Guerra civile spagnola: riassunto
In spagnolo è indicata come Guerra civil española. In Italia è riportata sui libri di storia come guerra civile spagnola oppure come guerra di Spagna. Gli eventi sono quelli caratterizzati da un conflitto armato nato da un colpo di Stato (in spagnolo: golpe) avvenuto il 17 luglio 1936. La guerra durò oltre tre anni, formalmente fino al 1° aprile 1939. Riassumiamo di seguito gli scenari e i fatti.
Approfondimento
Lo scenario storico
Nel 1931 in Spagna venne promulgata la repubblica e adottata una Costituzione avanzata per l’epoca. Questi mutamenti andavano in direzione della democratizzazione del Paese, ma non potevano celare le profonde divisioni sociali che funestavano la società civile. Da una parte i proprietari terrieri e la nobiltà, che si identificheranno con la destra conservatrice, appoggiata dalla Chiesa cattolica e il cui leader si rivelerà Francisco Franco; dall’altra contadini e i pochi operai delle grandi città, gli uni e gli altri vessati e costretti a orari e turni di lavoro massacranti.
Il colpo di stato: 17 luglio 1936
In questo contesto hanno luogo le elezioni che, nel febbraio 1936, vedono una chiara vittoria del Fronte Popolare. Questo fonde comunisti, socialisti, repubblicani e alcune organizzazioni anarchiche. La reazione dei falangisti, esponenti della destra ultra-conservatrice e di buona parte delle gerarchie militari, si concretizza nel colpo di stato del 17 luglio. L’obiettivo è di instaurare una dittatura militare. Il tentativo di golpe ha successo solo parziale. Sono in particolare le masse operaie delle principali città spagnole (Madrid e Barcellona su tutte) a organizzare una resistenza, almeno inizialmente vittoriosa, costringendo addirittura alla resa i militari. È incominciata la guerra civile spagnola.
La guerra civile spagnola e la questione internazionale
A dispetto del nome con cui è ricordata, la guerra civile spagnola non resta affatto confinata al Paese. Si configura immediatamente come una questione internazionale. Il generale Francisco Franco fin dalle prime settimane appare il leader dei falangisti. Assume il comando pressoché assoluto della sua fazione e fa appello alle comuni radici ideologiche nel rivolgersi ai dittatori di Germania e Italia. Ottiene così un concreto aiuto militare.
E’ in particolare Benito Mussolini a inviare in Spagna diverse decine di migliaia di uomini. Formalmente si tratta di volontari ma di fatto sono inquadrati nel Regio Esercito. Il contributo di Adolf Hitler è più limitato; esso è finalizzato soprattutto alla verifica sul campo di nuove armi e nuove tattiche. Alla resa dei conti, comunque, si tratta di un aiuto in grado di far pendere la bilancia dalla parte dei Falangisti.
I Repubblicani, partigiani del governo legittimo, ricevono un aiuto abbastanza incostante da parte dell’Unione Sovietica e, in misura minore, del Messico; arruolano nelle loro fila circa 40.000 volontari antifascisti provenienti da paesi europei e americani: le celebri Brigate internazionali (Brigadas Internacionales). Inoltre, dalla loro parte si schiera apertamente l’élite culturale mondiale: valga per tutti citare Ernest Hemingway – dalla cui esperienza sul campo nasce un capolavoro letterario quale “Per chi suona la campana“.
Tra gli altri intellettuali schierati con i Repubblicani ricordiamo anche:
Scelgono invece una politica di appeasement Francia e Regno Unito, che si fanno promotori di una politica di non-intervento. Italia e Germania non si fanno però scrupolo di violare, talora anche apertamente, gli accordi liberamente sottoscritti, a differenza delle due potenze occidentali. Pertanto il non-intervento finisce per rappresentare un grosso vantaggio per i Falangisti.
Le operazioni militari
Numericamente le forze in campo potevano sembrare di entità molto simile. Va però sottolineato che dalla parte di Franco vi era una consistente porzione degli ufficiali: così il suo esercito poté beneficiare di un’organizzazione migliore. A questo si aggiunga la messe di aiuti dei paesi fascisti, tanto in armi quanto in uomini, che fecero pendere definitivamente l’ago della bilancia dalla parte dei Falangisti.
Merita di essere ricordata la “Legione Condor“, un’unità dell’aviazione militare hitleriana che si rese protagonista di diversi spietati bombardamenti – antesignani delle operazioni che da ambo le parti caratterizzeranno la seconda guerra mondiale – tra cui resterà tristemente famoso quello della cittadina di Guernica il 26 aprile 1937. A questo triste evento è ispirato l’omonimo e celebre quadro di Pablo Picasso.
Di contro i Repubblicani potevano contare soprattutto sull’ardore ideologico, sulla disperata difesa dei diritti così faticosamente acquisiti da parte delle vessate masse popolari e sulla organizzazione delle schiere operaie, oltre alla simpatia internazionale che porterà alla costituzione delle già citate Brigate Internazionali.
Una guerra prolungata
Ci fu un primo periodo di sostanziale stallo: esso vide il successo, assolutamente inatteso, dei legalisti repubblicani che riuscirono a espellere l’esercito fedele a Franco da Madrid. In seguito i nazionalisti riuscirono a prendere il sopravvento e avviarono una campagna per la riconquista di Madrid. Ciò grazie anche all’arrivo delle ben addestrate truppe marocchine, trasportate sul suolo spagnolo da navi tedesche e italiane. È degno di nota che Francisco Franco, pur avendo identificato la capitale come la chiave per la vittoria, scelse di avviare numerose campagne secondarie che distolsero i Nazionalisti dall’obiettivo principale, prolungando la guerra.
Il prolungamento della guerra era proprio l’intento di Franco. Egli non voleva una pace che lasciasse alla fazione nemica forze sufficienti a rappresentare un ostacolo. Sono coerenti con questa strategia:
- le campagne del Nord,
- l’offensiva in Catalogna,
- la decisiva battaglia dell’Ebro.
Francisco Franco assunse il titolo di Caudillo – che può essere equiparato a quello di duce. Le sue truppe fecero il loro ingresso a Madrid nel marzo 1939.
La fine della guerra civile spagnola e il dopoguerra
Il 1° aprile 1939, con la cessazione dei combattimenti, anche se alcuni focolai di resistenza rimasero attivi addirittura fino agli anni Cinquanta, Franco emise il bollettino della vittoria.
La repressione e le punizioni che seguirono la vittoria furono spietate. L’italiano Galeazzo Ciano ne rimase colpito nel corso di una visita ufficiale, nel luglio 1939, quindi oltre tre mesi dopo il termine della guerra. Molti combattenti repubblicani preferirono l’esilio, oltrepassando il confine con la Francia o imbarcandosi per i paesi del centro e sud America, quando non addirittura il suicidio. La popolazione, che già nell’anteguerra viveva spesso in condizioni di estrema povertà, subì ovviamente le conseguenze più pesanti delle distruzioni di oltre 3 anni di guerra.
L’estrema debolezza militare ed economica del Paese spinse Franco a tenere la Spagna fuori dalla Seconda Guerra Mondiale; è un’operazione che seppe portare a termine con abili manovre diplomatiche, ma che non impedì alla Spagna di restare isolata e giocare un ruolo meno che marginale sulla scena politica mondiale. Questo fino alla caduta del regime franchista avvenuta nel 1975.