I Monuments Men
I Monuments Men furono un gruppo di esperti d’arte, fra i quali ci furono storici dell’arte, critici, artisti, architetti, professori e direttori di musei, provenienti da tredici nazioni e tutti volontari, che durante la Seconda guerra mondiale si occuparono della protezione e del ritrovamento di opere d’arte. Più specificatamente, il loro compito consisteva nel proteggere monumenti e opere d’arte dalla distruzione che la guerra stava provocando in molti Paesi europei.
Durante gli ultimi anni della guerra e dopo il 1945, i Monuments Men riuscirono a localizzare e recuperare circa cinque milioni di oggetti di rilevanza artistica, che i nazisti avevano trafugato. I Monuments Men rimasero in Europa dopo la guerra, per un periodo di circa sei anni, in cui non solo si occuparono del recupero di opere d’arte ma contribuirono attivamente alla riorganizzazione di attività culturali nei Paesi devastati dalla guerra. Il loro contributo fu importantissimo nell’organizzare eventi culturali, concerti e mostre d’arte.
Quando in seguito rientrarono in America, molti di loro diventarono curatori e direttori di musei quali il MoMA, il Met, la National Gallery, il New York City Ballet, e molte altre istituzioni che parteciparono allo sviluppo e alla diffusione della cultura nella seconda metà del XX secolo. Il film di George Clooney, proiettato nelle sale italiane nel febbraio del 2014 e tratto dall’omonimo libro pubblicato in Italia da Sperling e Kupfer, racconta la storia dei Monuments Men (Matt Damon interpreta il capitano James Rorimer, secondo da sinistra nella prima foto).
Nel novembre del 2013, pochi mesi prima dell’uscita del film, la sorte ha voluto regalare a George Clooney una straordinaria opportunità pubblicitaria. In un appartamento della periferia di Monaco di Baviera sono stati ritrovati dalla polizia fiscale millecinquecento opere d’arte, che furono rubate dai nazisti prima e durante la Seconda guerra mondiale. Alcune opere furono rubate a famiglie di religione ebraica mentre altre furono sequestrate, perché considerate il frutto di un’ispirazione degenerata e pertanto avrebbero dovuto essere distrutte. La polizia le ha trovate nell’ appartamento di un nullatenente, che secondo il fisco non possedeva nulla.
Una vicenda questa che è accaduta nel 2011 ma che è venuta alla luce solo alla fine del 2013. Il protagonista è Cornelius Gurlitt, un ottantenne, che viene arrestato perché in possesso di nove mila euro in contanti di cui non sa spiegare l’origine. Gurlitt infatti non lavora né ha mai lavorato, non ha una pensione né un reddito di qualsiasi tipo. Gli inquirenti indagano e con un mandato entrano nella casa dell’ottantenne, dove dietro ad una parete fatta di scatolette di carne, scoprono un tesoro in opere d’arte: quadri di Picasso, Chagall, Klee, Lieberman, Dix, Matisse, Nolde, Beckmann e Marc. La stima delle opere è da capogiro: un miliardo di euro.
Perché Gurlitt aveva tutte queste opere d’arte? La storia risale agli anni ’30 e al periodo della guerra, durante la quale il padre di Gurlitt era un direttore di museo a cui i nazisti ordinarono di vendere a collezionisti stranieri le opere trafugate. Il padre, che si chiamava Hildebrand, non obbedì e le fece sparire, dichiarando in seguito agli Alleati che le opere erano andate distrutte durante i bombardamenti. Il collegamento con il film di Clooney riguarda proprio queste opere d’arte, perché la trama racconta di un manipolo di uomini incaricati di cercare i quadri scomparsi per volontà dei nazisti. Al di là delle casualità e della ricostruzione cinematografica il lavoro dei Monuments Men fu notevole e contribuì alla rinascita culturale dell’Europa.