Operette Morali (di Giacomo Leopardi), riassunto
Le Operette Morali rappresentano la principale opera in prosa di Giacomo Leopardi. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 e comprendeva 20 testi già strutturati come nell’edizione definitiva del 1845, edita postuma. Si tratta di 24 prose satiriche composte dall’autore intorno al 1824, momento durante il quale abbandonò temporaneamente la poesia. La prima idea dell’opera, però, risalirebbe al 1819, quando l’autore si ispirò ai Dialoghi di Luciano di Samosata (II secolo d.C.).
Leopardi, infatti, visse una travagliata esistenza, con vicende personali molto complicate. Tali vicende lo spinsero ad un’amara riflessione sulla condizione dell’uomo e sulla sua felicità.
Approfondimento
Il viaggio a Roma
Le Operette Morali furono composte a seguito di un viaggio a Roma (1822), ospite dallo zio materno. Leopardi però non si ambientò tra i salotti e l’aristocrazia romana, anzi, rimase profondamente deluso da questa esperienza. Si convinse così che l’infelicità era un dato esistenziale che coinvolgeva tutti gli uomini, e non solo lui che viveva nel natio borgo selvaggio.
Così, tra il 1823 e il 1828, Leopardi abbandonò la poesia dei Piccoli Idilli, ricchi di suggestioni romantiche, per abbracciare lo stile della prosa e riflettere sul significato dell’esistenza. Sono gli anni dell’amaro pessimismo cosmico: l’infelicità è un dato universale che coinvolge tutti gli uomini.
Lo scopo e il significato delle Operette Morali
L’opera in esame, Operette Morali, si propone quindi di mostrare agli uomini l’arido vero nel quale sono immersi: la sofferenza che coinvolge ogni essere vivente. Il nome “Operette” allude alla scelta di raccontare la condizione degli uomini utilizzando dialoghi satirici. L’aggettivo “morali” vuole invece innalzare il tono dell’opera e regalargli dignità.
Anche se Leopardi vuole dare un’unità all’opera, all’interno le operette hanno diverse strutture: si trovano narrazioni, dialoghi, brevi trattati e racconti mitologici. Spesso i protagonisti sono personaggi storici (Torquato Tasso, Cristoforo Colombo) mitologici (Ercole e Atlante) oppure entità astratte personificate (famosissima è la personificazione della Natura in Dialogo della Natura e di un Islandese).
Lo stile, medio e misurato, garantisce unità all’opera: il tono è infatti distaccato, ironico, l’autore infatti guarda con occhio disilluso alle vicende umane.
I titoli delle Operette Morali
- STORIA DEL GENERE UMANO
- DIALOGO D’ERCOLE E DI ATLANTE
- DIALOGO DELLA MODA E DELLA MORTE
- PROPOSTA DI PREMI FATTA DALL’ACCADEMIA DEI SILLOGRAFI
- DIALOGO DI UN FOLLETTO E DI UNO GNOMO
- DIALOGO DI MALAMBRUNO E DI FARFARELLO
- DIALOGO DELLA NATURA E DI UN’ANIMA
- DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA
- LA SCOMMESSA DI PROMETEO
- DIALOGO DI UN FISICO E DI UN METAFISICO
- DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE
- DIALOGO DI UN ISLANDESE
- IL PARINI OVVERO DELLA GLORIA
- DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH E DELLE SUE MUMMIE
- DETTI MEMORABILI DI FILIPPO OTTONIERI
- DIALOGO DI CRISTOFORO COLOMBO E DI PIETRO GUTIERREZ
- ELOGIO DEGLI UCCELLI
- CANTICO DEL GALLO SILVESTRE
- FRAMMENTO APOCRIFO DI STRATONE DA LAMPSACO
- DIALOGO DI TIMANDRO E DI ELEANDRO
- IL COPERNICO
- DIALOGO DI PLOTINO E PORFIRIO
- DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE
- DIALOGO DI TRISTANO E DI UN AMICO
Approfondimenti
Tutti i testi sono comunque legati da tematiche similari. Molti di essi, infatti, trattano il tema dell’infelicità umana e della teoria del piacere. Ad esempio la prima prosa “Storia del genere umano” riflette, con esempi mitologici, sulla storia della ricerca della felicità da parte dell’uomo nelle diverse tappe storiche.
Sulla stessa scia si trova il “Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare” che insiste sul fatto che solo nel ricordo può trovarsi l’illusione di un piacere raggiungibile. Seguendo il tema dell’illusione di una speranza raggiungibile, si ricollega anche “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere“. In esso si racconta come l’attesa del futuro stimoli l’illusione di un piacere che però non arriverà mai.
Altre operette sono una satira dell’antropocentrismo. Secondo l’autore infatti, è ridicolo credere che tutto l’universo sia stato costruito per il benessere dell’uomo. In “Il Copernico” il Sole viene rappresentato come stanco di girare intorno alla terra e vuole cambiare le parti.
In “Cantico del gallo silvestre” è presente una profezia sulla scomparsa del genere umano. La consapevolezza che la Natura non si cura dell’uomo culmina in “Dialogo della Natura e di un Islandese“, che esprime pienamente l’indifferenza di essa verso il destino degli uomini.
Nel “Dialogo di Plotino e di Porfirio” si tratta il tema del suicidio, visto però come una scelta egoistica, che farebbe solo soffrire le persone care. Nell’ultima operetta, “Dialogo di Tristano e di un amico“, l’autore finge di cambiare idee ma in realtà non fa altro che ribadire il suo pessimismo cosmico.
Breve commento
Le Operette Morali rappresentano quindi la testimonianza diretta del pensiero più profondo dell’autore resa in chiave satirica, come solo il genio di Leopardi era in grado di fare. Da argomenti apparentemente semplici, il lettore è spinto a riflettere sul proprio destino, caratteristica che rende quest’opera sempre leggibile ed attuale.