Storia della Maserati

La gloriosa tradizione italiana (e, in particolare, emiliana) nel settore delle auto di lusso e da competizione conta ormai un secolo di vita. Essa affonda le proprie radici nel lontano 1914: quando Enzo Ferrari ha appena 16 anni e Ferruccio Lamborghini non è ancora nato, Alfieri Maserati, già collaudatore della Isotta Fraschini – altra prestigiosissima casa automobilistica italiana che, però, è rappresentativa di una fase, diremmo, più arcaica – fonda a Bologna la “Società Anonima Officine Alfieri Maserati”.

Il logo della Maserati
Maserati: il famoso logo

Carlo Maserati

Iniziatore della tradizione di famiglia nel mondo dei motori è Carlo Maserati. E’ nato nel 1887, quartogenito dei sette figli di Rodolfo Maserati, macchinista nelle Ferrovie, e Carolina Losi, entrambi di Voghera.

Ideatore di un motore per biciclette, gareggia egli stesso su velocipedi della fabbrica Carcano, dove lavora come tecnico, registrando importanti successi. Passa poi alla Fiat e, nel 1903, alla Isotta Fraschini – come collaudatore ed esperto di meccanica. Chiama con sé, poco dopo, suo fratello Alfieri. La sua carriera agonistica prosegue con la Bianchi, per poi assumere la direzione generale della torinese Junior. Fino ad avviare una propria attività di produzione di parti elettriche per auto. La sua vita, però, si interrompe prematuramente nel 1916, ad appena 29 anni.

Alfieri Maserati

Alfieri, intanto, che nella Isotta Fraschini ha seguito le orme di Carlo, come tecnico e corridore, facendosi apprezzare per le sue doti fino ad assurgere a ruoli dirigenziali, nel 1914 – proprio come il fratello – dà vita, nel capoluogo emiliano, alla sua società, coinvolgendo altresì alcuni degli altri suoi fratelli. Le “Officine Maserati” lavorano inizialmente per le vetture della Isotta Fraschini, a bordo delle quali Alfieri vince diverse corse.

Il prestigio e la notorietà acquisiti destano l’interesse dei fratelli Diatto, anch’essi produttori torinesi di auto sportive di alto segmento. Essi lo chiamano a progettare e pilotare le loro vetture. Anche qui Alfieri si distingue per abilità e competenza. Un incidente di percorso (partecipa ad una gara con un motore non regolamentare), gli costa però cinque anni di squalifica.

La penalizzazione, che porta con sé un pesante fardello di mortificazione e frustrazione, si rivela invece provvidenziale. Gli offre un lungo periodo di riflessione alla fine del quale Alfieri si ritrova con idee molto chiare per il suo futuro. Le “Officine Maserati” produrranno auto proprie sotto il simbolo del Tridente. Il marchio viene scelto pensando alla fontana di piazza Nettuno, a Bologna, raffigurante l’omonimo dio delle acque.

Il simbolo del tridente Maserati
Maserati: il simbolo del tridente

Nasce il mito “Maserati”

La prima auto nasce nel 1925, ed è subito un trionfo. Pilotata dallo stesso Alfieri, la “Tipo 26” si aggiudica la spericolata “Targa Florio”. Due anni dopo la “Tipo 26B” vince il Campionato Internazionale Marche. Nel 1929 viene stabilito il record mondiale di velocità con la “V4”. Il Tridente della Maserati ha ormai conquistato i cuori degli sportivi e degli appassionati di auto in tutto il mondo. La “V4” vince anche il GP di Tripoli, nel 1930.

Oramai lanciata nel blasonato e lussuoso firmamento dell’automobilismo sportivo, Alfieri progetta e realizza altri due bolidi, la “4CTR” e la “8C 2500”, prima del 1932, anno in cui, in seguito ad un tragico incidente stradale, si spegne anch’egli, il 3 di marzo, all’età di 47 anni.

Ma i fratelli Ernesto, Ettore e Bindo, animati dalla stessa carica di determinazione e di entusiasmo, caratteristiche di famiglia, non si lasciano scoraggiare. Dopo un primo momento di ovvio dolore e disorientamento, prendono in mano le redini della casa automobilistica decisi a perpetuarne lo stile, la tecnologia ed il successo.

Nel 1933 arruolano il pilota Tazio Nuvolari, che vince ben tre GP, in Belgio, in Montenero e a Nizza. Seguono ancora due vittorie, nel 1939 e 1940, ad Indianapolis, prima della pausa forzata a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

L’Italia dei motori

Gli anni successivi alla guerra vedono l’Italia primeggiare, a livello mondiale, nel campo delle automobili: su strada o su pista, l’industria italiana propone vere perle di eleganza, efficienza, potenza, dalle “Lancia” alle “Alfa Romeo” (la casa vincitrice del primo GP di Formula 1), dalle “Ferrari” (che vincono il secondo GP e si aggiudicano poi una serie innumerevole di vittorie in F1 e in altre competizioni) alle “Lamborghini”, e con nomi altisonanti nel settore del desing: l’argentino De Tomaso, che in Italia avvia e sviluppa la sua brillante carriera; le carrozzerie Pinin Farina e Bertone, la Italdesign di Giorgetto Giugiaro.

