Come Alessandro I sconfisse Napoleone Bonaparte

Napoleone Bonaparte nella storiografia

La bibliografia su Napoleone e il suo impero è sterminata. Non potrebbe essere diversamente, considerando le implicazioni che l’epoca napoleonica ha avuto per tutta l’Europa. Tuttavia, molti libri che analizzano dettagliatamente la campagna di Russia, in cui Napoleone perse 370.000 uomini dal 1812 al 1814 a causa delle ferite, del freddo e degli stenti, raccontano la sconfitta della Grande Armata ma trascurano o riportano solo marginalmente la complessa struttura organizzativa dell’esercito russo.

Più in generale si suppone che Napoleone abbia perso la guerra a causa del freddo e della non scrupolosa analisi del territorio russo; si analizza la strategia dello zar Alessandro I e dei suoi generali come un’astuta e costante ritirata.

In realtà la storiografia russa, per molto tempo chiusa all’interno dei confini territoriali della ex Unione Sovietica, aveva prodotto mirabili testi che identificavano e analizzavano in dettaglio che tipo di macchina da guerra lo stato maggiore di Alessandro era stato capace di organizzare per contrastare i francesi.

Alessandro I e Napoleone
Lo zar Alessandro I e Napoleone

Alessandro I: analisi superficiali

Inoltre, la figura di Alessandro I spesso è stata considerata più fragile e meno interessante di quella di Napoleone. Il paragone fra i due imperatori stona, in effetti, ma non tanto perché l’imperatore dei francesi sia stato un uomo dal genio militare e politico indiscutibile; quanto perché Alessandro è stato oggetto di un’analisi molto più superficiale.

Negli ultimi anni questa tendenza è cambiata e alcuni saggi si sono concentrati sull’azione diplomatica e militare dei russi, di cui sono stati riconosciuti meriti e capacità. Naturalmente, la campagna di Russia è stata soprattutto raccontata nel suo sviluppo militare mentre non si è scritto abbastanza sull’organizzazione e preparazione della stessa.

Il reclutamento: differenze tra Francia e Russia

Ad esempio, da parte della storiografia inglese e francese si è quasi completamente omesso quale tipo di scelte nel campo del reclutamento delle leve avesse operato lo zar. Infatti, l’esercito francese poteva contare su 600.000 uomini grazie alla coscrizione obbligatoria che impegnava per 25 anni ogni singolo cittadino.

In Russia invece la coscrizione non era così ampia perché i feudatari non volevano privarsi degli schiavi della gleba o trovarsi di fronte, una volta finita la guerra, braccianti e operai militarizzati e che avrebbero potuto creare problemi riguardanti le sommosse o la richiesta di diritti sul lavoro una volta appreso l’uso delle armi e la disciplina militare.

Per questo motivo fu lo zar che, forzando la resistenza del suo stato maggiore e dei suoi consiglieri militari, ebbe la giusta intuizione di cambiare le regole di reclutamento avendo così a disposizione un numero alto di soldati e riserve quando Napoleone decise di invadere la Russia.

L’importanza dei cavalli

Inoltre, uno degli aspetti fondamentali della vittoria dello zar non fu solo la situazione climatica – di certo proibitiva per i francesi impreparati di fronte ad essa – ma fu anche l’utilizzo dei cavalli.

Esistevano all’epoca 25 allevamenti capaci di fornire un numero elevato di cavalli che venivano impiegati a seconda della razza in reggimenti diversi. Questo favorì moltissimo i russi nella guerriglia che sorprese e sconfisse i francesi durante la ritirata.

Vennero utilizzati soprattutto cavalli ucraini capaci di resistere a lunghissime distanze. Mentre nelle battaglie frontali fecero ricorso a razze di cavalli più grandi e robusti per fronteggiare la fanteria e la cavalleria francese.

La Russia e il complesso scenario diplomatico

La preparazione della guerra da parte dell’esercito russo non fu improvvisata ma si giocò su due piani: uno militare e uno diplomatico.

Dal punto di vista diplomatico, Alessandro I dovette lavorare su due contesti differenti, dimostrando intelligenza e lungimiranza: dopo il trattato di Tilsit, in cui la Russia accettava il blocco continentale alle merci inglesi e in cambio otteneva la pace con i francesi e un equilibrio – sebbene precario – delle relazioni internazionali in Europa, l’imperatore di tutte le Russie dovette affrontare una lunga  e complicata strategia della tensione con la sua corte e con molti membri della famiglia imperiale che odiavano a morte Napoleone o che erano preoccupati, e con buoni motivi, che il blocco continentale imposto all’Inghilterra danneggiasse l’economia russa.

