San Girolamo nello studio, analisi dell’opera di Colantonio
Colantonio del Fiore realizzò questo dipinto, San Girolamo nello studio, nel 1445 durante il suo periodo napoletano, che durò quasi venti anni dal 1440 al 1460. L’opera faceva parte di un polittico commissionato forse da Alfonso il Magnanimo, re di Napoli, oppure dall’ordine francescano per la chiesa di San Lorenzo Maggiore.
Ad oggi non è rimasta traccia del polittico ma le due opere, sia questa che ritrae San Girolamo nello studio, sia un’altra in cui San Francesco consegna la regola francescana, esposte entrambe al museo di Capodimonte a Napoli, sono intatte e ben conservate.
Approfondimento
San Girolamo nello studio: dati del quadro
Tecnica
Tempera su tavola
Misure
121×151 cm
Anno di realizzazione
1445
Luogo di conservazione
San Girolamo nello studio è esposto presso il museo di Capodimonte, a Napoli.
Descrizione del dipinto
In questo dipinto possiamo ammirare, al centro, San Girolamo (a volte indicato anche come San Gerolamo), intento nel togliere la spina dalla zampa del leone.
La leggenda del leone
La leggenda narra che in un monastero francescano dove risiedeva San Girolamo, arrivò un leone ferito: tutti i monaci scapparono, tranne il santo che, invece, andò incontro al leone e lo curò.
San Girolamo
Nel dipinto, proprio in onore della commissione francescana, San Girolamo non veste gli abiti cardinalizi ma indossa un abito francescano. Il pittore Colantonio, però, ricorda il ruolo del santo all’interno della Chiesa cattolica, ponendo il suo berretto porporato a sinistra, posto su un tavolino.
San Girolamo fu cardinale, traduttore della Bibbia e uomo coltissimo.
La realizzazione del berretto è, in tutto e per tutto, perfetta e identica all’originale.
L’influenza dell’arte fiamminga
Proprio il berretto di San Girolamo dimostra l’attenzione di Colantonio verso i dipinti fiamminghi. In particolare verso le opere di Jan van Eyck.
Ad esempio, i dettagli dei cordini sono incredibilmente uguali all’originale; l’ombra che uno di essi proietta sulla larga tesa dimostra la capacità straordinaria di Colantonio nel cogliere i minimi dettagli.
Il pittore, che ha operato a Napoli per molti anni diventando il più importante pittore partenopeo del ‘400, è anche l’unico che in tale epoca abbia lasciato tracce biografiche del suo lavoro e del suo operato.
Il rapporto con la natura fiamminga è comprovato anche dalla realizzazione dello studio del santo. Le pergamene, i libri, i calamai, le ampolle sono dipinti con una ricchezza di dettagli straordinaria che ricorda non solo le pitture fiamminghe ma anche le opere di Antonello da Messina, di cui Colantonio era stato maestro.
In precedenza abbiamo analizzato l’opera omonima San Girolamo nello studio, di Antonello da Messina.
E questi oggetti che arredano lo studio sono un’alternativa visiva all’impianto centrale dell’opera, in cui spicca come protagonista il santo, con accanto il leone.
Altri possono essere i riferimenti della pittura di Colantonio: oltre a Jan van Eyck di cui abbiamo detto, possiamo citare anche il provenzale Barthélemy d’Eyck che lavorò presso la corte aragonese fra il 1438 e il 1442, e Jean Fouquet.
Queste influenze sono anche la conseguenza dei rapporti commerciali fra Spagna, Francia e Napoli che hanno portato in quegli anni all’incontro fra opere d’arte di origine diversa destinate alla corte partenopea.