La macchina di Anticitera: cos’è e cosa fa?

La macchina di Anticitera è un congegno meccanico che risale ad un periodo storico individuabile fra il 250 e il 100 a.C. Prende il nome dal luogo del suo ritrovamento in Grecia. In inglese è indicata come Antikythera mechanism.

Frammento principale della Macchina di Anticitera
Frammento principale della Macchina di Anticitera

Anticitera, il luogo del rinvenimento

La macchina di Anticitera è stata rinvenuta in un relitto di Anticitera. Anticitera o Cerigotto è una piccola isola situata a sud del Peloponneso, a nord-ovest di Creta, tra Creta e l’isola di Cerigo, in Grecia. La macchina è fra quel che rimane di un naufragio risalente al primo secolo a.C. Il ritrovamento è avvenuto nel 1900. Ecco cosa avvenne.

Un gruppo di pescatori di spugne, persa la rotta a causa di una forte tempesta, si rifugiano nell’isoletta rocciosa di Cerigotto. A largo dell’isola, in un punto profondo circa 43 metri, scoprono il relitto. La nave, da studi successivi, risulta essere affondata intorno al primo secolo a.C.

Trasportava, come ci dicono i ritrovamenti, oggetti di prestigio, tra cui statue di bronzo e marmo. Tra questi preziosi, anche la macchina di Anticitera che in quella occasione viene finalmente, dopo secoli, riportata sulla terra ferma. Successivamente diventa oggetto di lunghi studi archeologici. Oggi è conservata nel Museo archeologico nazionale di Atene, insieme ad una sua ricostruzione riprodotta in tempi moderni.

Che cos’è la macchina di Anticitera

Potrebbe essere definito come il più antico calcolatore meccanico conosciuto. La sua struttura è costituita da due ruote dentate che si muovono e che ne fanno un sofisticato planetario. Attraverso la macchina di Anticitera, infatti, si scopre, veniva calcolato:

  • il sorgere del Sole;
  • le fasi lunari;
  • i movimenti dei cinque pianeti noti – secondo quanto si conosceva dello spazio nel periodo storico di riferimento;
  • gli equinozi;
  • i mesi;
  • i giorni della settimana.

Attraverso l’utilizzo della macchina di Anticitera, infine, gli antichi greci calcolavano anche le date dei Giochi olimpici.

Come è fatta la macchina di Anticitera

La macchina di Anticitera trova luce fra gli oggetti salvati da un relitto a largo dell’isola che le dà il nome. Quando viene portata al cospetto dell’archeologo Valerios Stais, però, a causa delle centinaia di anni in mare, non è che un blocco di pietra. Stais si mette al lavoro sui reperti il 17 maggio del 1902 e in quella pietra nota un ingranaggio.

La pietra scopre presto un meccanismo fortemente incrostato e corroso, con tre parti principali e decine di frammenti. Alla fine del lavoro Stais si ritrova con un’intera serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, collegate in un elaborato meccanismo a orologeria.

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Schema del meccanismo della Macchina di Anticitera
Lo schema del meccanismo della Macchina di Anticitera

La macchina è di circa 30 centimetri per 15, spessa come un libro. È costruita in rame e montata su una cornice di legno. Sulla sua superficie ci sono oltre 2.000 caratteri di scrittura, decifrati al 95 per cento.

Il parere degli studiosi

Molti studiosi sin da subito si sono detti dubbiosi rispetto soprattutto alla collocazione storica della macchina di Anticitera. Il meccanismo, a loro parere, è troppo complesso per essere stato collocato nel relitto, fra statue e gioielli. Sicuramente risale invece ad un planetario e un astrolabio.

Nel 1951 il professor Derek John De Solla Price, fisico, storico e informatico inglese, inizia i suoi studi sulla macchina, facendo un’attenta esamina di ogni singola parte. Price scopre un apparecchio di altissima complessità, stila una descrizione completa del funzionamento originario. Conclude che, contrariamente a quanto si era creduto, nella Grecia del II secolo a.C. esisteva una tradizione di altissima tecnologia.

Derek John De Solla Price con un modello della macchina di Anticitera
Derek John De Solla Price con un modello della Macchina di Anticitera da lui studiato e ricostruito

Dà quindi parere più che positivo sulla collocazione storica della macchina. Solo nel 2016, scansioni ad alta risoluzione con raggi X hanno permesso di leggere le iscrizioni che, si scopre, riportano il calendario di eventi astronomici, eclissi e anche le date dei giochi olimpici.

Il vero prodigio della macchina è che sia giunta a noi

Da Price in poi, superata una prima incertezza, non è difficile datare al II secolo a.C. un congegno di così alta tecnologia. L’ellenismo, infatti, vide operare molti studiosi che si dedicarono ampiamente anche alla tecnologia, realizzando macchine molto sofisticate. Parliamo di automi come la macchina a vapore di Erone, per esempio.

Pensiamo alla figura di Archimede. Cicerone descrive una sua macchina, presente a Siracusa, che era capace di rappresentare i movimenti del Sole, dei pianeti e della Luna, le sue fasi e le eclissi. Sempre in Cicerone troviamo la descrizione di un’altra macchina riferita a Posidonio di Rodi. Questa macchina, descrive Cicerone, è capace di riprodurre in maniera esatta il moto diurno e notturno del Sole, della Luna e dei cinque pianeti.

Macchina di Anticitera - Antikythera mechanism - una ricostruzione del 2007
Una ricostruzione del 2007 della Macchina di Anticitera (Antikythera mechanism)

Un velo di mistero: i manufatti fuori dal tempo

In qualche caso anche la macchina di Anticitera viene annessa alla lista degli “Out od place artifacts” (OOPart) ovvero “manufatti fuori dal tempo”. Alcuni archeologi, e appassionati della materia, ancora faticano a riconoscere in questa macchina un artefatto scientifico ellenistico. Come tutti gli OOPart anche la macchina di Anticitera resta un marchingegno che con difficoltà, da una parte della comunità scientifica, viene collocato nel tempo.

In particolare, come ha definito il padre di questa categoria di studi, il naturalista statunitense Ivan T. Sanderson, resta “anacronistico”, fuori dal tempo, impossibile da riferire all’età storica a cui è stato riferito. Questo il nesso principale dell’archeologia misteriosa o pseudoarcheologia.

Fra i casi celebri di OOPart troviamo l’antica capitale del Perù, Cusco; la “Porta del Puma” in Bolivia; le rovine di Nan Madol e altri siti in Micronesia. Alcuni restano dei misteri aperti, altri con il tempo sono stati dichiarati dei falsi OOPart.

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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