Natura morta con frutta (Matisse)

È tra il 1909 e il 1913 che Henri Matisse sviluppa un altro versante della sua ricerca, ovvero quello della natura morta. Importante è il motivo decorativo che assume nell’elaborazione di questo tema. Tra le sue opere, c’è quella intitolata “Natura morta con frutta”, realizzata nel 1910. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 89 x 116,5 custodito a Mosca presso il museo Puskin.

Matisse - Natura morta con frutta - 1910 (Still life with fruit)
Natura morta con frutta (Henri Matisse, 1910)

L’immagine è ritratta su un tappeto orientale, forse russo, sul quale sono posati un paio di fruttiere, un vaso, una bottiglia, mele, arance e limoni. Sul lato sinistro, spiccano le “Due negre”, scolpite dall’artista e presentate al Salon del 1908, proprio in occasione di una mostra dedicata alla sua scultura.

Piatta è la superficie del dipinto, i colori sono accostati con forti contrasti, che si rifanno all’avventura fauve, mentre la linea di contorno è scura e forte e si snoda sinuosa e arabescata. La prospettiva, in “Natura morta con frutta”, ha perso la sua importanza a vantaggio di linea e colore, facendone un’immagine lontana dalla realtà. Si va insomma verso forme decorative sempre più astratte.

Matisse ne fa un brano quasi astratto, una sinfonia di linee e colori che non si discostano da quelle che negli stessi anni stava realizzando Kandinsky, padre dell’astrattismo del XX secolo.

Henri Matisse è stato appunto nel primo decennio del Novecento, la figura di spicco del movimento dei fauves. La sua produzione è incentrata da una costante ricerca di essenzialità.

«Da parte mia, non ho mai evitato l’influenza altrui; l’avrei considerata una viltà e una mancanza di sincerità verso me stesso», dichiarò l’artista in un’intervista concessa all’Art Vivant nel 1925.

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E ancora nello stesso anno dirà:

«Il giovane pittore che non può svincolarsi dall’influenza della generazione precedente va verso l’insabbiamento».

Matisse partiva dalla raffigurazione della realtà per poi trasformarla in forme semplificate e appiattite grazie all’accostamento di colori primari e secondari puri, accesi, luminosi, lontano dalla descrizione naturale. Si accostò all’astrazione con la tecnica del collage su carta, con figure semplificate, che conferivano effetti dinamici e dal forte contrasto con lo sfondo. Accostava i gialli al violetto, il rosso al verde, il blu all’arancio.

La sua ricerca si basava sull’accostamento dei colori, il loro accordo o contrasto, non sul colore in sé. Ne deriva un insieme molto vivace con il gusto per la decoratività. Decoratività accentuata dalla semplificazione delle forme e dalla bidimensionalità.

Sulla propria arte diceva: “Ho lavorato per arricchire la mia intelligenza, per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito, sforzando tutto il mio essere alla comprensione delle diverse interpretazioni dell’arte plastica date dagli antichi maestri e dai moderni“.

E ancora: “Ciò che perseguo sopra ogni cosa, è l’espressione […]”.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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