La fattoria delle betulle (opera di Klimt)

Gustav Klimt, a partire dagli anni Novanta del XIX secolo, si dedicò alla pittura di paesaggio, lavorando dal vero en plein air, senza realizzare nessun disegno. Ciò dipese dal suo modo di lavorare, in quanto amava realizzare le sue opere appunto all’aria aperta, e poi capitava che le completasse nel suo atelier a Vienna, aiutandosi con delle fotografie. Quiete e silenzio sono i protagonisti dei suoi quadri, dove manca la presenza umana ad animare le scene naturali. Tra le opere realizzate nel 1900, vi è “La fattoria delle betulle”, un olio su tela di centimetri 80 x 80, conservato a Vienna presso l’Osterreichische Galerie Belvedere.

La fattoria delle betulle
La fattoria delle betulle (1900, Gustav Klimt)

La fattoria delle betulle: analisi del quadro

È probabile che lo stile di quest’opera, tra i primi dipinti del genere, sia stato influenzato dalle opere dell’artista belga Theo van Rysselberghe; seppure tendenzialmente naturalistico, lo stile del quadro “La fattoria delle betulle” ha già alcune caratteristiche decorative  poi sviluppate negli anni successivi da Klimt, come – ad esempio – la ripetizione di alcuni elementi e la composizione quasi priva di orizzonte.

In fondo, nella tela, si vede la fattoria, proprio ai margini. La scena viene rappresentata senza un protagonista e senza un centro, dove predomina il prato, con i tronchi di betulla, esili e fragili. Non vengono rappresentate le chiome, gli alberi sono infatti tagliati, una scelta questa che deriva dalle stampe giapponesi.

Klimt e i paesaggi

In quanto al formato dei paesaggi di Klimt, si nota che questi erano caratterizzati dalla forma quadrata (un altro esempio è Faggeto I), proprio per la mancanza di direzione e per ispirare pace e tranquillità; si evince infatti la mancanza di movimento per non disturbare la pace, accentuata dalla distribuzione della luce, anche se i primi dipinti hanno un’atmosfera cupa con alberi che si snodano dritti e sottili, che stanno a rappresentare l’aristocratica solitudine dell’uomo.

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Questo interesse dell’artista per i paesaggi si deve ai lunghi soggiorni estivi trascorsi sull’Attersee con la famiglia Ploge, dal 1900 in poi. Un terzo motivo, probabilmente, va ricercato nel fatto che la rappresentazione del paesaggio era libera da ideologie, rispecchiava infatti “interiorità”. Klimt riesce a rappresentare il paesaggio come fosse un mondo magico, conferendo alle sue opere serenità. Per cogliere il particolare, spesso Klimt utilizzava un binocolo da teatro o un cartone con un buco al centro.

In una lettera di Klimt alla sua amica Marie Zimmermann, Klimt menziona La fattoria delle betulle. I giovani alberi di betulla erano un soggetto popolare per i pittori, perché simboleggiavano la stagione della primavera e la rapida crescita degli adolescenti. Klimt era un osservatore molto attento della natura e in quest’opera mostra i prati in tre diverse fasi:

  1. Il prato di fronte con le margherite;
  2. i fili lunghi e sottili nella striscia sulla sinistra;
  3. il prato falciato con i tipici alberi da frutto nella parte posteriore.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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