I prodotti OGM: un dibattito globale
Gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) sono organismi viventi vegetali, animali o sotto forma di funghi, parassiti e batteri, la cui struttura genetica viene cambiata tramite modalità ed interventi non naturali, ma di sofisticata ingegneria genetica. La presenza di tali organismi ha acceso un dibattito vivace tra scienziati, operatori dell’agricoltura ed ambientalisti. Questi ultimi, in particolare, si battono per dimostrare la pericolosità alimentare di tali prodotti creati artificialmente e disciplinare in maniera rigida la loro commercializzazione.
Modificare la struttura genetica degli esseri viventi è una pratica antica, che gli uomini hanno utilizzato per addomesticare i cani, ad esempio. Ma è dai primi anni del Novecento che tali tecniche sono state studiate approfonditamente ed applicate in maniera più consapevole. Per cambiare il patrimonio genetico di un essere vivente esistono due principali modalità: l’incrocio e la mutagenesi.
Il primo OGM è stato creato da due ricercatori americani, Herbert Boyer e Stanley Norman Cohen, che per primi sono riusciti a clonare un gene di rana immettendolo nel batterio “Escherichia coli”: era il 1973. A partire dal 1976 gli OGM sono diventati un realtà a tutti gli effetti. Oggi alcune tecniche come quella del DNA ricombinante vengono utilizzate per produrre nuovi medicinali e per riprodurre piante e animali più resistenti alle malattie. Ciò che suscita maggiori perplessità è la commercializzazione di tali prodotti: nel 2003 in Cina sono stati venduti i primi animali domestici OGM, alcuni pesciolini d’acquario che resi fluorescenti inserendo geni di medusa.
Gli OGM hanno diverse applicazioni in agricoltura, industria, alimentazione, ricerca, medicina. In ambito agroalimentare sono stati sollevati dubbi sui potenziali rischi degli OGM per la salute degli uomini e degli animali e per l’ambiente in genere. La maggior parte delle coltivazioni di piante modificate geneticamente si trova negli Stati Uniti. In alcuni Paesi europei, come l’Italia, è vietato produrre piante OGM, ma è concessa la loro importazione.
Il 18 Aprile 2004 l’Unione Europea ha reso obbligatoria l’indicazione della presenza di Organismi Geneticamente Modificati sulle etichette dei prodotti alimentari.
La normativa europea sull’argomento si basa sul “principio di precauzione”. In particolare, vanno tenute in considerazione: La Direttiva 2001/18/CE che stabilisce le regole di base per il rilascio di un nuovo OGM nell’ambiente; i Regolamenti CE n. 1829 e 1830 che disciplinano la tracciabilità, l’etichettatura e l’autorizzazione dei mangimi ed alimenti derivati da OGM; la Raccomandazione emanata nel 2003 (la n. 556) che indica le linee guida cui attenersi per la coesistenza tra le coltivazioni convenzionali e quelle OGM. Il nostro Paese ha recepito la Direttiva 2001/18/CE emanando il Decreto Legislativo n.224 del 2003. A livello internazionale la disciplina degli OGM è contenuta nel c.d. “Protocollo di Cartagena”.
La maggior parte degli Stati, nonostante i dibattiti e le aspre polemiche degli ambientalisti al riguardo, ha scelto una posizione “ragionevole”, lasciando a ciascuno la libertà di coscienza circa l’utilizzo degli Organismi Geneticamente Modificati, l’importante è che questi vengano sempre segnalati sulle etichette dei prodotti. E’ lasciata cioè piena libertà alle persone di scegliere alimenti che contengono o meno Organismi Geneticamente Modificati. Da parte della ricerca, però, è altrettanto importante che vangano studiati, approfonditi e resi noti gli eventuali effetti nocivi di tali organismi sul nostro organismo.