Pace non trovo et non ò da far guerra (Petrarca)
La lirica Pace non trovo, et non ò da far guerra è uno dei più importanti componimenti scritti da Francesco Petrarca. Essa rappresenta a pieno il suo dissidio interiore. Questa composizione risale intorno al 1344-1345 ed è posizionata al numero 134 nella prima parte del Canzoniere. Nell’opera sono presenti le liriche dedicate a Laura ancora in vita. Il componimento che analizziamo qui, è ricco di artifici retorici e scelte stilistiche che sarebbero poi diventate un modello per tutti gli autori del Cinquecento.
Approfondimento
L’importanza del Canzoniere di Petrarca
Tutto il Canzoniere petrarchesco è diventato il principale ispiratore della lirica cinquecentesca e, in generale, un modello per i letterati italiani di tutte le epoche. La raccolta comprende 366 componimenti, per la maggior parte sonetti ma anche canzoni, sestine e ballate. Idealmente è suddiviso in due parti: la prima parte (fino al componimento n. 263) è dedicata alle rime scritte in vita di Laura. La seconda parte (dal componimento n. 264 al 364) raccoglie le rime scritte in morte di Laura.
In realtà i componimenti non sono stati scritti nell’ordine in cui si trovano all’interno della raccolta. E’ stato il poeta, nel corso delle numerose revisioni dell’opera, a volerli collocare non in ordine cronologico. In generale, il Canzoniere tratta dell’amore per Laura e della scissione interiore del poeta. Vista la sua condizione di chierico, egli si divide tra l’amore terreno per la donna e quello celeste. È una sorta di autobiografia ideale in poesia.
Pace non trovo, et non ò da far guerra
Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto ’l mondo abbraccio.
Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
et non m’ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.
Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.
Parafrasi
La lirica in esame rappresenta a pieno la scissione interiore di Petrarca. E’ una prova di grande virtuosismo poetico e stilistico. Il sonetto è composto da 14 endecasillabi con il seguente schema di rime
ABAB ABAB CDE CDE
Di seguito la parafrasi.
Non trovo pace e non ho armi per poter combattere;
ho paura e ho speranza e brucio e sono freddo come il ghiaccio;
volo nel cielo e resto a terra;
non stringo nulla tra le mie mani e abbraccio tutto il mondo.
Una certa persona, Laura, mi tiene prigioniero e non mi libera ma non mi rinchiude,
né mi trattiene come suo prigioniero né mi lascia libero;
Amore non mi uccide né mi libera dalle catene,
né mi vuole vivo né mi libera attraverso la morte.
Vedo pur non avendo gli occhi e grido senza avere lingua,
desidero morire eppure chiedo aiuto,
e odio me stesso e amo gli altri.
Mi nutro di dolore, rido piangendo;
odio la morte e la vita allo stesso modo:
donna, sono in questa condizione a causa vostra.
Analisi
Il testo di Pace non trovo et non ò da far guerra è costruito su una serie di antitesi e di opposizioni, che occupano ciascun verso. Ogni verso, infatti, è diviso in due parti contrapposte e ha una pausa (cesura) molto intensa. Si apre con l’antitesi tra pace e guerra. I due termini pace e guerra sono collocati all’inizio e alla fine del primo verso in posizione di rilievo. Si conclude poi in maniera speculare al v. 13 con la presenza di morte e vita collocati in posizione incrociata.
Oltre alle numerose antitesi, sono presenti anche altre figure retoriche come due chiasmi (v. 1 pace – trovo – ò – guerra; v. 3 volo – cielo – giaccio – terra). Il ritmo dei versi è molto incisivo grazie alla presenza delle cesure. Ricorrono suoni duri come quello delle –r e le rime sono molto forti. Importante poi è la scelta stilistica del polisindeto, ovvero la presenza delle congiunzioni ricorrenti che collegano semanticamente i diversi periodi.
Commento
Il sonetto di Petrarca esprime uno stato d’animo molto frequente nel suo Canzoniere. Il poeta si sente sospeso tra due stati d’animo contrapposti e non riesce a scegliere e quindi a risolvere il suo dilemma interiore. Egli non trova pace ma non riesce neanche ad impegnarsi in una guerra. Prova speranza ma anche molta paura. Sente caldo e freddo contemporaneamente. Crede di toccare il cielo con un dito eppure cade sempre a terra. Sono tutte sensazioni tipiche di chi è innamorato, ma il poeta non può viverle a pieno perché è un chierico e deve quindi rispettare la regola del celibato.
La figura di Laura viene introdotta progressivamente nel testo, fino a quando compare definitivamente nell’ultimo verso come destinataria della poesia. Il sonetto, grazie alla potenza metrica e stilistica dell’autore, riesce così ad esprimere pienamente questa condizione di divisione e separazione. E lo fa in modo molto drammatico e duro. “Pace non trovo et non ò da far guerra” è un componimento fondamentale perché esemplificativo del dissidio interiore che Francesco Petrarca non riuscirà mai a risolvere, di cui è testimonianza tutto il suo Canzoniere.