Priapo, il mito. Riassunto, storia e affreschi simbolici

Quando il mito si fa eros

Quello di Priapo è un mito che affonda le sue radici nel mondo greco e che poi prosegue in quello romano. Priapo è il dio dell’istinto, della forza sessuale maschile e della fertilità. Tale associazione caratteriale giunge, nel mito, da una notoria caratteristica fisica di Priapo ovvero la lunghezza importante del suo pene.

Priapo, Mito: Affresco di Pompei, casa dei Vettii
Priapo: affresco presso la casa dei Vettii, Pompei

Priapo: le origini del mito

Si racconta, nel mito greco come poi in quello approdato nella cultura romana, che Priapo fosse figlio di Afrodite e Dioniso. Seppur le caratteristiche dell’una, dea della bellezza, e dell’altro, dio dell’estasi e dell’ebbrezza, si sposino bene a tale figlio, alcune opere minori danno Priapo come figlio di Afrodite e Ermes, messaggero degli dei, o Adone, incarnazione archetipica della bellezza giovanile maschile, o ancora Zeus, padre di tutti gli dei.

In ogni caso, la storia vuole che Era, moglie di Zeus, gelosa per il rapporto adulterino del marito con Afrodite, scagliò su Priapo la sua ira rendendolo grottesco nel corpo e, in particolare, ingrandendo fuori misura i suoi genitali.

Un dio mai salito all’Olimpo

Il culto di Priapo ha un certo legame con il suo essere più terreno che divino. Oltretutto il mito narra che mai ascese o fu accolto nell’Olimpo. Fu infatti cacciato dal monte degli dei per avere abusato di Estia, figlia di Crono e Rea.

In questa cacciata prende un ruolo anche l’asino – spesso poi iconograficamente associato a questo mito, anche per le dimensioni dei genitali – che, seppur simbolo della lussuria, gli raglia contro perché se ne vada. Da allora il sacrificio a Priapo consta di un asino l’anno.

Il culto: fertilità della terra da secoli

La figura di Priapo viene richiamata nel tempo come portatore di forza e fertilità soprattutto in connessione alla terra, all’agricoltura e quindi alla ricchezza da essa derivata per le società primordiali. Si riscontrano eventi legati al culto di Priapo già con Alessandro Magno. Saranno i Romani, però, che in linea con i riti dionisiaci segneranno l’inizio di una lunga tradizione.

Le falloforie, la festa di Priapo

Il culto di Priapo fu nella cultura greca e romana al centro di un festeggiamento specifico, accoppiato al culto di Dionisio. Le celebrazioni si risolvevano in processioni solenni con lunghi cortei. In questi, l’uno dietro l’altro, si avvicendavano, rispettivamente, adulti, fanciulli, corteo rituale (detto komos), attori di commedie e attori di tragedie.

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Una nota merita il komos o corteo rituale. In questa compagine sfilavano le persone, sui carri o a piedi, che si davano ai festeggiamenti fra ebbrezza, canti, suoni, baldoria e manifestazioni giocose con esplicite allusioni sessuali.

Atto finale delle falloforie era il lancio di un liquido misto di acqua, miele e succo d’uva sulla terra, una sorta di eiaculazione propiziatoria che avrebbe assicurato fertilità e abbondanza. Tali pratiche pare siano avvenute anche in Italia, al tempo dei romani, e in particolari nella zona di Foggia e Taranto, in Puglia.

Cippi fallici, l’eredità (perduta) di Priapo alla cultura contadina

Come detto il richiamo alla fertilità, alla capacità indefessa di seminare, lega la figura di Priapo alla terra e alla produzione agricola. Nel mondo agricolo, infatti, dove ancora le tradizioni sono rimaste vivide, sono in uso i cippi fallici. Si tratta di tocchi di legno a forma, più o meno abbozzata, di pene messi a delimitare i terreni o le coltivazioni e, ovviamente, propiziatori rispetto al raccolto.

Tali abitudini, nate nel mondo classico, sono andate perse nel tempo anche perché furono aspramente ostacolate e demonizzate durante il medioevo. Durante questo periodo storico, infatti, la società fu attraversata da una forte ondata moralizzatrice ad opera delle religioni (cristianesimo, ebraismo, induismo, buddismo) che vollero diffondere il monachesimo.

Priapo: Affresco Pompei trovato nel 2008
Affresco pompeiano scoperto nel 2008 raffigurante Priapo

Priapo oggi a Pompei: due affreschi

La vera eredità di Priapo oggi sopravvive nella magica Pompei con due affreschi che lo ritraggono. In entrambi il dio è raffigurato nell’atto di pesare il proprio membro con una bilancia a due piatti, per alimenti, del tempo. Il primo ritrovamento è datato 1894. L’affresco fu rinvenuto nella Casa dei Vettii, una casa signorile su via del Vesuvio. Il soggetto nel pezzo fece scandalo al punto che restò a lungo visibile solo agli uomini.

Più recentemente, nell’agosto del 2018, un nuovo capitolo di lavori di scavo sul tesoro storico inestimabile che è Pompei ha portato alla luce un secondo affresco di Priapo: la figura è presente ancora nell’atto di misurare il peso del suo pene. Si trova in bella mostra sull’ingresso di una casa di lusso. E’ un tassello che si aggiunge a quella Pompei erotica ormai conclamata da studiosi e addetti ai lavori.

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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