Il volto su Marte
Occorrono 10 mesi di viaggio interplanetario alla sonda spaziale Viking 1 per immettersi nell’orbita di Marte, il 19 luglio 1976. Composta da un orbiter (veicolo spaziale che orbita attorno ad un pianeta senza atterrarvi sopra) ed un lander (modulo di terra che effettua la discesa e su un pianeta), il 20 luglio 1976 stacca il modulo di atterraggio che si posa con successo sulla superficie di Marte, il pianeta rosso del sistema solare, distante mediamente 78 milioni di chilometri dalla Terra.
La temperatura misurata nella zona di atterraggio, una zona pianeggiante chiamata Chryse Planitia (dal greco Pianura dorata), ed inviata dalla sonda, varia tra i -123°C e -23°C. L’orbiter, la cui missione principale è, oltre a quella del trasporto del lander da far atterrare, quella di fornire una mappatura della superficie marziana ed inviare a Terra le relative immagini, il 25 luglio 1976 fotografa per la prima volta quello che sembra essere un volto umano: il cosiddetto Volto su Marte.
La fotografia viene portata all’attenzione del pubblico dalla Nasa sei giorni dopo, il 31 luglio 1976. Dall’immagine si può distinguere la raffigurazione di un volto dagli occhi profondi e dal naso sporgente. Situato nella regione marziana chiamata Cydonia, misura 3 km di lunghezza e 1,5 km di larghezza. Appassionati di mistero e ufologia non tardano a voler approntare un’indagine più minuziosa, analizzando i fotogrammi del volto e traendone infinite ipotesi differenti. Per alcuni è la prova dell’esistenza di un’antica civiltà, scomparsa per motivi ignoti, che ha lasciato una testimonianza di sé per i futuri esploratori del pianeta.
In realtà è una formazione rocciosa della superficie marziana nella zona di Cydonia. Si arriva a questa conclusione anche grazie ad analisi eseguite dalla sonda Mars Global Surveyor, nel 1998 e nel 2001, e dalla sonda Mars Odyssey nel 2002.
Trent’anni dopo, il 21 settembre 2006, il satellite europeo Mars Express, grazie alla sua attrezzatura fotografica di eccellente risoluzione e tridimensionalità, conferma l’origine naturale del volto, con interessanti risvolti geologici.
L’errata percezione di sembianze antropomorfe è originata da vari fattori: la bassa risoluzione della foto, che ammorbidisce i contorni dell’immagine; l’angolo di illuminazione, in quanto il Sole al momento dello scatto si trova basso sull’orizzonte marziano; e la pareidolia, cioè la tendenza inconscia ed istintiva a ricondurre le immagini a figure o volti umani.
Classici esempi di quest’ultimo fattore sono il riconoscimento di animali o volti nelle nuvole, nella luna o anche nelle costellazioni. In più, errori di trasmissione dell’immagine a Terra comportano il crearsi di macchioline nere, enfatizzate dall’ingrandimento della foto. Una di queste è posta proprio in corrispondenza di una narice del volto. Variando l’angolo di illuminazione e aumentando la risoluzione, come provato da successive fotografie, la zona non ricorda più così chiaramente un volto.
Sul mistero del volto di Marte, è incentrato il film di fantascienza del 2000 diretto da Brian De Palma, “Mission to Mars“, e un episodio della prima stagione della serie tv X-Files, intitolato “Sabotaggio Alieno” (titolo originale: Space). Giochi di luci ed ombre quindi sulla superficie del pianeta rosso. Delusione degli appassionati ufologi: di marziani nemmeno l’ombra.