Addio ai monti (Promessi sposi): spiegazione, analisi e riassunto

L’Addio ai monti è il nome con cui si è soliti indicare un momento dei più famosi dell’intero romanzo dei Promessi Sposi, capolavoro di Alessandro Manzoni. Questo brano è considerato dalla critica una vera e propria poesia in forma di prosa. Il testo si trova nel capitolo VIII. Le parole sono pronunciate da Lucia, mentre lascia il suo paese a bordo di una barca, nella notte.

Addio ai monti Renzo e Lucia Promessi sposi illustrazione
Il momento dell’Addio ai monti: Renzo, Lucia e Agnese si allontanano da Lecco in barca (illustrazione) • Lucia tiene la testa appoggiata alla mano, ed il braccio appoggiato alla barca

Contesto

Il momento dell’addio ai monti segna l’inizio di un lungo periodo di lontananza per i due promessi sposi, Renzo e Lucia. I ragazzi sono costretti a separarsi perché Don Rodrigo ha ordinato il rapimento di Lucia, pur di raggiungere il suo scopo.

Pochi giorni prima il frate cappuccino Fra Cristoforo si era recato a casa di Lucia e Agnese. Questi, ascoltando la storia, riesce a placare la rabbia di Renzo. Decide quindi di andare a parlare con Don Rodrigo in prima persona per convincerlo a rinunciare alle sue pretese su Lucia.

Purtroppo però questo colloquio si conclude con la cacciata di padre Cristoforo. Nel frattempo Agnese, la madre di Lucia, organizza un imbroglio ai danni di Don Abbondio; con uno stratagemma tenta di far celebrare le nozze tra i due giovani, ma il piano e la strategia falliscono miseramente.

A questo punto Fra Cristoforo viene a sapere dell’intenzione di Don Rodrigo di rapire Lucia e consiglia alla ragazza di lasciare il paese. E’ lui stesso a preparare la fuga dei giovani; manda Renzo verso Milano, e Lucia (assieme alla madre) verso a, dove incontrerà Gertrude, la Monaca di Monza.

Addio ai monti: spiegazione

Inizia così un passo famosissimo, in cui Manzoni rappresenta alla perfezione, con parole poetiche, il pensiero di Lucia che abbandona la sua terra.

Lucia, la madre Agnese e Renzo si allontanano dal loro paese lacustre su una barca; attraversano il lago di Como durante la notte. Manzoni trascrive il pensiero di Lucia, che inizia con queste famose parole:

“Addio, monti sorgenti dalle acque”

La ragazza si rivolge alle montagne, che sono per lei un paesaggio sicuro e conosciuto fin dall’infanzia; è un luogo ricco di torrenti, case, paesini, pascoli lungo i pendii. Lei e la sua famiglia non partono volontariamente come coloro che vanno in città in cerca di fortuna, con la speranza di tornare un giorno ricchi nel loro paesino.

Le città vengono descritte dalla ragazza come “tumultuose” con “case aggiunte a case” quasi a togliere il respiro.

Poi pronuncia delle parole di grande impatto emotivo. Viene spinta lontano da una forza avversa, lascia quei monti, le sue abitudini per recarsi da sconosciuti senza sapere quando farà ritorno.

Si rivolge poi alla sua casa, dicendole addio; proprio lì dove aveva imparato a riconoscere i passi di Renzo che stava arrivando per stare con lei.

Lucia dice poi addio alla stessa casa di Renzo, dove sarebbe dovuta andare a vivere con lui, una volta sposati.

Infine si rivolge alla chiesa, dove si doveva svolgere il matrimonio: conclude però con una affermazione da cattolica credente; ossia che Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne un’altra più grande.

Analisi e commento

Nel brano dell’Addio ai monti, il paesaggio è l’elemento più importante: rappresenta i sentimenti dei protagonisti. Viene descritto da Lucia in maniera malinconica e poetica. Viene pronunciata più volte la parola “addio”. Ella non sa quando potrà fare ritorno.

L’ambientazione è notturna ed è come sospesa.

Questo è un momento lirico in cui il personaggio di Lucia esprime tutti i suoi sentimenti con tono idilliaco.

E’ molto forte il paragone della storia contemporanea relativo ai migranti; anche Lucia lascia la sua terra per cercare fortuna altrove, con un futuro incerto, spinta dalla paura e da una minaccia contro la quale è impotente.

Non manca però il riferimento alla Provvidenza, che è il filo rosso conduttore di tutta l’opera: nonostante la ragazza stia vivendo un momento difficile, ha fiducia in Dio: ha speranza.

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Testo completo

Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso.

Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti. Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa.

Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore.

Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.

Il brano è preceduto da un ulteriore momento molto poetico, spesso poco ricordato. Con poche parole Manzoni dipinge un quadro delicatissimo in cui poi, successivamente, incornicia le parole di Lucia.

Di seguito il testo.

Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l’ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava da mezzo il cielo.

S’udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgoglìo più lontano dell’acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que’ due remi, che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano.

L’onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che s’andava allontanando dal lido. I passeggieri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grand’ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di don Rodrigo, con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d’addormentati, vegliasse, meditando un delitto.

Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l’occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso all’estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e, seduta, com’era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.

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Anna D'Agostino

Anna D'Agostino, napoletana di nascita portodanzese d'adozione, laureata in Filologia Moderna e appassionata di scrittura. Ha collaborato con varie testate come giornalista pubblicista, attualmente insegna Lettere in una scuola secondaria di primo grado.

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