Circe nella mitologia: chi era e cosa rappresenta
La figura della maga Circe è da sempre avvolta dalla leggenda, sin da quando la sua storia divenne famosa grazie al racconto del suo incontro con Ulisse presente nell’Odissea di Omero. Nell’opera omerica è indicata come una dea. Non esistono in letteratura molte fonti riguardanti la sua storia, se non quelle dello stesso Omero, di Virgilio, di Ovidio con Le Metamorfosi e alcuni altri autori greci. La figura della dea-maga è narrata anche nel ciclo degli Argonauti, in cui compare proprio nel ruolo di zia di Medea, moglie di Giasone.
Approfondimento
La storia di Circe
Secondo la tradizione, Circe sarebbe figlia di Elio, dio del sole, e della ninfa Perseide; è sorella di Eete, sovrano della Colchide e padre di Medea, e Pasifae che sposò Minosse re di Creta e che generò il Minotauro.
Circe avrebbe quindi ottenuto l’immortalità e i poteri magici dal padre, mentre la voce melodiosa e umana dalla madre. Non si hanno molte notizie sulla sua infanzia, sappiamo solo che ella da adolescente si innamorò dell’umano Glauco. Il giovane, però, non la ricambiava ed era attratto della bellissima ninfa Scilla. Circe, pazza di gelosia, creò una pozione magica e trasformò la ragazza in un orrendo mostro marino che dimorò lungo le coste della Calabria diventando il terrore dei naviganti. Circe scoprì quindi di possedere alcuni poteri e di saper manipolare le erbe magiche (pharmaka), e divenne esperta nell’arte della trasfigurazione.
Non si sa molto altro di lei, se non che da adulta visse nell’isola di Eea (attualmente identificata come il promontorio del Circeo, nel basso Lazio) attirando i naviganti bisognosi di ristoro con la sua voce melodiosa.
La maga viveva circondata da bestie feroci che però aveva reso mansuete; si dilettava a creare filtri e pozioni nel suo laboratorio.
L’incontro con Ulisse
Anche Ulisse, il protagonista dell’Odissea che viaggiò per dieci lunghi anni attraverso il Mediterraneo, incontrò la maga Circe. Lui e i suoi uomini si ritrovarono ad approdare ad Eea dopo aver visitato il paese dei Lestrigoni (zona geografica forse identificabile con la Sardegna).
«E arrivammo all’isola Ea: vi abitava
Odissea, X, 135-6
Circe dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana»
Non appena approdarono sulle rive dell’isola, Ulisse inviò un piccolo gruppo dei suoi in esplorazione: l’isola sembrava disabitata ma essi sentirono una voce melodiosa e la seguirono, fino a giungere dalla maga.
Qui Circe li fece prima banchettare, poi, grazie ad un filtro – ciceone – li trasformò in porci. Tra di loro solo Euriloco non venne trasformato; questi tornò alla nave ad avvisare Ulisse. Egli, con l’aiuto di un’erba magica offertagli da Ermes (il moly), riuscì a non trasformarsi e arrivò a minacciare la maga di ucciderla se non avesse liberato i suoi uomini dall’incantesimo.
Messa alle strette, Circe trasformò di nuovo l’equipaggio in esseri umani e offrì a loro ospitalità.
La permanenza sull’isola durò molto più del previsto: Ulisse e Circe, infatti, vissero una passionale storia d’amore per quasi un anno.
Dalla loro unione sarebbe nato anche un figlio, di nome Telegono, cresciuto dalla madre fino all’età adolescenziale. Egli, secondo la Telegonia (poema epico attribuito a Eugamone di Cirene), si sarebbe poi recato ad Itaca dove avrebbe ucciso suo padre per errore e sarebbe diventato il fondatore di Tuscolo o Preneste.
La vita della maga Circa dopo l’incontro con Ulisse
Dopo la storia con Ulisse, Circe si sarebbe occupata del figlio avuto da lui, dedicandosi ad una nuova vita.
Le leggende narrano che la maga avrebbe poi sposato Telemaco, il figlio di Ulisse e Penelope, per vivere insieme a lui la sua vita immortale.
Curiosità
Molte sono le rappresentazioni pittoriche del mito della maga Circe e del suo incontro con Ulisse; alcuni frammenti e vasi sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Atene e al Metropolitan Museum of Art di New York.
La figura della dea è ritornata alla ribalta nel 2018 quando la scrittrice americana Madeline Miller le ha dedicato un romanzo di grande successo (dal titolo Circe): in esso, la storia di Circe viene raccontata con straordinaria umanità dalla sua infanzia fino alla maturità, facendo emergere il contrasto tra il suo essere dea e donna allo stesso tempo. Circe nel racconto prova quindi le emozioni di una donna, piena di contraddizioni, alla ricerca della sua felicità terrena.
Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l’estensione e l’ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa.
Incipit del libro di Madeline Miller
A Circe è dedicato un cratere su Teti, satellite di Saturno, e anche un asteroide.