Tangentopoli: il caso Mani pulite
In questo articolo, raccontiamo uno dei più grandi scandali che colpì l’Italia nel febbraio del 1992, periodo in cui ebbe inizio Tangentopoli. Tutto fu scatenato da un episodio molto particolare, che consisteva nell’azione del socialista Mario Chiesa, presidente e amministratore della casa di cura “Pio Albergo Trivulzio” avente sede a Milano, che ricevette nel suo ufficio l’imprenditore Luigi Magni, il quale assicurò la pulizia dell’edificio con il versamento di una somma di denaro, di una “tangente“, di 7 milioni di lire lestamente chiusa nel cassetto da Chiesa. Mario Chiesa ignorò il fatto che questo versamento fu fatto d’accordo con l’autorità giudiziaria, che aprì un’inchiesta per l’accaduto.
Approfondimento
Dal caso Chiesa a “Mani pulite”
Dunque il caso Chiesa fece da detonatore per l’avvio di Tangentopoli che, sostanzialmente, era dovuta alla corruzione che in Italia è sempre esistita, perciò non si può fissare una data ben precisa per stabilire l’inizio di questo caso, ma si può arrivare al perché si sia arrivati a questo punto.
Mi associo chiaramente al pensiero che Indro Montanelli ebbe a riguardo: egli cercò di dare dei perché e partì da un articolo della Costituzione Italiana; tale articolo affermava che i partiti sono delle associazioni private che non figurano fra le istituzioni. I partiti, dunque, avevano lo scopo di fare da collante tra la classe politica e l’elettorato; alcuni di questi partiti erano rappresentati da persone che si mettevano in gioco per affari personali, cioè, per far carriera o per fare soldi. Tutto ciò venne ampliato dalla fine del Partito Comunista che, nel bene o nel male, teneva comunque distante da sé questa situazione.
Tornando all’inchiesta di “Mani pulite“, il 17 febbraio 1992 il sostituto procuratore Antonio Di Pietro inchiodò Mario Chiesa con le mani nel sacco e, dalle confessioni di quest’ultimo, insieme a quelle di altri coinvolti e imputati, si delinearono delle trame assurde che si allargarono con l’inclusione di esponenti del mondo politico ed economico italiano. Venne fatto il nome addirittura di Bettino Craxi, il quale successivamente vedremo che della meccanica tangentizia fu considerato il massimo manovratore; insieme a lui altri esponenti politici vennero tirati in ballo, fra cui Arnaldo Forlani e Severino Citaristi (segretario amministrativo della Democrazia Cristiana).
Tangentopoli
Tra il febbraio 1992 e il febbraio 1994, le procure coinvolte in Tangentopoli inviarono avvisi di garanzia e richieste d’autorizzazione per procedere con le indagini per un totale di circa 500 atti, destinatit a deputati e senatori; davanti alla corte si presentarono e sfilarono addirittura 3 ex presidenti del Consiglio dei Ministri: Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani e appunto Bettino Craxi. Quest’ultimo, nella sua difesa, dichiarò in sintesi che tutti sapevano e tutti pagavano; si sapeva inoltre che delle aziende importanti finanziavano i partiti dando anche delle mazzette ai finanzieri.
Quindi, possiamo dire che Craxi cercò di generalizzare un po’ tutto e, con questa posizione, probabilmente volle mettere in risalto che non fu lui a creare questo sistema, il quale era già presente, ma ne approfittò come un po’ tutti quanti che ne erano a conoscenza; gli imprenditori, dal canto loro, si dichiararono concussi e non corrotti.
Le conseguenze
Le rivelazioni sullo scandalo e la crisi economica, che avrebbe portato al crollo della lira, determinarono un’ondata di proteste nelle piazze italiane; ciò portò alla nascita di un governo tecnico, affidato al numero uno di Bankitalia Carlo Azelio Ciampi.
Va ricordato come la tensione a livello istituzionale fosse alta anche per il delicato contesto storico: sono questi infatti gli anni in cui la mafia uccise in un attentato i giudici Falcone e Borsellino (19 luglio 1992).
Nel frattempo, Bettino Craxi si dimise dalla segreteria del Partito Socialista Italiano e poi, mesi dopo, venne addirittura sciolta la Democrazia Cristiana.
Le sole indagini condotte dal Pool di Mani Pulite fecero finire sotto inchiesta circa 4.520 persone; la fase cruciale dell’inchiesta finì con le dimissioni di Antonio Di Pietro (si dedicò alla vita politica poco dopo) che lasciò la magistratura nel dicembre 1994 per una vicenda di prestiti non dichiarati, passando dall’essere considerato come “Uomo della Provvidenza” all’essere criticato aspramente dopo alcune vicende personali.
Tangentopoli, dunque, può essere considerata e può anche essere vista come una sorta di mafia organizzata senza sangue, senza crimini e senza uccisioni, ma un ente che riuscì comunque ad avere una propria illegalità diffusa.