Madonna Conestabile (opera di Raffaello)

La Madonna Conestabile è uno dei quadri più famosi di Raffaello. Deve il suo nome alla famiglia perugina dei conti Conestabile, che venne in possesso dell’opera. Raffaello Sanzio (1423 – 1520) realizzò questo piccolo capolavoro nell’inconsapevolezza che un giorno avrebbe lasciato le sinuose e soleggiate colline umbre per i climi artici dell’emisfero nord, portando, nella sua forma circolare, il brioso fermento del Cinquecento italiano sotto l’infelice stella Romanov. Un commovente incontro di attese lega la sacra Vergine al Bambino che, nella santità dello sguardo materno indebolito dalla percezione di un destino fatale, coinvolge lo spettatore nella triste vicenda biblica. Un senso di consapevolezza si staglia contro un paesaggio dalle montagne innevate, che ricordano Urbino e l’Alto Montefeltro, quelle terre lontane venate dalla nostalgia dell’artista.

Madonna Conestabile - Raffaello - dettaglio del viso
Madonna Conestabile: il dettaglio del viso di Maria

Capolavoro raffaelliano alla corte perugina, negli ultimi anni del XIX secolo entrò a far parte della maestosa collezione d’arte dell’Hermitage, contribuendo a far dell’arte italiana il simbolo di un’eccellenza stimata in tutto il mondo.

Hermitage - Raffaello
La “Stanza di Raffaello” dell’Hermitage: qui vi sono in mostra (sulla destra della foto) due dei capolavori dell’intero museo: la “Madonna Conestabile” (1504 circa) e la “Sacra Famiglia con san Giuseppe imberbe” (1505-1506).

Genesi del dipinto

Ricostruire il percorso di un dipinto di tale fattura, congiunto a uno dei massimi protagonisti del Rinascimento italiano, non richiede particolare zelo anche se, trattandosi di un dipinto di piccole dimensioni e di sicura destinazione privata, non godette per tale motivo di una giusta esposizione al pubblico, rimanendo ingiustamente celato al mondo erudito fino alla seconda metà del secolo XIX.

Dalla consultazione di un antico carteggio, pare che il dipinto appartenesse alla famiglia di Alfano di Diamante, erudito banchiere discendente dall’antica e celebre famiglia Severi oriunda di Sassoferrato. Alfano, figlio di Diamante e Caterina Petrucci Montesperelli, si distinse negli studi umanistici e grazie al lavoro nei paterni negozi di mercatura intrecciò dei convenienti rapporti d’interesse con papa Alessandro IV.

I legami tessuti con la sede vaticana valsero l’ottenimento di un importante incarico nella tesoreria pontificia di Perugia, come sostituto di Giulio Spannocchi nella carica di vicetesoriere, nel 1500, e solo in seguito come tesoriere della Camera apostolica per l’Umbria.

Probabilmente fu in questa fortuita occasione che la famiglia si arricchì della tela raffaelliana, per passare, nel XIX secolo, nelle mani dei conti Conestabile di Perugia. I conti, il cui cognome è universalmente associato alla “Madonna con il Libro” di Raffaello, collocarono il piccolo dipinto all’interno del loro palazzo perugino, insieme ad una densa raccolta di opere d’arte, di cui siamo a conoscenza solo grazie ad un catalogo che fu redatto nel 1872.

Il conte Scipione Conestabile, divenuto unico erede e destinatario del dipinto, assegnò al fratello Giancarlo, studioso dall’indiscussa fama internazionale, l’incarico della vendita, la quale si terminò, nel 1871, con l’acquisto della tela da parte di Maria d’Assia – Darmstadt (1824-1880), moglie di Alessandro II (1818 – 1881) di Russia.

“Conestabile, prima di accedere alla via dell’Estero, si era adoperato in ogni modo perché la Madonna del libro restasse a Perugia o almeno in Italia. Le non facili condizioni della municipalità perugina e dell’appena costituito Regno d’Italia, però non consentirono il reperimento della cifra necessaria all’acquisto e l’opera passò in Russia, dove fu immediatamente restaurata e trasferita dal supporto originario, la tavola lignea, alla tela” (NUCCIARELLI).

Madonna Conestabile: analisi con note tecniche e descrittive

Nelle opere degli anni 1502 – 1504 si riscontra, nell’impianto pittorico di Raffaello, un reale avvicinamento alla tecnica del Perugino, adesione pittorica e ideologica evidenziante dei tratti che evadono abbondantemente dal semplice ascendente del maestro sull’apprendista, ma che raffigurano l’intenzione ribelle e ambiziosa di superare in maestria la consolidata bravura del maestro Vannucci, agonismo artistico che esemplarmente si riscontra nelle due pale dello “Sposalizio della Vergine“.

