Il dado è tratto. Da dove deriva questa celebre frase? Sapevi che nasconde un errore storico?
L’espressione “il dado è tratto” è oggi utilizzata nel linguaggio comune. Ricorriamo a questa locuzione, in particolare, quando vogliamo dire che la decisione è presa e non si può più tornare indietro. Non tutti sanno, forse, che utilizzando questa frase andiamo a smuovere decenni e decenni di storia di letteratura latina e anche greca. La frase “il dado è tratto”, infatti, è la traduzione dell’antica espressione latina “alea iacta est” a sua volta, pare, pronunciata da Cesare in lingua greca. Non tutti però sanno che la celebre frase nasconde un errore storico. Scopriamolo assieme.
Approfondimento
La versione latina.
Svetonio e il suo “De vita Caesarum”
La frase “alea iacta est”, tradotta come “il dado è tratto”, appare nell’opera di Svetonio “De vita Caesarum” (Vite dei Cesari). Lo storico, in particolare, raccoglie nel suo scritto la biografia di Gaio Giulio Cesare e di undici imperatori, da Ottaviano Augusto fino a Domiziano, narrando due secoli di storia romana.
L’espressione “alea iacta est” si legge nel passaggio in cui Svetonio riporta – probabilmente traendo dagli scritti del precedente Gaio Asinio Pollione – l’episodio in cui Giulio Cesare varca il Rubicone il 10 gennaio del 49 a.C.
Questo atto resta storico giacché oltrepassando il Rubicone, situato nell’attuale Emilia Romagna, Cesare viola la legge che proibiva l’ingresso armato dentro i confini dell’Italia.
Così facendo dà avvio alla seconda guerra civile, quella nota contro Pompeo, in cui si scontrano, fra il 49 e il 45 a.C., Cesare e i suoi sostenitori, appunto, e la fazione tradizionalista e conservatrice del Senato, guidata come detto da Pompeo.
La versione greca.
Le “Vite parallele” di Plutarco
Si racconta che probabilmente l’espressione fu pronunciata in lingua greca. Così riporta Plutarco nelle “Vite parallele”, citando, a sua volta, la commedia di Menando intitolata “Arreforo”.
Nel testo, Plutarco mette insieme le vite di uomini celebri, creando delle coppie pescate nel mondo romano e in quello greco antico, per raccontare vizi e virtù.
Il passaggio che stiamo trattando si trova nella vita di Pompeo, prima alleato poi avversario di Giulio Cesare, accoppiato da Plutarco al re di Sparta Agesilao.
Nel passaggio in questione però si legge “Sia lanciato il dado” ovvero l’espressione non è affermativa, ma imperativa.
E’ un errore di traduzione?
La tesi di Erasmo da Rotterdam: “esto” non “est”
Il filosofo e umanista olandese Erasmo da Rotterdam si trovò a congetturare su questa espressione, ricostruendo il filo della storia della locuzione da Plutarco a Svetonio.
La sua tesi è che nella traduzione dal greco al latino si fece erroneamente cadere una “o”.
Per chiarire: non si tradusse come sarebbe stato corretto “alea iacta esto” ovvero “sia lanciato il dado” ma, come giunge a noi, “alea iacta est”.
Questo errore conferì alla locuzione quell’accezione di azione fatta e finita che l’ha resa utile al linguaggio comune e per questo, se vogliamo, ancora in uso.