuola veneziana ebbe inizio con Adrian Willaert, che proveniva dalla scuola fiamminga e che operò nella Basilica di San Marco, centro della musica religiosa. A lui si attribuisce l’uso del doppio coro in San Marco con due organi collocati uno davanti all’altro. La scuola di Venezia si affermò con Andrea Gabrieli e si impose con Giovanni Gabrieli: questi unì al suono dell’organo quello dei flauti, delle viole, dei tromboni, dei cornetti, oltre alle voci. Capolavori del genere profano furono creati da Luca Marenzio e da Carlo Gesualdo di Venosa. In particolare, può essere considerato il grande maestro della scuola veneziana Claudio Monteverdi.

La scuola romana

La scuola romana trattò esclusivamente musica sacra nello stile polifonico per sole voci. Elemento che caratterizzò queste forme di musica sacra fu lo stile a cappella, chiamato così perché le esecuzioni avvenivano nella Cappella Sistina, che non possedeva l’organo.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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