Perceval o il racconto del Graal

Il titolo originale francese di “Perceval o il racconto del Graal” è Le Roman de Perceval ou le conte du Graal: si tratta di un poema incompiuto, opera di Chrétien de Troyes, scritto all’epoca delle crociate, collocabile storicamente tra il 1175 e il 1190 circa. Il committente fu Filippo I d’Alsazia, conte di Fiandra.

Perceval o il racconto del Graal
Perceval o il racconto del Graal

Perceval o il racconto del Graal: la trama

Perceval viene allevato dalla madre Herzeloide nella solitudine di una sperduta foresta, nel tentativo di tenere il figlio lontano dal pericolo delle armi ed evitando che si realizzi la sorte invece toccata al padre Gamuret e al fratello, morti entrambi in battaglia. Perceval incontra per caso quattro cavalieri dalla luminosa armatura e dopo aver affrontato un combattimento giunge alla corte di Re Artù, dove diventa cavaliere, rendendo vani tutti i tentativi fatti dalla madre per proteggerlo.

Viene educato alla vita di corte dal vecchio Gurnemanz, pertanto grazie al suo coraggio ottiene in sposa la bella Kondwiramur.

Mentre si accinge a ritornare dalla madre, già morta a sua insaputa, ha la visione del Graal, il calice che aveva raccolto il sangue di Gesù Cristo crocifisso. Poiché si credeva che tale reliquia sarebbe stata ritrovata solo da un cavaliere puro, Perceval decide di partire alla ricerca del Graal.

Dopo varie peripezie raggiunge il castello del Graal, ma purtroppo non avendo chiesto le ragioni dell’infermità del Re Anfortas perde l’occasione di diventare Re del Graal.
In preda allo smarrimento provocato dal fallimento e dalle accuse di Kundrie, la messaggera del Graal, vaga senza meta per molti anni prima di tornare finalmente alla corte di Re Artù, qui si ricongiunge con la sua famiglia e ritentando l’impresa del Graal diviene infine Re.

LEGGI ANCHE  Un altro paio di maniche: origini del modo di dire (e come si dice in inglese)

Analisi del testo

In 25 mila versi, il Perceval, vede come protagonisti i cavalieri della tavola rotonda di Re Artù, i quali realizzano il fine della quête affrontando avventure straordinarie in un mondo dalle connotazioni fiabesche e ricco di magia. Il superamento degli ostacoli conferisce perfezione ed ardimento all’eroe, difficoltà che permettono di conquistare l’amore della dama.

Come osserva Auerbach: “Lo stile diventa realistico, appena si tratta di rappresentare la vita elegante dei castelli; l’alta società feudale dell’epoca viene descritta come viveva, o come desiderava vivere“.

Chrétien de Troyes, traduttore dell’Ars Amandi di Ovidio, si configura come “l’artista della psicologia amorosa […]. La teoria dell’amore cortese voleva la donna come signora assoluta dell’amante che aveva nei suoi confronti un rapporto di servitù e vassallaggio, anche se la donna non manifestasse attenzione verso di lui; ammetteva l’adulterio, anzi le teorizzava come l’unica vera forma di amore disinteressato. Sembra che Chrétien de Troyes non condividesse fino infondo questa teorizzazione, tanto che in Erec e Enide e nell’Ivano celebra l’amore coniugale” (Baldi).

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Avatar photo

Simona Corciulo

Simona Corciulo nasce a Gallipoli il 5 maggio del 1992. Appassionata di arte e antiquariato, ha conseguito la laurea in ''Tecnologie per conservazione e il restauro'' nel 2014. Fervida lettrice, ama scovare e collezionare libri di arte, storia, narrativa - italiani e stranieri - desueti o rari.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: