Mud Running: cos’è, chi lo pratica, quali sono i benefici
Il termine inglese “mud running” significa letteralmente “corsa nel fango” e si riferisce ad una disciplina sportiva che sta esplodendo negli ultimi tempi in America e, da poco, si sta affacciando anche in Italia. I benefici fisici e psicologici di questa pratica sono numerosi. Il percorso nel fango, inframmezzato da vari ostacoli – perlopiù artificiali, è anche un ottimo allenamento mentale, perché richiede rapidità di pensiero, capacità di apprendimento e determinazione. Il mud running rappresenta un ottimo diversivo per chi, praticando abitualmente la corsa, vuole ogni tanto movimentare il percorso e mettersi alla prova fisicamente.
Approfondimento
Mud running: in cosa consiste
La disciplina sportiva del “mud running” prevede la corsa su sentieri e rocce, anche innevati, passando per prati, boschi, paludi e ruscelli, seguendo un percorso fangoso lungo il quale si devono superare muretti, buche, dislivelli, pali e altri ostacoli. Lungo il tracciato i partecipanti incontrano dislivelli e vari “imprevisti” da superare.
Per questo motivo sono costretti ad arrampicarsi, camminare a quattro zampe, muoversi nel fango trascinando oggetti. Affrontare questa tipologia di percorsi potenzia i muscoli delle gambe, delle braccia e gli addominali; inoltre, aiuta a bruciare i grassi e a migliorare la coordinazione delle catene muscolari. Nonostante si corra veloce, bisogna cercare di inspirare ed espirare lentamente. In questo modo le cellule cerebrali e quelle di tutto il corpo ricevono un maggior apporto di ossigeno. Ciò aumenta il ritmo della corsa e la resistenza alla fatica. In più, favorisce la coordinazione di busto, gambe e braccia.
Questo particolare tipo di corsa, nato nel 1987, ha raggiunto l’Italia circa 25 anni dopo. La gara più famosa e ricca di partecipanti è la “Warrior Dash” (conta circa 2 milioni di atleti); mentre una tappa della “Thoug Mudder” in Europa ha totalizzato sui 35 mila partecipanti.
Mud running: dove si pratica
Per provare, basta andare a correre nei prati con gli amici dopo una giornata di pioggia. La disciplina vera e propria, invece, andrebbe praticata nei campi di allenamento strutturati, dove si svolgono anche le gare. Per informazioni sull’argomento: mudrun.it; italyontrail.com; mudandsnow.com.
In genere, iscriversi e partecipare ad una manifestazione costa 10 euro. Il sito mudrun.it è sicuramente un punto di riferimento per chi si avvicina a questa disciplina e ha poca esperienza; lo staff offre consigli su come praticare, dove praticare, e come fare per partecipare ai campionati italiani o a quelli europei.
Chi può praticarlo
Prima di praticare il Mud running è preferibile concordare con un medico sportivo un check-up che comprenda esami del sangue, controllo della pressione arteriosa, elettrocardiogramma sotto sforzo e spirometria per monitorare il respiro. Il mud running è vietato agli asmatici, ai cardiopatici, a coloro che soffrono di infiammazioni osteoarticolari, problemi alla colonna vertebrale (ernia del disco), lesioni al ginocchio (menisco) e alle caviglie.
Cosa indossare
Per praticare il mud running sono ideali i leggins o i pantaloncini e una t-shirt in tessuto sintetico, aderente, che favoriscano i movimenti e non si impigliano negli ostacoli. Vanno invece evitati i capi in cotone perché, una volta bagnati, trattengono l’acqua e diventano pesanti. Sì a scarpe impermeabili e ben ammortizzate, per avere maggiore equilibrio e stabilità. E’ consigliabile acquistare capi di abbigliamento “tecnici” se si ha intenzione di allenarsi quotidianamente in questo sport oppure partecipare a delle gare: ci sono alcuni siti e-commerce specializzati con prezzi assai vantaggiosi.
Mud running: come si svolge
Allenamenti e gare si svolgono in genere in percorsi di 5-12 chilometri: per farcela bisogna puntare sulla forza fisica, sulla motivazione, sull’ingegno, ma soprattutto sulla capacità di andare oltre i propri limiti, accettando di vivere le difficoltà come una sfida. Praticare la corsa nel fango significa imparare ad essere più forti del problema e a “scomporre” l’ansia attraverso la pratica dei micro-obiettivi.
Per esempio, è necessario calcolare la distanza e la velocità, studiare il tipo di ostacolo, valutare le difficoltà dei percorsi impervi. Ma anche sintonizzare il proprio ritmo in base ai chilometri da percorrere e al tempo che si ha a disposizione. Raggiungere un obiettivo dopo un altro aiuta a concentrarsi sull’esperienza presente e a dire: “devo farcela, qui ed ora, senza se e senza ma”. Un esercizio, questo, che favorisce la resilienza.