Clandestino: etimologia e uso corretto della parola
La parola clandestino si è diffusa nell’uso comune in modo ossessivo attraverso i giornali e nelle dichiarazioni dei politici. Questo termine viene utilizzato per indicare uno straniero che soggiorna in un Paese, violando le leggi di immigrazione.
Approfondimento
Senza documenti
In particolare in Italia il termine clandestino si riferisce a tutti gli stranieri che anche se entrati regolarmente nel Paese, restano anche dopo la scadenza del visto o dell’autorizzazione al soggiorno. In questo caso il termine corretto da usare sarebbe migrante irregolare.
Per esempio, negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni si dice in modo più corretto: undocumented person. Tradotto in italiano significa persona senza documenti.
Clandestino: etimologia e uso corretto
Clandestino originariamente era un aggettivo e poi si è diffuso anche come sostantivo. La parola deriva dal latino “clam” (di nascosto) e “dies” (giorno).
Per la legge il clandestino non esiste, non è infatti citato nel testo della Legge Bossi-Fini e neppure nel testo unico sull’immigrazione che, all’articolo 10 bis, disciplina il “reato di clandestinità”, ma che usa al contrario questo termine definendolo come “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato”.
Questa parola, cioè clandestino, è fortemente negativa, tanto che la Carta di Roma raccomanda ai giornalisti di evitarne l’uso. La parola clandestino quindi non può essere usata come sinonimo di immigrato. La maggioranza dei migranti sono infatti regolari e sono oltre 5 milioni, cioè dieci volte più degli irregolari (circa 500mila – dati: gennaio 2019).
Etichetta
Gli sbarchi sono visti nell’immaginario collettivo come l’emblema delle migrazioni irregolari. Ma non è così: la maggior parte degli sbarchi sono nel 90 per cento dei casi operazioni di soccorso in mare dei migranti naufraghi.
Insomma, l’etichetta clandestini non va proprio usata. Essa è discriminatoria. L’alternativa consigliata è migrante irregolare oppure senza permesso di soggiorno. Entrambe le espressioni non hanno un impatto discriminatorio e risultano più corrette per indicare una persona che si trova in un Paese straniero priva di regolare permesso.