Penna Bic: l’invenzione e il racconto di una storia di successo

Nel 1938 il giornalista ungherese László József Bíró inventò la penna a sfera. Bíró ebbe l’idea osservando l’inchiostro tipografico, il quale ha la proprietà di asciugarsi rapidamente e di non sbavare sul foglio ma contemporaneamente è poco fluido e quindi non poteva essere applicato attraverso l’uso di un pennino.

Bíró ebbe un’intuizione geniale: immaginò di applicare una sfera alla cannuccia dell’inchiostro in modo tale che la penna muovendosi sul foglio permettesse alla sfera di intingere l’inchiostro e girando di distribuirlo sulla carta. Grazie all ’aiuto del fratello Georg, un chimico di professione, Bíró riuscì a brevettare la sua idea e a realizzarla.

La penna a sfera così concepita ebbe un certo successo in applicazioni tecniche. Ad esempio, fu molto apprezzata dall’aviazione militare, perché l’inchiostro di stampa resisteva bene in ambienti in cui mancava la pressurizzazione.

Penne Bic
Penne Bic

La penna di uso comune

Fu però il barone Marcel Bich a trasformare la penna a sfera da oggetto tecnico a penna di uso comune e a diffonderla attraverso canali commerciali di più ampia diffusione. Il barone Bich nacque nel 1914 a Torino e diventò negli anni ‘30 cittadino francese.

La sua occupazione principale era quella di commerciante e produttore di stilografiche e portamine meccanici. Bich acquistò una serie di macchinari di precisione da imprese svizzere allo scopo di fissare una microsfera di carburo ad un supporto di ottone il quale a sua volta era attaccato ad un corpo in plastica.

Bic: la punta della penna a sfera
Bic: la punta della penna a sfera

La penna Bic

Nacque così la penna Bic. Essa aveva sette componenti: due metallici in punta, una sfera di carburo e un supporto di ottone, un corpo in plastica che contiene il canale dell’inchiostro, un tappino di chiusura e un tappo di protezione della punta, coordinato con il colore della penna.

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La penna Bic ha sempre avuto quattro colorazioni standard:

  • il nero;
  • il rosso;
  • il verde;
  • il blu.

La sua semplicità, economicità e praticità l’hanno resa una penna immortale per tutte le situazioni.

Il successo

La Bic è una penna che abbiamo anche usato come cerbottana a scuola, che abbiamo mordicchiato nervosamente, che abbiamo perso, proprio perché costando poco non genera un particolare legame con il proprietario. E questo è anche il punto del suo successo: è uno degli oggetti più legati al senso del consumismo. Consumare per poi ricomprare.

La penna Bic si perde, si getta via e poi si ricompra, o si acquista in set di molti esemplari senza rendersi conto che più si usa e si getta, e più si creano rifiuti.

Ad ogni modo rimane un’idea geniale che ha semplificato il modo di scrivere. Ed ora sappiamo da dove derivano i nomi Bic e biro.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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