Ercole e le tre mele d’oro (l’undicesima fatica di Ercole)
La storia di Ercole e le tre mele d’oro fa parte del mito delle dodici fatiche di Ercole. La fatica relativa alle mele d’oro è la Numero 11. In un primo momento le storie furono narrate separatamente. Successivamente furono riunite in un’unica storia, forse in un volume oggi andato perduto. Il titolo del volume è Eracleia, e sarebbe stato scritto intorno al 600 a.C. da Pisandro di Rodi. L’eroe della mitologia greca, Ercole, dovette compiere queste imprese per riscattarsi. Egli uccise la moglie e i figli, a seguito di un attacco d’ira generato da Era, gelosa del fatto che Ercole fosse un figlio illegittimo di suo marito Zeus.
Approfondimento
Ercole
Eracle – questo è il suo nome per i greci – è il protagonista di molte vicende mitologiche. Eracle era un semidio, nato dall’unione tra Zeus ed Alcmena (figlia di Elettrione e di Euridice). La sua caratteristica principale è la sua grande forza. Il mito di Ercole lo vede sempre al centro di complicate vicende. La figura di Eracle è stata quindi adottata anche dalla mitologia romana, proprio grazie alla sua fama, e all’interno di questo contesto ha assunto il nome di Ercole.
Le dodici fatiche di Ercole
La storia delle dodici fatiche è piuttosto lunga e complessa. Basta ricordare la motivazione che spinse l’eroe a compiere queste gesta: egli, a seguito di un attacco di rabbia provocato da Era, uccise sua moglie Megara e gli otto figli che con lei aveva avuto. Dopo questo grave episodio, l’eroe volle suicidarsi ma venne convinto dal re Tespio a recarsi a Delfi. Qui incontrò l’oracolo che lo aiutò a trovare un modo per purificarsi da questa nefandezza.
L’oracolo consigliò ad Eracle di mettersi al servizio del re di Argo, Euristeo. Questi gli diede il compito di affrontare le dodici fatiche. Le fatiche possono essere interpretate come una sorta di cammino spirituale verso la redenzione. Esse rappresentano tutte le sfide che l’uomo deve compiere durante la vita, sia da un punto di vista morale che filosofico.
Ercole e le tre mele d’oro
La storia di Ercole e delle tre mele d’oro rappresenta l’undicesima fatica. All’eroe venne ordinato di prendere le tre mele d’oro che si trovavano nel giardino delle Esperidi, abitato dalle quattro ninfe figlie della notte. Tale luogo era stato regalato da Gea alla coppia Zeus ed Era, per le loro nozze. Esisteva però un problema: nessuno conosceva l’ubicazione di questo giardino e, di conseguenza, la posizione delle tre mele d’oro.
L’eroe tuttavia non si perse d’animo e andò a cercare informazioni su questo giardino, in lungo e in largo. Provò a cercarlo prima nelle zone remote della Grecia, poi ottenne importanti informazioni da Prometeo, che Ercole liberò dalle catene (era prigioniero dopo aver rubato il fuoco divino), e si recò in Africa. Qui attraversò prima l’Egitto, poi l’Etiopia e la Libia, non senza incontrare per strada molte difficoltà.
Finalmente Ercole riuscì a trovare Atlante, il titano che reggeva il cielo sulle sue spalle. Era l’unico a conoscere il luogo in cui si trovavano le mele d’oro. Ercole si offrì di reggergli la volta celeste mentre lui sarebbe andato a prendere le famose mele. Quando il titano tornò, dopo aver assaporato la libertà dall’enorme peso che era costretto a reggere sulla sua schiena, decise di lasciare Ercole in quella posizione per sempre, svincolandosi così dal suo obbligo.
Il nostro protagonista riuscì però a scappare grazie alla sua furbizia. Si finse onorato di quel compito e chiese ad Atlante di reggergli il peso solo per un attimo, in modo da potersi costruire una stuoia che avrebbe alleviato i suoi dolori. Atlante gli credette ma Ercole scappò via, senza dimenticare di prendere le tre mele d’oro. Ercole-Eracle portò così a termine la sua undicesima fatica.
Ercole nell’arte e nella letteratura
Grazie alla sua astuzia, Ercole è stato uno dei personaggi della mitologia più amati. Seppe districarsi in situazioni pericolose, sfruttando non soltanto la sua forza fisica ma soprattutto quella morale. Per questo è stato ritratto dai più grandi artisti di tutti i tempi e le sue imprese sono state narrate da molti scrittori.
Dal punto di vista iconografico, si ricordano un mosaico romano del III sec. che ritrae l’eroe proprio nel giardino delle Esperidi, e il dipinto ad olio su tela del pittore Rubens (1638) che rappresenta proprio questa scena ed è conservato alla Galleria Sabauda di Torino. Questo dimostra quanto il mito sia rimasto uno dei più famosi anche col passare dei secoli e quanto la fama di Ercole sia duratura, in particolar modo nelle arti figurative.