Canto del cigno: perché si dice così?

Con l’espressione Canto del cigno si indica l’ultima opera e la più pregevole di un artista, o anche di un professionista. Così si indica anche l’addio alle scene, al mondo del lavoro e all’arte. Questo modo di dire trae origine dalla natura.

Perché si usa questa espressione?

Un cigno che canta
Da dove deriva il modo di dire Canto del cigno? Perché il cigno canta?

Canto del cigno: le origini del modo di dire

Il modo di dire “Canto del cigno” viene dal fatto che in Natura il cigno selvatico fa un ultimo atto sublime, prima di morire.

Questo volatile, infatti, emetterebbe un suono melodioso e gioioso – totalmente differente dal suo solito verso – nell’attimo prima di lasciare la vita.

In inglese è indicato letteralmente con Swan Song.

Nella letteratura: Platone

Platone parla del “canto del cigno” nel Fedone.

Si legge:

Gli uomini mentono anche sui cigni e sostengono che essi, prima di morire, cantino per il dolore.

Ma nessun altro uccello se ha fame, freddo o altro inconveniente esprime col canto la sua sofferenza.

I cigni, sacri ad Apollo, al termine dei loro giorni, prevedendo il bene che troveranno nel ricongiungersi al loro dio, si rallegrano. Allo stesso modo Socrate, compagno di servitù dei cigni e non meno di essi indovino, gioisce. Egli è certo che, nel momento in cui la sua anima si sarà liberata dalle catene del corpo, potrà finalmente ritornare alla vera luce.

Un cigno, un “topos”

L’allegoria che soggiace alla storia del “Canto del cigno” è divenuta col tempo un vero e proprio “topos”, una sorta di luogo comune a cui la letteratura a vario titolo è ricorsa.

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Durante il Rinascimento, per esempio, tanti madrigalisti vi hanno fatto riferimento.

Il musicista fiammingo Jacques Arcadelt (1507-1568) compone “Il bianco e dolce cigno”; nel 1612 il compositore e organista inglese Orlando Gibbons pubblica “The silver swan” ovvero “Il cigno d’argento”.

I “Lieder” di Schubert, ultima opera

Anche il musicista viennese Franz Schubert si è ispirato a questo topos per la sua raccolta di 14 Lieder, datata 1828; il titolo è ”Schwanengesang” appunto “Il canto del cigno”. Ironia della sorte si tratta dell’ultima opera dell’autore: Schubert fu colto da tifo e morì il 19 novembre dello stesso anno.

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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