Storia della radio: come è nata la radio, le origini e la sua evoluzione

La radio è uno strumento che ha segnato una tappa importante nel campo della comunicazione. Ripercorrere le origini e la storia dell’invenzione della radio è utile per comprendere come si è sviluppata la tecnologia fino ai giorni nostri.

La scoperta della radio è stata preceduta, un po’ di tempo prima, da quella dell’esistenza delle onde elettromagnetiche. Queste, viaggiando nell’etere, possono essere captate attraverso l’utilizzo di strumenti adatti.

L’importanza delle radiazioni elettromagnetiche era stata acclarata dagli esponenti del mondo scientifico. Nonostante ciò nessuno ancora era riuscito a scorgere l’applicazione pratica di tale scoperta.

Marconi invenzione e storia della radio
Illustrazione con Guglielmo Marconi e la sua invenzione: la radio

L’invenzione della radio: Marconi e Popov

Fino a quando due fisici, l’italiano Guglielmo Marconi ed il russo Aleksandr Stepanovič Popov, assai lontani uno dall’altro, si dedicarono entrambi alla realizzazione e messa a punto di uno strumento analogo. Che fosse cioè in grado di inviare e ricevere segnali a distanza.

Il primo a costruire un ricevitore per captare le onde radio che circolano liberamente nell’aria è stato Popov, nell’arco di tempo compreso tra il 1895 e il 1896.

Il collega Marconi, in Italia, intanto, riusciva nell’intento di potenziare l’apparecchio costruito al punto di far passare i segnali da una parte all’altra di una vasta collina.

Purtroppo in Italia le capacità di Guglielmo Marconi (così come è successo ad altri studiosi e scienziati) furono sottovalutate. Egli fu costretto a proseguire e terminare la sua invenzione in un paese estero, in Inghilterra, a Londra.

Si racconta infatti che sua madre, Annie Jameson, che era cittadina britannica, scrisse all’Ambasciatore italiano a Londra chiedendo cosa potesse fare per aiutare Guglielmo. La risposta fu di partire immediatamente e di brevettare nel capoluogo britannico le invenzioni per le quali chiedere anche i necessari finanziamenti.

Aleksandr Popov

Storia della radio: il brevetto

La presentazione del brevetto del primo prototipo della radio avvenne il 5 marzo del 1896. Guglielmo Marconi anticipò Popov solo di qualche settimana. Vinse così la sfida nella realizzazione della radio: quella che è stata ritenuta l’invenzione del secolo. (La rivalità intellettuale ci ricorda anche quella tra Meucci e Bell per l’invenzione del telefono).

L’apparecchio costruito da Marconi, però, doveva essere ancora perfezionato: quando ciò avvenne, anche i più scettici si convinsero della sua efficienza ed utilità. Basti pensare che il segnale riuscì ad oltrepassare l’Oceano Atlantico, e questo decretò a tutti gli effetti la riuscita dell’invenzione marconiana.

Per l’invenzione della radio Guglielmo Marconi ottenne il Premio Nobel (per la Fisica) il 10 dicembre 1909. Il riconoscimento fu assegnato in condivisione con il fisico tedesco Karl Ferdinand Braun (a riconoscimento del loro contributo dato allo sviluppo della telegrafi a senza fili – in recognition of their contributions to the development of wireless telegraphy).

Guglielmo Marconi

L’inizio di una rivoluzione tecnologica

La sua invenzione aveva rivoluzionato il modo di comunicare. Grazie alla scoperta della radio più tardi ve ne furono altre ad essa collegate. La più importante è stata la nascita della televisione. Avvalendosi dello strumento radiofonico le persone, anche lontane tra loro, potevano inviare messaggi vocali e accorciare notevolmente la distanza fisica.

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Utilizzando la radio in mare, ad esempio, fu possibile prestare soccorso alle navi in difficoltà ed evitare molte sciagure (ad esempio l’equipaggio del Titanic riuscì a comunicare di avere un problema a bordo e chiese aiuto attraverso la radio). L’operatore addetto alle comunicazioni sulle navi è chiamato radiotelegrafista (conoscitore del codice Morse) ma anche marconista.

Altra notevole applicazione pratica della radio avvenne in ambito militare: durante la prima guerra mondiale i soldati fecero largo uso dello strumento radiofonico per comunicare e per intercettare con più facilità i nemici.

Con il tempo la radio entrò nelle case delle persone e le trasmissioni radiofoniche diventarono una piacevole abitudine. Attraverso la radio era possibile ascoltare la musica, ma anche veicolare contenuti politici: proclami e discorsi al popolo passarono da tale strumento, soprattutto durante il regime fascista.

La radio italiana nel XX secolo

Il 27 agosto 1924 nacque l’Unione Radiofonica Italiana, con sede a Roma. Con un regio decreto, in data 1° maggio 1924, fu definito il contenuto delle filodiffusioni: teatro, notizie, conversazioni, concerti.

Fino al 1974 non era possibile, nel nostro Paese, aprire una stazione radio (la radiodiffusione era ad esclusivo appannaggio dello Stato). Poi, nel 1974, la Corte Costituzionale decretò la possibilità per i privati di trasmettere localmente via cavo. Si trattò di una sentenza di portata storica, che diede il via libera, in molte città italiane, all’apertura di radio private via etere.

Due anni dopo, nel 1976, una seconda sentenza della Corte Costituzionale liberalizzò la trasmissione via etere in ambito locale. In casa, con gli apparecchi radiofonici, era possibile ricevere sia la Modulazione di ampiezza (AM) che quella di frequenza (FM). Tutte la radio private riuscirono a sfruttare le enormi potenzialità dell’FM.

Il funzionamento della radio

L’apparecchio radiofonico funziona captando il c.d. “canale”, ossia il segnale radio che in quella zona possiede maggiore frequenza. Catturare questa frequenza equivale a ciò che, in gergo tecnico, si dice “sintonizzarsi”. Ci sono diverse tecniche che permettono di ottenere una perfetta ricezione del segnale (c.d. “modulazione”).

Il segnale deve essere prima modulato, poi passa dal ricevitore per essere codificato, e infine viene trasmesso sotto forma di suono.

E’ ormai passato molto tempo dall’invenzione di Guglielmo Marconi, e la tecnologia ha fatto passi da gigante. Attualmente noi utilizziamo la Digital Radio (o Radio Digitale), che fu inventata negli anni Novanta e che garantisce una migliore ricezione, una perfetta qualità del suono e un azzeramento delle interferenze. La Digital Radio assicura la presenza e la condivisione di contenuti musicali multimediali.

Le Web Radio

Con l’avvento di Internet, sono nate moltissime web radio che diffondono il suono attraverso la Rete. Queste web radio non necessitano di trasmettitori per diffondere il segnale, ma arrivano in qualsiasi posto (anche il più lontano), con una semplice connessione Internet.

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Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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