I Maya e la religione

Ciò che rende una religione complessa è la fase stanziale di un popolo, cioè il passaggio dal nomadismo ad un luogo stabile nel quale una società costruisce i suoi usi e costumi anche in base all’influenza del contesto in cui risiede. Fra gli usi e costumi che caratterizzano una società la religione è uno degli aspetti più importanti, perché la sua evoluzione storica lascia più tracce di altri costumi e tradizioni, inoltre  la sua funzionalità appartiene ad una casta che conosce e pratica le arti della memoria, fra queste il disegno e la scrittura. Anche i Maya ebbero un periodo di nomadismo che si concluse con il passaggio ad un’esistenza sedentaria.

Maya

Durante il primo periodo, mentre si spostavano da un luogo all’altro, alla ricerca di cibo e migliori condizioni di vita, i loro usi religiosi erano limitati. Il popolo Maya all’epoca adorava la natura in alcune sue manifestazioni e non aveva una casta sacerdotale ma ogni famiglia officiava dei sacrifici secondo le indicazioni del capo famiglia.

Le credenze dei Maya in questo periodo erano legate ad una forma di adorazione verso la dualità intrinseca nella natura, quindi la vita e la morte, il sole e la luna, il giorno e la notte, il genere maschile e il genere femminile. In questo periodo il rapporto con la natura era molto forte con una profonda ricerca del legame tra uomo e natura stessa.

In seguito grazie alla scoperta dell’agricoltura e quindi ad una forma di sostentamento che richiedeva anche l’organizzazione territoriale della società, i Maya svilupparono una religione complessa in cui la casta sacerdotale aveva un potere notevole e che consacrò nel tempo, aumentando la complessità dei riti e della relazione fra uomini e dei. Il dio creatore di tutte le cose era Itzamà, dio del sole, che veniva adorato soprattutto perché protettore dell’agricoltura. Oltre a lui venivano adorati Kukulkàn, dio che rappresentava il cielo; Ixchel, dea della luna, che proteggeva la fertilità e la donna; Ahpuch, dio della morte.

Il tempio maya di Kukulkàn
Il tempio maya di Kukulkàn

L’amministrazione della religione e dei riti era governata dalla casta sacerdotale che deteneva le conoscenze culturali più importanti, oltre al calendario dei riti, delle feste e degli usi cerimoniali dei sacrifici. I sacerdoti indossavano la pelle degli animali più rappresentativi, il giaguaro e il cervo per assorbirne le qualità.

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E’ da notare come i sacerdoti Maya non furono solo amministratori della religione ma anche dell’organizzazione politica e sociale del popolo e questo perché il potere spirituale influenzò anche il potere temporale permettendo a uomini colti che conoscevano l’astronomia, la matematica e la fisica di diventare anche amministratori della cosa pubblica legiferando e insegnando i limiti della libertà al popolo.

La fase stanziale permise anche la creazione di templi sempre più grandi e imponenti. Naturalmente la casta sacerdotale costituì a questo punto una realtà a parte rispetto alla popolazione la quale non sempre seguiva la ritualità ufficiale, creandosi una propria credenza religiosa parallela a quella ufficiale e per certi aspetti più radicata. Infatti, i sacerdoti erano gerarchicamente la casta più potente all’interno della quale vi era una suddivisioni di compiti e di potere più complessa e articolata che in altre società e comunità dello stesso periodo.

Nella casta superiore i sacerdoti svolgevano occupazioni di carattere intellettuale studiando la matematica, la posizione dei pianeti e delle stelle, arricchendo e conservando archivi di pergamene su argomenti di varia natura soprattutto storici, amministrativi e religiosi, praticando la medicina e sperimentando l’architettura, soprattutto dei templi. Nella casta inferiore vi erano invece i sacerdoti che praticavano i sacrifici. Vi era un sommo sacerdote che comandava su tutti gli altri, il suo nome era Ahaucan, ed era potente come un re.

I riti prevedevano offerte di frutta, fiori e animali nel periodo pre-classico (dal 1500 a. C. al 317 d. C.) e nel periodo classico (dal 317 d. C. al 987 d. C.) ma nel periodo post-classico cioè dal 987 d.C.,  si passò anche  ai sacrifici umani. La decadenza dei Maya coincise con l’aumento dell’efferatezza dei riti religiosi.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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