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In realtà, Alessandro riteneva che la pace con Napoleone fosse essenziale per la riorganizzazione dell’esercito e per poter riformare molte parti del suo governo, appesantito da una burocrazia anacronistica e da posizioni di rendita acquisite dalle famiglie nobiliari che indebolivano la struttura di comando, non premiando il merito ma solo la discendenza di sangue.

L’indipendenza della Polonia

Per riuscire a mantenere un rapporto sul piano diplomatico con l’Inghilterra, al fine di non rompere tutte le relazioni, accettò di far attraccare nei suoi porti alcune navi inglesi con bandiera neutrale e contemporaneamente – per non irritare Napoleone e scongiurare un’invasione che avrebbe avuto conseguenze disastrose per la Russia – mostrò assoluta disponibilità nei confronti dei francesi imponendo che solo la Polonia diventasse uno stato indipendente.

Era infatti proprio questo il problema principale dello zar: che il Ducato di Varsavia e la Sassonia governati dal re sassone alleato di Napoleone potessero costituire uno Stato polacco che avrebbe rappresentato una spina nel fianco dell’impero russo e uno dei ventri molli dei confini imperiali.

Alessandro I e la riforma dell’esercito

Per questo motivo, e per il timore che Alessandro nutriva nei confronti del genio militare dell’imperatore francese e della sua organizzazione militare, lo zar decise una riforma dell’esercito rapida e costosa.

Per realizzare questo progetto nominò Ministro della Guerra Aleksej Arakceev, un uomo duro e disciplinato, con una forte propensione al comando e all’organizzazione.

Arakceev ottenne ampi poteri inimicandosi gran parte della corte, e riuscì a diventare l’unico consigliere militare dello zar.

Aleksej Arakceev

Negli anni in cui si dedicò alla riorganizzazione dell’esercito intervenne soprattutto su alcuni importanti aspetti:

  • attuò una sburocratizzazione delle commesse militari, favorendo società private che fossero rapide ed efficienti nella consegna di moschetti e divise;
  • riorganizzò l’artiglieria con un cambio di ufficiali dalle retrovie alle prime linee e viceversa;
  • istituì scuole di addestramento per i cadetti; aveva rilevato un alto tasso di mortalità e malattie nei reggimenti che arruolavano contadini e servi della gleba a causa dello shock che questi subivano passando dalla vita bucolica alla disciplina dell’esercito;
  • rivide completamente i canali del comando considerando con più attenzione i meriti e con meno benevolenza i legami di sangue.

La sua permanenza non durò molto, soprattutto a causa di un suo errore politico. Ma la sua riforma fu ripresa dai successivi ministri che la portarono ad un livello di evoluzione quasi conclusivo, quando la grande armata di Napoleone entrò in Russia.

Alessandro I e i rapporti con i paesi europei

Le scelte di Alessandro non si limitarono a queste decisioni, assai pericolose (il padre Paolo I fu ucciso da un complotto di corte per molto meno), ma riuscì ad ottenere il pieno appoggio da parte dei nobili alla delicata trattativa che tenne Napoleone lontano dalla Russia per 5 anni.

Nel frattempo, i rapporti con gli altri paesi europei diventavano sempre più difficili, in particolare con l’Austria che, timorosa di perdere il proprio esercito a causa di una forte crisi economica che stava colpendo vari stati europei, premeva per affrontare l’esercito francese.

La politica dello zar, ritenuta da molti contemporanei tiepida al limite della codardia, considerava invece lucidamente un punto essenziale: gli eserciti prussiano, austriaco, inglese e russo assieme non sarebbero riusciti a sconfiggere Napoleone nei territori europei; al contrario un’invasione della Russia avrebbe logorato e indebolito la Grande Armata fino a distruggerla con una guerra tattica che un esercito russo ben armato e rifornito sarebbe stato in grado di sostenere.

La tragedia di Napoleone in Russia, il libro

Appare curioso che solo un libro, uscito nel 2010 e intitolato “La tragedia di Napoleone in Russia”, di Dominic Lieven, abbia ricostruito minuziosamente e con ricchezza di documenti inediti il ruolo del governo di Alessandro I, di cui in questo articolo, peraltro, si presentano solo alcuni aspetti.

Infatti, la storiografia occidentale ha sempre lodato la strategia degli inglesi, la resistenza degli spagnoli e il genio militare di Napoleone considerando la Russia un fortunato partecipante senza strategia ma con un unico, grandioso e implacabile alleato: il clima.

In realtà, sia lo zar che il suo governo, soprattutto dal punto di vista militare, diplomatico e finanziario, hanno condotto un’abile e difficile preparazione alla guerra del 1812 individuando con precisione e umiltà i loro punti deboli e quelli di Napoleone. Hanno costruito una potente macchina da guerra a cui la Storia sta finalmente sta tributando il giusto riconoscimento.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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