Funerale a Ornans (quadro di Courbet)

Funerale a Ornans” fu dipinto da Gustave Courbet fra la fine dell’estate del 1849 e l’inizio del 1850. Il titolo del quadro viene anche ampliato in “Quadro di figure umane, narrazione di un funerale a Ornans“. Come nel caso de “L’Atelier del pittore. Allegoria reale che determina una fase di sette anni della mia vita artistica e morale“, altra opera monumentale di Courbet, anche qui ci troviamo di fronte ad un dipinto monumentale, realizzato con colori ad olio e che misura 315 x 668 cm.

Funerale a Ornans
Un funerale a Ornans (Un enterrement à Ornans) • Olio su tela, Cm 315 x 668, • Realizzato da Gustave Courbet nel periodo 1849-1850 • E’ conservato presso il Musée d’Orsay, a Parigi

Funerale a Ornans: analisi del quadro

Si tratta di un ritratto collettivo, in cui appare una rappresentazione dell’umanità che si riunisce per un funerale. Non c’è un richiamo storico e l’evento non ha alcuna importanza storica o sociale, se non per gli amici e i parenti del defunto. Ma Courbet vuole di proposito narrare un fatto comune, accentuando i colori scuri, e utilizzando veri e grigi, come nell’arte spagnola, per dare un senso di austerità e pesantezza al contesto che rappresenta.

Funerale a Ornans - un dettaglio del dipinto
Funerale a Ornans: un dettaglio del dipinto • Ornans è la città natale di Courbet

Courbet dipinge l’opera “Funerale a Ornans” non solo per attrarre l’attenzione sulla condizione umana, la morte e il contesto dei vivi che la circonda, ma utilizza anche una tela grande per costruire una sorta di fotografia a soggetto ampio; in questo sta la sua grande intuizione di una modernità straordinaria, che in qualche modo fa scorrere davanti ai nostri occhi una sorta di film i cui personaggi, come nell’opera “Bottega del pittore” poc’anzi citata, hanno un ruolo ben definito.

La bottega del pittore - Atelier del pittore - quadro di Courbet
La bottega del pittore (L’Atelier del pittore)

Commento all’opera

Il quadro “Un funerale a Ornans” fu considerato inizialmente anticlericale, anche in considerazione delle idee anarchiche del pittore, ma poi fu reinterpretato come una magistrale sintesi di un pezzo di umanità.

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Francamente non mi interessano le idee politiche che possono aver ispirato il dipinto. Ciò che invece mi colpisce è la capacità del pittore di utilizzare una tecnica in voga in Olanda nel XVII secolo e in Spagna nello stesso periodo, per rappresentare non un soggetto di valore, né una scena storica che richiamasse un momento particolare della Francia, ma semplicemente per contenere un’immagine che sembra in movimento, in un contesto normale e per riempirla di significati allegorici secondari e forse di poca importanza.

Il dipinto, a parer mio, varca la soglia dell’Ottocento per entrare nel secolo successivo, apre i primi dibattiti sullo scopo sociale dell’arte e si fa involontariamente bandiera del Realismo.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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