La musica nel Medioevo: breve storia della musica medievale
Il Medioevo è un’epoca ricchissima di musica. Si tratta di un periodo che dura quasi mille anni, che va dalla fine del V secolo d.C. fino al XV secolo. In questo articolo approfondiremo proprio il tema della musica medievale dal punto di vista storico. La musica nel Medioevo, come vedremo, subì varie evoluzioni dando vita a numerosi generi, soprattutto religiosi, ancora oggi studiati ed interpretati.
Approfondimento
La funzione della musica nel Medioevo
In questo periodo, la musica non assume però il significato di oggi; la musica medievale, come quella antica, aveva una funzione pratica: suonare per accompagnare il lavoro, per accompagnare una battaglia o un banchetto, e ancora, una festa o una celebrazione. La musica veniva improvvisata oppure composta per delle occasioni particolari, destinata quindi ad essere eseguita una sola volta e perciò non veniva scritta per tramandarla. Motivo per cui della musica medievale non rimangono molti documenti, ad eccezione della musica sacra destinata invece a durare nel tempo.
La musica medievale: la musica religiosa
Questo genere di musica aveva anch’essa uno scopo: dare importanza alla preghiera, arricchirla. I testi di questi canti si ispiravano a quelli biblici ed erano perlopiù parlati. Solo dopo il IV secolo si diffusero altri tipi di musica religiosa, tra cui l’inno.
L’inno, il canto religioso e il canto gregoriano
L’inno rappresenta una forma di canto religioso, nato in Asia minore nel II – III secolo. La sua diffusione in Occidente si ebbe appunto a partire dal IV secolo, in particolare grazie a Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, che compose alcuni inni ancora oggi famosi e cantati nella chiesa milanese. Destinati ad essere eseguiti dai fedeli, gli inni dovevano quindi essere facili da cantare. Il testo era composto da versi suddivisi in strofe, musicate con la stessa melodia.
Nel frattempo, in Occidente, si era sviluppato il canto religioso, prendendo caratteristiche differenti a seconda della regione. Roma si ispirava infatti alla musica ebraica e greca. Alcuni pontefici a Roma, tra i quali Gregorio I Magno, revisionarono i canti liturgici.
Dal canto religioso romano si sviluppò il canto gregoriano, che prese il nome proprio da Gregorio Magno, e si diffuse in Italia e in Europa. Il canto gregoriano si basava su un testo latino, che era appunto la lingua ufficiale della chiesa, ed era monodico, ovvero tutti cantavano la stessa melodia. Veniva usato per le cerimonie religiose.
Canti cristiani e preghiere vennero suddivisi, a partire dal IV secolo, nei riti dell’Ufficio (momenti di preghiera e canto recitate dai monaci durante la giornata) e della Messa (la forma liturgica più importante della chiesa cattolica).
Dopo l’anno Mille, superata la paura della fine del mondo, si assistette a dei cambiamenti: dalla vita economica a quella politica, ma anche mutamenti si verificarono nella mentalità, cambiando il modo di pensare e anche di esprimersi della gente. Fu il periodo in cui gli artisti non si rivolsero più soltanto a Dio, ma anche al mondo terreno. Nel contesto della musica medievale, tale mentalità influì anche sulla musica sacra, portando alla nascita di due nuove forme musicali: il dramma liturgico e la lauda.
Il dramma liturgico
Per quanto riguarda il dramma liturgico, nelle principali ricorrenze, quali il Natale o la Pasqua, venivano allestiti nelle chiese delle rappresentazioni teatrali che si ispiravano ai testi sacri, dove i fedeli partecipavano in veste di attori. Questi drammi venivano cantati in latino, lingua che il popolo non capiva più, tanto che si arrivò anche nelle chiese a cantare musiche in lingua parlata.
La lauda
La lauda nacque invece nel XIII secolo ad opera delle confraternite di laici francescani. Si tratta di un canto di lode che veniva cantato dai confratelli durante le processioni in onore di Gesù, della vergine o dei santi. Era articolata in strofe, che venivano eseguite a volte da un solista, alternate da un ritornello, con il testo in volgare.
La nascita della polifonia
Continuiamo il nostro excursus sulla musica nel Medioevo: in Francia, già dal IX secolo, il canto gregoriano si trasformò, sovrapponendosi a un’altra linea melodica, che veniva improvvisata, che si accostava alla prima: era l’inizio della nascita della polifonia (letteralmente: molti suoni). Questa pratica si sviluppò soprattutto nelle cattedrali.
È il XII secolo, quando a Parigi, nella cattedrale di Notre-Dame, nasce una scuola polifonica grazie a due musicisti: Leoninus e Perotinus, che scrivono le prime composizioni polifoniche, chiamate “organum” e “discantus”. Sono musiche a due o più voci, quindi era necessario calcolare la durata dei suoni ed è così che nacque la notazione “mensurale”.
La musica nel Medioevo: la musica profana
Poco dopo l’anno Mille si sviluppò la musica profana, che prese il via soprattutto in Francia ad opera di poeti musicisti, che componevano poesie e le musicavano. Erano nobili, feudatari, cavalieri e dame che si dilettavano a comporre: essi non erano musicisti di mestiere. Prendevano il nome di trovatori o trovieri a seconda della zona in cui abitavano. Perlopiù erano poesie d’amore.
Nel 1300in Italia e in Francia si sviluppò un movimento musicale denominato “Ars nova” (arte nuova), che tendeva a valorizzare la musica profana. Il maggiore esponente fu Guillaume de Machaut. A lui si deve la prima messa intera in stile polifonico composta in occasione dell’incoronazione del re Carlo V il Saggio (che avvenne nel 1364).
La musica nel Medioevo vede il territorio italiano come protagonista di questo periodo: Firenze fu infatti il centro del movimento della musica profana: qui le composizioni si modellarono sui testi e sui ritmi della poesia di Dante, di Boccaccio, di Petrarca. Una testimonianza della produzione di musica fiorentina di questo periodo è data dal codice Squarcialupi, che prendeva il nome da Antonio Squarcialupi, organista al servizio di Lorenzo il Magnifico. Si tratta, in sostanza, una raccolta di manoscritti di composizioni di autori del Trecento.