LEGGI ANCHE  Trionfo di Galatea, opera di Raffaello
Sposalizio della Vergine
Sposalizio della Vergine: la scena principale del quadro

Il proponimento di un’arte superiore a quella della corte perugina, non privò l’artista dell’occasione di sperimentare la realizzazione d’icone devozionali rappresentanti la Madonna col Bambino (o Madonna del Granduca).

Madonna del Granduca - Raffaello
Madonna del Granduca (Madonna col Bambino)

Raffaello espresse l’interesse per un’iconologia diffusa nell’Europa rinascimentale e particolarmente cara al mondo urbinate, con l’esecuzione di una serie di quadri devozionali rappresentanti la Madonna nell’atto di reggere un libro, in un arco cronologico che si può in via del tutto definitiva fissare tra il 1502 e il 1504. Esempi rilucenti di questo caso di pratica pittorica sul medesimo motivo celeste sono la “Madonna leggente col Bambino” (“Madonna Solly”, 1500 – 1504) e la “Madonna di Pasadena” (1503).

La “Madonna Conestabile” rientra nella serie indicata nel paragrafo precedente, la cui rappresentazione, esibendosi in una sfida tecnica complessa, si compie all’interno di uno spazio circolare, nel pieno ed evidente contrasto con le linee verticali e orizzontali suggerite dal volto allungato della Madonna e dalla direzione parallela del fondale bucolico.

Madonna Conestabile (Raffaello)
La Madonna Conestabile è un olio su tavola trasportata su tela. Il dipinto è di piccole dimensioni: il diametro misura poco meno di 18 cm. Realizzata nel 1504 circa, oggi l’opera è conservata nel Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo (Russia).

Nonostante il piccolo capolavoro palesi uno stile del tutto indefinito, servendosi dell’armonia cromatica e geometrica di una composizione sublime, manifesta in via premonitoria i caratteri distintivi della poetica pittorica d’età matura.

Paesaggio e protagonisti sfidano il distacco prospettico tracciandosi come in un unico blocco visivo, in una completa concordanza estetica e gestuale: Maria risulta giovane e bella come il mondo che la circonda, quasi a voler svelare l’antico legame che lega la sacralità della manifestazione divina all’immagine simbolica della rinascita, spesso associata alla stagione primaverile.

Maria è ritratta avvolta nell’usuale mantello blu, suo simbolo per eccellenza, con lo sguardo assorto e contemplativo di chi conosce la sorte dolorosa e ineluttabile del figlio.

Il dipinto è ancora nella sua cornice originale che, decorata con ornamenti grotteschi, fu evidentemente realizzata in conformità a un disegno dello stesso artista.

Il pittore urbinate raggiunse Firenze nell’autunno del 1504, prolungando il proprio soggiorno fino al 1508 continuò, a più riprese, ad assolvere ai doveri imposti dalla committenza umbra.

L’affresco della “Trinità dei Santi” (1505 – 1508) della Cappella di San Severo, “La Madonna con il Bambino con il giovane San Giovanni e quattro santi”, la “Madonna con il Bambino e i Santi Battista e Nicola” (“Pala Ansidei”, 1505), il “Trasporto del Cristo del Cristo morto” (“Deposizione Borghese”, 1507) vennero, di fatti, eseguite a Perugia durante il breve periodo fiorentino, rivelando come

“la maniera del tutta umbra della “Madonna Contestabile” ceda il passo a un classicismo profondamente influenzato dallo studio di Leonardo da Vinci, di Michelangelo e di fra Bartolomeo” (SENNATO).

Le copie

La celebrità della Madonna Conestabile è ampiamente testimoniata dalla presenza di numerosissime stampe e incisioni che, tratte dal dipinto originale, sono tuttora custodite negli archivi delle antiche famiglie umbre.

Una delle copie più interessanti è attribuita alla firma di Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, grande estimatore di Raffaello Sanzio. Altrettanto preziosa e riguardevole di attenzione è la copia del dipinto su pergamena, integrata da un sontuoso astuccio con lo stemma di papa Leone XIII. La copia stemmata figura di difficile interpretazione poiché potrebbe essere una copia antica, realizzata a brevissima distanza dall’originale, oppure una copia ottocentesca eseguita per il cardinale Gioacchino Pecci in occasione dell’elezione al soglio pontificio.

Note Bibliografiche
M. Sennato (a cura di), Dizionario Larousse della pittura italiana – Dalle origini ai nostri giorni, Gremese Editore, Roma,1998
I. Nucciarelli, Arte italiana nel mondo – Umbria 1, Italgraf Editore, Perugia, 2008

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Avatar photo

Simona Corciulo

Simona Corciulo nasce a Gallipoli il 5 maggio del 1992. Appassionata di arte e antiquariato, ha conseguito la laurea in ''Tecnologie per conservazione e il restauro'' nel 2014. Fervida lettrice, ama scovare e collezionare libri di arte, storia, narrativa - italiani e stranieri - desueti o rari.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: