Monaca di Monza: analisi del personaggio dei Promessi Sposi
La figura di Suor Gertrude è una delle più contraddittorie e affascinanti tra quelle che Alessandro Manzoni descrive nel romanzo “I Promessi Sposi”. Il personaggio, che si incontra nel capitolo IX e viene descritto come la figlia di un influente principe di Milano, è ispirato a Marianna de Leyva, una donna realmente esistita, figlia del conte Martino di Monza, che prese i voti per volere di suo padre con il nome di Suor Virginia Maria.
Approfondimento
Il personaggio reale
La monaca, che era molto potente a causa dell’autorità feudale, veniva anche chiamata la “Signora”. Mentre si trovava in convento, dove comunque mostrava evidenti segni di apertura rispetto alle altre suore, la monaca intrecciò una relazione sentimentale piuttosto morbosa con Gian Paolo Osio, uno scapestrato dal quale ebbe pure due figli. Per mantenere segreta la loro torbida relazione, il giovane compì tre delitti, ma quando fu arrestato la tresca venne allo scoperto.
La stessa Leyva confermò di avere avuto una relazione con Osio. Mentre quest’ultimo morì ucciso in casa di un amico che lo aveva tradito, la monaca trascorse rinchiusa in convento gli ultimi anni della sua vita, e dopo aver subito un processo canonico non le restò che espiare le sue colpe auto flagellandosi.
Il personaggio di Alessandro Manzoni
Manzoni, che era molto abile a farcire la realtà storica con contenuti immaginari, descrive la Monaca di Monza partendo dal personaggio reale adattato alle esigenze narrative.
Il risultato è formidabile: la Monaca di Monza è di sicuro uno dei personaggi più ricordati da chiunque legga o studi approfonditamente i Promessi Sposi.
Gertrude di cui parla Manzoni è anche lei figlia di un gentiluomo milanese (il cui casato però viene omesso), è una giovane di circa 25 anni, il cui comportamento si mostra poco conforme alle regole ferree del convento: sotto il velo si intravedono i capelli lunghi anziché corti, la tonaca che indossa è più stretta del dovuto, il suo aspetto ha un qualcosa di morboso e poco trasparente.
Nel convento in cui vive Gertrude arrivano Lucia con sua madre Agnese, fuggite dal paese dopo che don Rodrigo ha tentato di rapire la giovane.
Abbiamo raccontato di loro nell’articolo: I personaggi femminili de I promessi sposi
Il padre del convento presenta le due donne alla monaca, che accetta di dare loro una stanza per aiutarle a nascondersi. La storia personale di Gertrude viene raccontata con dovizia di particolari dal Manzoni nei capitoli IX-X: la donna appare come la vittima della famiglia, ed in particolare di suo padre, che la costringe a diventare monaca per non intaccare l’eredità spettante interamente al primogenito.
L’educazione di Gertrude
Fin da piccola Gertrude viene educata con l’idea di diventare suora, addirittura è costretta a giocare con bambole vestite da monache. E’ durante l’adolescenza che Gertrude comincia a rendersi conto che non è quella la vita che desidera: piuttosto lei vorrebbe sposarsi e vivere liberamente come tutte le sue compagne.
Purtroppo il padre è irremovibile, e anzi appena l’uomo viene a sapere che la figlia prova un’attrazione verso un paggio cui la giovane fa recapitare una lettera innocente, si affretta a farla entrare nel convento di Monza, di cui viene considerata a tutti gli effetti la Badessa.
Poiché le stanze della monaca sono attigue ad una casa abitata da un giovane scapestrato di nome Egidio, i due si conoscono e intraprendono una relazione sessuale torbida, che viene mantenuta segreta. Anzi, pare che una monaca, colpevole di aver scoperto la tresca, sparì misteriosamente senza che nessuno ne sapesse nulla. La monaca di Monza si affeziona in maniera sincera a Lucia e si appassiona alla sua storia, ma l’Innominato si rivolge ad Egidio e chiede di corromperla conducendo Lucia fuori dal convento con una scusa, in modo che i Bravi possano rapirla e condurla da don Rodrigo.
Analisi del personaggio
La figura della Monaca di Monza, che conclude la sua vita di peccati espiando le sue colpe al buio e al freddo di una cella in convento, viene descritta dal Manzoni con finezza e grande introspezione psicologica.
Anche se è una donna provata dal peccato, Gertrude appare come un’altra povera vittima della civiltà del tempo, in cui le famiglie costringevano le figlie a intraprendere la vita monastica contro la loro volontà. E’ diventa famosa la frase con cui il Manzoni accenna all’inizio della relazione tra Egidio e Gertrude:
“Costui… un giorno osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose”.
un capolavoro è x sempre!