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In tutto questo la Maserati, che nel 1937 era stata ceduta ad Adolfo Orsi – l’imprenditore bolognese che avrà un ruolo determinante nella decisione di Enzo Ferrari di dedicarsi alla produzione di auto – conserva una posizione di primissimo piano. I vecchi proprietari, che sono rimasti nell’azienda come curatori del settore tecnico, continuano a dare il proprio prezioso contributo.

Grazie anche a piloti formidabili come Fangio, Gonzalez, Marimon, Bonetto, de Graffenried, la Squadra Corse Maserati consegue una lunga serie di successi, fra i quali il Gran Premio di Modena del 1951, il GP d’Italia del 1953, il GP di Argentina del 1954, fino al titolo iridato in F1, nel campionato 1957.

L’addio alle competizioni

Grande deve essere stata la frustrazione per la dirigenza della casa bolognese (da qualche anno trasferitasi a Modena) quando, subito dopo aver conseguito il titolo più ambito, si vede costretta ad annunciare il ritiro dalle competizioni per i costi ormai divenuti insostenibili. Pur continuando a progettare e costruire eccellenti motori per altri marchi – in particolare per la Cooper – la Maserati punta ormai alla produzione di auto sportive di gran lusso e di grande successo.

Gli anni delle trepidazioni

Con i modelli “3500 GT”, “Sebring”, “Mistral” fino alla “Quattroporte”, prima berlina di alta classe, seguita dalla leggendaria “Ghibli”, e grazie allo stile unico, alla efficienza ed alla potenza, Maserati si afferma sul mercato internazionale inserendosi a pieno titolo fra le case di più alto prestigio.

Nonostante ciò, alla fine degli anni ‘60 inizia un periodo turbolento che la vede passare di mano in mano. Nel 1968 la famiglia Orsi cede l’industria alla Citroen. Nel 1975 la proprietà passa alla Benelli fino al 1993, quando viene acquisita da FIAT Auto. Fra il 1997 ed il 1999 passa alla Ferrari per tornare alla FIAT nel 2005.

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Tanto scombussolamento, che farebbe pensare ad una crisi continua ed irreversibile, non influisce invece sulle capacità del Tridente di continuare a dare il meglio di sé: con la Citroen sforna la “Merak”, la “Khamsin”, i prototipi della “Quattroporte II”, carrozzata da Bertone, e la “Merak SS”, tutte auto di eccezionale livello le cui vendite sono frustrate soltanto dalla crisi petrolifera degli anni ’70. Con la Benelli, che ne ha affidato l’amministrazione a De Tomaso, vengono prodotte la “Kyalami” e la “Quattroporte III”, disegnata da Giugiaro, grazie alle quali le vendite riprendono a salire, nonostante la crisi. Segue la Biturbo che riscontra una tale affermazione da indurre la casa a produrne alcune decine di versioni. Anche la “Quattroporte” messa in cantiere da FIAT Auto e disegnata da Marcello Gandini ottiene grande riscontro sul mercato.

Maserati oggi

Gli anni Duemila si aprono all’insegna dell’ottimismo, in un crescendo continuo le cui tappe sono segnate dalla “3200GT”, a firma Giugiaro, e dalla “Quattroporte Evoluzione”, in produzione già dal 1998. Seguono la “Spyder” e la “Coupé”, veri gioielli di ricercatezza e tecnologia. Ma la vera spinta per il rilancio viene dalla nuova versione della “Quattroporte”. Essa si afferma sui mercati internazionali collocandosi fra le berline più premiate ed apprezzate.

Una foto della Maserati Gran Cabrio 2007
Maserati Gran Cabrio

Con il ritorno alla FIAT, nel 2005, la Maserati raggiunge l’apice del successo. Dopo le buone performance di vari nuovi modelli, il varo della “GT” rappresenta, nel 2007, una vera esplosione di consenso ed entusiasmo intorno al simbolo del Tridente, il quale viene ormai affiancato ai più prestigiosi ed esclusivi marchi automobilistici internazionali.

Con il lancio della “Gran Cabrio”, nel 2007, la casa di Modena scrive un’altra memorabile pagina nella storia dell’automobilismo sportivo e di lusso. Conferma ed ulteriormente accresce la propria fama. Ma questi sono anche gli anni del ritorno alle competizioni – pur se non nelle gare di massimo livello. Si conquistano nuovi trofei, tra i quali ben 12 nei Campionati Mondiali FIA GT.

Maserati Coupè
Maserati Coupé

Il Museo delle Maserati

Delle 40 automobili che compongono la collezione di auto storiche della famiglia Panini, a Modena, ben 23 recano il marchio Maserati. In un excursus storico davvero emozionante che, prendendo le mosse dal 1936, con la “Tipo 6 CM”, attraversa i decenni con i modelli di maggior prestigio. Come la “Tipo A6GCS Berlinetta Pinin Farina”, del 1953. La “A6G/54”, costruita nel 1954 e carrozzata da Alemanno. La “3500 GT Carrozzeria Touring”, del 1957. La “420M/58 Eldorado”, costruita in un solo esemplare per la 500 Miglia di Monza del 1958. Dino alla “Khamsin”, a firma Bertone, del 1972. Oltre ad alcuni prototipi rimasti tali perché non ne fu mai avviata la produzione.

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