Giacinta: analisi e riassunto del romanzo di Capuana
L’opera Giacinta è il primo romanzo verista dello scrittore siciliano Luigi Capuana. Venne pubblicato per la prima volta nel 1879 e ristampato poi nel 1886, profondamente rivisitato per rispondere al canone dell’impersonalità.
Approfondimento
La poetica di Capuana
Luigi Capuana, insieme a Giovanni Verga e Federico De Roberto, sono stati gli autori italiani che hanno contribuito a far conoscere il Naturalismo francese prima, e che poi sono diventati i grandi scrittori veristi italiani.
Capuana nacque a Mineo, in provincia di Catania, nel 1839. Come Verga era un possidente agrario.
Lavorò con molti giornali in qualità di critico letterario, prima a Firenze e poi a Milano. Proprio negli anni milanesi iniziò ad approcciarsi insieme a Verga al Naturalismo francese ed elaborarono insieme la poetica del Verismo italiano.
Nel frattempo si impegnò anche nella stesura di romanzi. Il primo ed il più conosciuto è proprio Giacinta (1879), qui analizzato e riassunto.
Seguirono Profumo (1891) e numerose novelle.
Verso la fine dell’Ottocento, Luigi Capuana si allontanò dal Naturalismo e scrisse il suo ultimo romanzo Il marchese di Roccaverdina, pubblicato nel 1901 e ormai lontano dalla concezione verista della letteratura.
Durante l’ultimo periodo della sua vita insegnò all’università di Catania.
Morì nel 1915.
Capuana e il Verismo
Insieme a Verga, Capuana è ricordato per essere il padre del Verismo italiano.
Studiò il Naturalismo francese, soprattutto Émile Zola, ma si distaccò dall’idea scientifica e dall’impegno sociale di quest’ultimo.
Secondo Capuana, infatti, il Verismo deve essere sì una denuncia sociale ma resta soprattutto un modo di fare letteratura descrivendo la realtà con impersonalità.
Ciò che bisogna sottolineare è che non si creò mai un vero e proprio gruppo verista di scrittori: le comuni idee furono assorbite in vario modo da diversi autori.
Giacinta: riassunto e trama
Giacinta è la protagonista, figlia di Paolo e Teresa Marulli, che vive però dimenticata dalla sua famiglia. Subisce un episodio di abuso sessuale da parte di un amico di famiglia.
Si innamora di Andrea Gerace, un impiegato modesto, ma viene costretta a sposare un uomo che però non ama: il conte Giulio Grippa di San Gelso.
Proprio durante il matrimonio, la ragazza ha una relazione con Andrea, dalla quale sarà concepita la sua unica figlia.
Giacinta viene spinta dalla madre a non frequentare più Andrea, anche perché il marito è al corrente di questa relazione clandestina, ma la ragazza costringe Andrea a lasciare il lavoro e a farsi mantenere da lei.
Finale
Pian piano il rapporto tra i due si logora ma non si spezza, fino a quando la bambina si ammala e muore.
Andrea resta indifferente a questa tragedia; così Giacinta si rende conto di aver sprecato il suo amore per una persona che non lo meritava. Affranta, decide di togliersi la vita.
Analisi, spiegazione e commento
L’opera è in realtà un romanzo di formazione al contrario: racconta la vita della protagonista in tutto il suo fallimento, fino alla morte.
Nonostante l’autore si sia adoperato in numerose riscritture e ripubblicazioni, l’opera non riesce ad avere l’impersonalità di un romanzo verista come quelli di Verga.
L’autore voleva infatti condurre un’analisi psicologica della protagonista, ma vi riesce solo in parte e solo alla fine del romanzo. Ciò avviene grazie alla figura del dottor Follini.
Spicca la simpatia dell’autore verso la protagonista, e quindi il suo non essere completamente estraneo alla vicenda.
Il romanzo ebbe anche un discreto successo di pubblico ma non si qualificò come quello che doveva essere, soprattutto dal punto di vista della forma; anche i personaggi non sono ben caratterizzati.
Di fatto il romanzo Giacinta volle essere una sorta di analisi di un caso di psicologia, sulla scia dei naturalisti francesi. In realtà fu un romanzo ancora vicino alla psicologia e al Romanticismo.
Incipit del libro
Così inizia il romanzo:
“Colonnello!” disse la Giacinta, attaccandoglisi familiarmente al braccio e trascinandolo un po’ verso la vetrata della terrazza con vivacità fanciullesca.
“È vero” continuò, parlandogli sottovoce “che il capitano Brogini ha un’amante brutta e vecchia la quale, per giunta, lo batte?”
“Perdoni, signorina… ” rispose il colonnello che a quella domanda aveva cessato di sorridere e si era fatto serio serio.
“Al solito, gli scrupoli!” esclamò la Giacinta con una mossa di dispetto che fu sul punto di compromettere la serietà dell’uffiziale. “È una scommessa; me lo dica, mi faccia questo piacere: mi sgriderà poi, se ne avrà voglia… “
Incipit di Giacinta, dal sito Aforismi.meglio.it